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 2002  febbraio 21 Giovedì calendario

CUSANI

CUSANI Sergio Napoli 4 agosto 1948. Finanziere, arrestato e condannato nel processo Enimont per la maxitangente ai partiti (ha scontato la pena più pesante della vicenda, 4 anni di carcere sui 5 e sei mesi di condanna), fu tra i personaggi principali di Tangentopoli. Da ultimo consulente dei metalmeccanici della Fiom su Fiat e Piaggio alla Slc-Cgil su Telecom e Rai, advisor dell’Unione piloti di Alitalia • «Sfinge con gli occhiali. Uomo condannato per dignità continuata ed aggravata. Personaggio da cui compreresti una Mercedes usata. Amico di Raul Gardini. Ex sessantottino diventato finanziere. andata così: Di Pietro l’ha arrestato e lui, pur ammettendo fatti molto gravi, non ha mai fatto un nome, neanche quello dei giornalisti prezzolati da Gardini; ha chiesto subito un processo ma la cosa è stata presa come un atto di arroganza; Di Pietro lo teneva in galera e allora lui non è mai andato al processo finché detenuto; Di Pietro è impazzito perché taceva e non confessava e allora gli ha dato tre volte del traditore, e l’ha incolpato della morte del suo amico Gardini; Di Pietro allora ha messo in piedi un processo cinema da guardare mangiando i pop-corn e ha fatto sfilare un bordello di gente che non c’entrava niente, e infatti nessuno del processo ha capito niente; Di Pietro poi lo ha fatto condannare anche se il giudice del dibattimento ha scritto che l’istruttoria del dibattimento aveva fatto schifo; un giorno lo stavano intervistando ma poi ha interrotto la giornalista e ha detto ”scusi, devo andare in galera” ed è andato in galera; si è messo una papalla di lana in testa e in sei giorni aveva messo in piedi una multinazionale» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 10/10/1998). Il 30 marzo 2001 finì di scontare una condanna a cinque anni e cinque mesi (in carcere per i primi due, poi in affidamento ai servizi sociali): «Il carcere ha cambiato definitivamente la mia vita. un’esperienza che mi porterò sempre sulla pelle […] In carcere l’ozio e la noia sono un vero dramma […] Mi sono liberato del rapporto con le cose materiali, ho imparato che quello che conta sono solo i rapporti umani […] Né ho accumulato rancori contro chicchessia» (’la Repubblica” 31/3/2001). «Per mesi è stato il simbolo, diffuso quotidianamente per televisione, dell’Italia delle mille corruzioni. Sergio Cusani era l’uomo che distribuiva miliardi ai politici per conto di Raul Gardini. Per Antonio Di Pietro era il grimaldello per processare la classe politica italiana. Alla fine Cusani fu il solo a finire in galera. [...] ”[...] sono un privilegiato, vengo da una famiglia ricca. [...] Il carcere non fa niente per aiutare un essere umano a ripensare la propria storia [...] Io ho recuperato. [...] Il ”68 l’ho vissuto alla Bocconi che era un po’ il college dei rampolli della ricca borghesia milanese [...] Marx non veniva nemmeno nominato. Solo Pareto. La contestazione fu per molti un’illuminazione. Si cominciò a discutere di tutto: distribuzione del reddito, capitalismo, sottosviluppo [...] Per contestare i professori di fronte agli studenti dovevamo prima studiare le teorie classiche e poi Marx... studiavamo come matti” [...] Rettore era Giordano Dell’Amore [...] ”Un uomo navigato, potente. L’accordo era: se non fate come in Statale dove spaccano tutto, vi lascio fare. Funzionò fino al 23 gennaio ”73 quando per la prima volta ci fece trovare l’università chiusa e la polizia fuori. Ci fu la famosa carica dove rimase ucciso, con un colpo alla nuca, Roberto Franceschi. Dopo due giorni andammo nell’aula dove Dell’Amore insegnava e lo cacciammo [...] Roberto era un giovane del mio collettivo, un mio amico, veniva spesso a mangiare a casa mia. Era l’enfant prodige del Movimento, studiava moltissimo, aveva la stoffa del leader. Quella sera era al mio fianco. sentii il fischio della pallottola che lo uccise [...] Mio padre era un aristocratico, un industriale. Nel ”73, di fronte al mio rifiuto di seguire la sua strada, vendette le sue industrie. I miei genitori non li volli nemmeno al mio matrimonio [...] Poi venne il riflusso. I gruppi si sciolsero. [...] Io finii in Borsa [...] Ero amico di Piero Ravelli, che aveva fondato un movimento maoista. Suo padre, Aldo, era il più grande commissionario di Borsa. Disse a me e a Piero: venite da me [...] Avevo rotto con la mia famiglia. Ravelli era molto legato al Pci [...] Lui era socialista. Era amico di Craxi. Era ricchissimo e finanziava socialisti e comunisti. [...] Era un uomo di grande personalità. Disse: ”Domattina presentati con un vestito decente’. Andai alla Rinascente e comprai un vestito decente. Il giorno dopo andai in Borsa, una gabbia di matti. A Ravelli dissi: ”Non ce la faccio’. Lui: ”Tieni duro’. La vissi come una sfida [...] Gardini finanziava il mondo politico e si serviva anche di me. Diceva: ”Bisogna dargli la paghetta. Non tutta in una volta. Piano piano. Tenerli sotto pressione [...] Avere il sistema politico contro in una trattativa al ministero dell’Agricoltura sullo zucchero significava fallire” [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 44/1999).