Niccol Machiavelli, "Il Principe", Bur, 4 febbraio 2002
Il Principe è probabilmente il saggio italiano più tradotto e conosciuto all’estero. Goffredo Parise sosteneva che da noi lo si legge meno perché è scritto in un italiano arcaico e difficilmente comprensibile
Il Principe è probabilmente il saggio italiano più tradotto e conosciuto all’estero. Goffredo Parise sosteneva che da noi lo si legge meno perché è scritto in un italiano arcaico e difficilmente comprensibile. Di qui l’idea di tradurlo in italiano moderno (realizzata, dopo la morte di Parise, da Piero Melograni). Il Principe ha sempre fatto discutere per il modo aperto e spregiudicato in cui tratta delle cose pubbliche (il fine giustifica i mezzi eccetera). In realtà è un manuale di tecnica del potere, e non di filosofia politica. Rousseau credeva che, parlando dei prìncipi, della loro condotta e dando loro dei consigli, Machiavelli volesse metterne a nudo di fronte al popolo i vizi e le efferatezze. Niccolò Machiavelli nasce il 3 maggio 1469 a Firenze da un avvocato e da una poetessa dilettante. Educato in un ambiente colto e agiato, dopo gli studi storici e giuridici viene eletto segretario della Repubblica fiorentina (a 29 anni) e segretario di un organo che ha il compito di sovraintendere ai rapporti con gli altri Stati. Nel 1501 sposa Marietta Corsini, che gli dà sei figli. Poco attaccato alla famiglia, ha una lunga relazione con la cantante Barbara Salutati. Conosce Cesare Borgia, spietato e ambizioso condottiero che, con l’appoggio del padre, Papa Alessandro VI, vuole crearsi un grande Stato. E’ lui il modello per Il Principe. Nel 1512 cade la Repubblica fiorentina e al ritorno dei Medici Machiavelli viene epurato dall’amministrazione statale. Nel 1513 è imprigionato e torturato perché sospettato di avere partecipato a una congiura antimedicea. Riconosciuto innocente e scarcerato, si ritira nella villa detta L’Albergaccio, dove scrive Il Principe. Non riesce a reinserirsi nella vita politica (a parte qualche missione per il Papato) e si dà alle lettere (la sua commedia La Mandragola ottiene uno strepitoso successo). Escluso da tutte le cariche pubbliche, muore a Firenze, in povertà, nel giugno 1527. Viene seppellito in Santa Croce.