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 2002  febbraio 21 Giovedì calendario

Un memoriale sollecitato da Jeno Levai, storico dell’antisemitismo ungherese, e scritto da Perlasca in una prosa semplice e sintetica

Un memoriale sollecitato da Jeno Levai, storico dell’antisemitismo ungherese, e scritto da Perlasca in una prosa semplice e sintetica. In esso rivive l’eroismo e l’astuzia del commerciante di carni che, senza porsi troppe domande, salvò oltre cinquemila ebrei dimostrando agli occhi di chi vi assisteva stupefatto che al Male era possibile opporsi. Giorgio Perlasca nasce a Como nel 1910. Combatte in Spagna coi franchisti. Soggiorna per affari in località dell’Europa dell’Est, in ultimo Budapest, per conto della Saib (Società an. importazione esportazione bestiame). Lì lo sorprende l’8 settembre. Internato con altri italiani fedeli al re quando la Wehrmacht invade il paese, fugge e si rifugia nell’ambasciata spagnola il cui segretario, Sanz Briz, gli rilascia un certificato di cittadinanza e una sorta di mandato a occuparsi degli ebrei di origine iberica presenti nella capitale. Presto il numero dei "protetti" si allarga. Trattando in modo poco diplomatico con le autorità magiare, aiutato dal funzionario d’ambasciata Zoltan Farkas, riesce a salvarli nonostante gli assalti e le pressioni dei miliziani magiari nazisti. Tornato in Italia spende il resto della vita a Padova, dove muore nel ’92. A Gerusalemme, nel parco dei Giusti delle Nazioni un albero porta il suo nome. Giorgio Perlasca, ”L’impostore”, il Mulino Pagine 193, 9,30 euro