Elias Canetti, "La lingua salvata", Adelphi, 4 febbraio 2002
Un incontro e una profezia. «Già prima del suo famoso viaggio nel vagone piombato si diceva che Lenin vivesse a Zurigo
Un incontro e una profezia. «Già prima del suo famoso viaggio nel vagone piombato si diceva che Lenin vivesse a Zurigo. La mamma, che nutriva per la guerra un odio assoluto e implacabile, seguiva con trepidazione tutti gli avvenimenti che potessero in un modo o nell’altro metter fine al conflitto. Non aveva collegamenti politici, ma Zurigo si era trasformata in un centro nel quale si raccoglievano persone contrarie alla guerra, provenienti da diversi Paesi e con diverse impostazioni politiche. Un giorno, passando davanti a un caffè, mi mostrò la testa enorme di un uomo seduto accanto alla finestra, con un gran mucchio di giornali a portata di mano; uno lo aveva afferrato con gesto energico e se lo teneva sotto gli occhi. Improvvisamente gettò indietro la testa e volgendosi a un uomo che gli sedeva accanto si mise a parlargli con veemenza. La mamma mi disse: ”Guarda bene quell’uomo, è Lenin. Di lui sentirai ancora parlare”».