Enzo Bettiza, "La cavalcata del secolo", Mondadori, 31 gennaio 2002
Ritratto di Ceausescu. «Minuto, immobile, gli occhi piccolissimi concentrati sul pavimento, scarno e prudente nelle risposte, Ceausescu ricordava in ogni suo tratto rallentato e cauto, l’originaria cupezza contadina della sua terra natia [l’Oltenia]
Ritratto di Ceausescu. «Minuto, immobile, gli occhi piccolissimi concentrati sul pavimento, scarno e prudente nelle risposte, Ceausescu ricordava in ogni suo tratto rallentato e cauto, l’originaria cupezza contadina della sua terra natia [l’Oltenia]. La evocava non solo nella tinta levantina dell’incarnato. Sembrava, non so come, evocarla soprattutto nella bocca molle e informe, quasi priva della linea divisoria fra le due labbra: una sanguisuga casualmente incollata su un volto di cera olivastra. In alto, sopra il divano su cui stava goffamente seduto, un regale divano rococò con braccioli dorati e velluti scarlatti, campeggiava il dipinto a olio di un evento epico: l’entrata di Michele il Bravo nella città espugnata di Alba Julia, dove quel vittorioso vojvoda rinascimentale proclamò l’unione dei regni di Valacchia, Moldavia e Transilvania, embrione della Romania moderna. Un modesto busto di Lenin, discretamente relegato in un angolo, si sforzava di ricordare all’ospite che il luogo in cui si trovava non era la reggia di re Carol ma la sede del comitato centrale del partito comunista».