Varie, 21 febbraio 2002
CULICCHIA
CULICCHIA Giuseppe Ciriè (Torino) 30 aprile 1965. Scrittore. Tra i suoi libri Tuttu giù per terra (1994) • «Ecco un altro esempio di un primo (e forse di un secondo) libro abbastanza felice e poi, di fronte a una prova più ambiziosa, la caduta e il fallimento. il caso di Giuseppe Culicchia e del suo Bla bla bla (appunto il suo terzo romanzo). Tutti seduti per terra e Passo Doble erano due romanzi sulla condizione giovanile raccontati con linguaggio spigliato e una buona dose di ironia tanto da illudere sulla nascita di uno scrittore sicuro, capace di rendere aspra e irridente una vocazione che almeno in partenza volgeva verso l’intimistico crepuscolare. Poi [...] arriva Bla Bla Bla. Culicchia si slega dai suoi limiti, che pure sapeva così sfruttare, e tenta il lancio nel romanzo catastrofico esistenziale, mettendo in campo un personaggio che decide di buttarsi alle spalle il tran tran di una vita normale, fatta di lavoro e di affetti e di noia, e di percorrere, in una città straniera, tutti i gradi di una vita di barbone (fino all’abbrutimento irreversibile). Ciò che lo spinge non è il piacere dell’inferno, il rovesciamento di una vita che al diritto nega ogni curiosità e sapore, ma è un combinato di banali motivazioni psico-ideologiche del tipo: ”La Terra gira impercettibilmente su se stessa, e io con lei, a vuoto” o ... ”lo sterminio è dentro di noi.... l’Amazzonia brucia... Raggi ultravioletti divorano di cancri la nostra pelle, tra Epidemie, Flagelli, Carestia, la terza guerra globale è questa, si combatte nel nome del conto Profitti e Perdite...” ecc...ecc...ecc... Sostenuta da una ispirazione così qualunque la pagina è inerte e non vibra, lasciando del tutto indifferente (e disinteressato) il lettore di fronte al progresso (all’accelerazione) delle spogliazioni e delle rinunce cui il protagonista si costringe. La discesa verso il degrado e il nulla non diventa mai un viaggio di conoscenza né una avventura tra ribalda e picaresca ma si mantiene sempre a livello di disperazione qualunque, di ingenua ribellione a un mondo opprimente. [...] il risultato finale è misero, rivelando l’inadeguatezza dell’autore, scrittore di piccola felicità, a raccontare il dolore del mondo (la rabbia contro il vuoto della nostra vita di oggi)» (Angelo Guglielmi, ”L’Espresso” 15/5/1997). Il riscatto con Ambarabà: «[...] Mi chiedo se di un libro di cui non si può dire che bene è necessario scrivere. Come di una giornata ben riuscita: ci si è alzati riposati e sereni, la doccia era calda, la colazione buona, c’è il sole, il lavoro è andato oltre la routine, il figlio ha preso otto al tema d’italiano, certa è l’attesa di una buona cena. Ma poi domani è un altro giorno e del benessere di ieri si perde anche il ricordo. [...] Per tutto il testo circola una certa (benefica) leggerezza che riequilibra (esorcizza) il destino di solitudine e di perdizione che travolge le 20, anzi 21 storie raccontate. Culicchia è furbo e abile: vuole dire cose definitive, ma non le dice. Ci autorizza a sospettarle. Ma noi i sospetti siamo soliti rinviarli sempre alla volta successiva. Per ora ci asteniamo (ci estraniamo)» (Angelo Guglielmi, ”L’Espresso” 1/6/2000).