Geminello Alvi, "Vite fuori dal mondo", Mondadori, 1 febbraio 2002
Morti eroiche. «"La mattina del 25 aprile (1911, ndr) Salgari, uscito dal portone si girò, vide i due figlioletti più monelli correre a salutarlo
Morti eroiche. «"La mattina del 25 aprile (1911, ndr) Salgari, uscito dal portone si girò, vide i due figlioletti più monelli correre a salutarlo. Rimase muto. E s’avvio verso Guastalla. Non portava più il soprabito di Janez; ma un liso abito grigio. Era un calvo orientale col viso tondo e indomiti occhi obliqui, ma ormai disperati. Quindi si sfilò la cravatta decolorata e l’appoggiò sul muschio accanto alla giacca in un rigoglio di fiori. Il bastone lo sospese su un ciuffo d’erba e, sdraiatosi lento in una piega del terreno, estrasse a fatica dalla tasca un rasoio. Ci si squartò l’addome, rigirandolo fino a vedere i morbidi tubi carnei degli intestini, da cui emanò tiepido vapore, a cui le fitte orrende e il furore con cui infierì pure sulla gola, non gli fecero badare. A guardarlo evitarsi perfino d’urlare, Janez non lo avrebbe chiamato suicidio, bensì morte eroica».