Elias Canetti, "La lingua salvata", Adelphi, 4 febbraio 2002
La lingua salvata è la prima di due opere autobiografiche (ad essa seguirà Il gioco degli occhi) scritte da Canetti
La lingua salvata è la prima di due opere autobiografiche (ad essa seguirà Il gioco degli occhi) scritte da Canetti. Racconta le vicende del bambino di Rustschuk che dopo una infanzia pittoresca, tra armeni, zingari, lupi, vampiri rumeni, parenti ebrei, bambinaie bulgare e vicini turchi con mogli velate, segue, col resto della famiglia, il padre a Manchester. Qui resta orfano presto e, maggiore di tre figli, assume su di sé il rapporto con la madre e alcune funzioni paterne. Per farlo supera una prova fondamentale: poiché suo padre e sua madre si erano conosciuti a Vienna al tempo degli studi, parlavano tra di loro in tedesco, invece che nello spagnolo usato dagli altri ebrei bulgari. Il piccolo Elias deve quindi imparare il tedesco. Prova durissima, tour de force che in una sola estate lo porta a esprimersi in quella difficile lingua e poi a essere ammesso a una scuola elementare a Vienna. Con lo scoppio della guerra, il trasferimento a Zurigo e la prosecuzione degli studi nell’idilliaco eden svizzero. Poi la pace, nel ’18. La madre lo viene a prendere e lo manda all’università in Germania, paese tragicamente sconfitto, perché impari dalla scuola della vita. Elias Canetti è nato nel 1905 a Rustschuk, in Bulgaria, una cittadina che oggi ha il nome di Ruse. Ebreo discendente dalla colonia dei perseguitati che lasciarono la Spagna dell’Inquisizione, compie gli studi prima Vienna e poi a Zurigo, sempre in lingua tedesca. A ventitré anni, esordisce con il romanzo Auto da fé, cui seguono altre opere, in tedesco, come Massa e potere, La provincia dell’uomo, eccetera, opere che ne faranno uno dei principali autori del secolo. Nel 1981 vince il premio Nobel per la letteratura. morto a Zurigo nel 1995.