Paolo Passarini, La Stampa 30/01/2002, 30 gennaio 2002
Vincenti e perdenti. «I paesi neoglobalizzati, che una volta svendevano al mondo dei ricchi le loro materie prime, oggi esportano manufatti e cioè concorrono con loro sul loro stesso terreno
Vincenti e perdenti. «I paesi neoglobalizzati, che una volta svendevano al mondo dei ricchi le loro materie prime, oggi esportano manufatti e cioè concorrono con loro sul loro stesso terreno. [...] I più grossi ostacoli a un estendersi della globalizzazione vengono dai paesi ricchi, con le loro politiche protezionistiche su beni la cui esportazione renderebbe più ricchi i paesi in via di sviluppo. E forse è proprio per questo fatto, assieme al vorticoso ciclo di nascita-morte di nuove imprese e nuovi lavori che l’economia globalizzata impone, che i movimenti no global hanno preso piede soprattutto nei paesi ricchi. Il processo di globalizzazione infatti, pur nella crescita generale, produce vincenti ma anche perdenti, nei paesi ricchi e, molto di più, tra quei due miliardi di persone rimaste ai margini del processo di integrazione. Questo, quindi, diventa il vero problema della globalizzazione attuale: come recuperare quei due miliardi di non-globalizzati, che rischiano di arretrare nel buio fino a diventare irraggiungibili» (Paolo Passarini).