Luciano Canfora, ìUn mestiere pericoloso ñ La vita quotidiana dei filosofi greciî, Sellerio., 8 febbraio 2002
Tiranni. Nel 388 Platone giunse in Italia e subito rimase disgustato dalla vita ”che quivi era considerata felice, piena di banchetti italioti e siracusani, e quel riempirsi lo stomaco due volte al giorno e non dormire mai solo la notte”
Tiranni. Nel 388 Platone giunse in Italia e subito rimase disgustato dalla vita ”che quivi era considerata felice, piena di banchetti italioti e siracusani, e quel riempirsi lo stomaco due volte al giorno e non dormire mai solo la notte”. Quando in Sicilia, discutendo della tirannide col vecchio Dionigi, disse che ”il diritto del più forte vale solo se presuppone una maggiore virtù”, Dionigi irritato sbottò: ”Le tue parole sanno di rimbambimento senile”. E Platone: ”Ma le tue sanno di tirannide”. Il primo impulso di Dionigi fu quello di mettere a morte Platone, intervennero Dione e Aristomene e la vita dell’ospite fu risparmiata. Ma si trattava di una concessione apparente: Dionigi fece imbarcare Platone sulla nave dell’ambasciatore spartano Pollide, e in segreto ordinò a Pollide di vendere il disturbatore ateniese come schiavo (sul modo in cui Platone fu in seguito liberato, circolano diverse leggende).