Varie, 21 febbraio 2002
CUFFARO Totò
CUFFARO Totò (Salvatore) Raffadali (Agrigento) 21 febbraio 1958. Politico. Ex presidente della Regione Sicilia (2001-2008). Nel 2008 eletto al Senato con l’Udc. Colpevole di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di notizie riservate, è stato condannato dai giudici di Palermo a sette anni di prigione (sentenza della Cassazione del 22 gennaio 2011) • «Alla Regione arriva sull’onda del milione e mezzo di voti, il 24 giugno del 2001, sconfiggendo il candidato del centrosinistra Leoluca Orlando. Medico radiologo, cresce all’ombra dell’ex ministro Calogero Mannino [...] Da Mannino si è affrancato mettendo in piedi una prodigiosa macchina di consenso elettorale, che ha nel mondo dell’agricoltura e nell’esercito dei 4 mila camici bianchi siciliani il suo granaio. Il segreto del successo, non ne fa mistero, sta in quell’agenda da 20 mila nomi che i collaboratori tengono sotto chiave. Sempre aggiornata, sempre pronta ad essere utilizzata ad ogni campagna elettorale. La macchietta del bacio ad ogni conoscente incontrato, ad ogni sostenitore appena presentato, fa il resto. Nasce così il soprannome di “vasa vasa”, del quale in fondo va fiero. Ma Cuffaro è soprattutto l’animale politico pronto a cogliere ogni mutamento del vento, ogni piccolo refolo buono a liberare nuove possibilità per le sue regate nell’incerto mare politico siciliano. Nella passata legislatura riesce a restare saldo alla poltrona di assessore all’Agricoltura per cinque anni, nell’avvicendarsi di cinque governi di diverso colore: i due di centrodestra, gli altri due di centrosinistra, infine l’ultimo di centrodestra. Cuffaro è sempre lì, a guidare i giochi, a spostare gli equilibri. E a costruire consensi. Quelli che gli permettono di candidarsi alle Europee nel 1999 e a conquistare ben 90 mila voti, insufficienti solo per i contorti meccanismi elettorali a fargli scattare il seggio a Strasburgo. Due anni dopo il successo delle Regionali, al traino dell’onda berlusconiana delle Politiche che in Sicilia regalano al Polo il cappotto del 61 a 0. Cuffaro ci mette del suo. Presenta il “contratto con i siciliani” in dieci punti. Si mette perfino a dieta come gli consiglia il Cavaliere. Il successo, alla prima elezione diretta del presidente della Regione, è travolgente e inatteso in quelle dimensioni. Poi due anni di governo, alla guida di un’amministrazione che sprofonda mese dopo mese in una crisi finanziaria senza precedenti. Fino a toccare i quattro miliardi di euro di deficit. Alle amministrative del 2003 Cuffaro, da leader siciliano dell’ Udc in asse col catanese Raffaele Lombardo, ridimensiona le pretese di Forza Italia e piazza i centristi nei ruoli chiave di province e comuni. Non c’è il sorpasso sugli alleati berlusconiani, ma ci manca poco. L’Udc del presidente della Regione si ferma al 19 per cento, a un soffio da Forza Italia. La sfida tra Cuffaro e il proconsole forzista Gianfranco Micciché continua. È una lotta di potere quotidiana, tra i due, fatta di scontri, come quello vibrante sulla politica industriale in Sicilia. Salvo poi accordarsi sulla spartizione dei posti di sottogoverno locale. Sono in tanti, tra i berlusconiani, a esprimere solidarietà al presidente della Regione dopo la notizia dell’avviso di garanzia che lo trascina nell’inchiesta su mafia e politica. Ma tra loro non compare fino a sera il vice ministro all’Economia» (Enrico Bellavia, Carmelo Lopapa, “la Repubblica” 27/6/2003).