Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  febbraio 21 Giovedì calendario

DཿAGOSTINO

D’AGOSTINO Roberto Roma 7 luglio 1948. «Dopo il diploma in ragioneria e una discreta carriera in banca, ha debuttato nel mondo dello spettacolo come disc-jockey nella trasmissione radiofonica Bandiera Gialla, di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni. Ha continuato collaborando con numerose Radio Private, finché è stato definitivamente lanciato nel 1985 da Renzo Arbore come arbiter elegantiarum, ”lookologo nel gergo attuale”, in Quelli della notte, programma in cui passava in rassegna le divise vestimentarie di alcuni personaggi famosi e decretava modi e mode [...] Nel 1988 si è calato nelle vesti di intrattenitore delle ragazze ”pon pon” per l’edizione di Domenica in firmata da Gianni Boncompagni [...] I giochi di parole e le invenzioni stravaganti ne hanno fatto un punto di riferimento televisivo. Protagonista di una famosa rissa durante una puntata de L’Istruttoria (1991) di Giuliano Ferrara in cui ha assestato uno schiaffo a Vittorio Sgarbi, ha continuato in seguito a proporsi come provocatorio semiologo dell’effimero» (Enciclopedia della Televisione Garzanti, a cura di Aldo Grasso, Garzanti 1996). «Durante la mitica trasmissione di Arbore Quelli della Notte, tra i tanti tormentoni, inserì l’edonismo reaganiano urlato come uno slogan politico da corteo, esaltato da cori di ragazzi, contrapposto al co-mu-nis-mo.. [...] ”La prima volta che lo usai fu in un articolo per un giornale di moda. Perché sono i cosiddetti ’femminili’ i giornali che anticipano le tendenze e dove si parla di costume come di fenomeno sociale, che attraversa la società”.Poi però l’edonismo reaganiano approda a Quelli della Notte. ”Esatto. L’Edonismo reaganiano approda e poi va oltre Quelli della notte, Arbore e le sue gag. Gli addetti alle opinioni di massa ammettono pensosamente che non è solo un goliardico scherzo catodico. Apre il varco il filosofo Gianni Vattimo, celebrando la nuova etichetta su ’La Stampa’ con un editoriale che si intitola proprio ’Edonismo reaganiano’”.[...] All’epoca scrisse: ”dal sinistrismo al narcisismo, dal Noi all’Io, dalla sommossa delle Bierre alla mossa delle Pierre”.’Dopo il calvinismo ideologico degli anni ’70, arrivarono i famosi anni ’80 a ”sparigliare le carte”.Inizia un nuovo ciclo, quella della felicità individuale, della affermazione personale, della fine degli steccati e dei ruoli consolidati. Le ideologie degli anni ’70 e la morale cattolica imponevano un divieto di divertirsi ovvero ti assicuravano che ti saresti divertito ’dopo’ oppure con l’impegno politico. L’edonismo reaganiano ti dava licenza di divertirti ’adesso’ [...]”» (Maria Corbi, ”La Stampa” 8/6/2004). «Si è inventato il sito pettegolo più famoso d’Europa [...] ”Dagospia” [...] Affibbia soprannomi a politici e potenti, da Cattaneo Kit Kat a Piermanzo Casini, tanto per citarne alcuni. [...] ”Sì, per essere un prodotto fatto in casa, cioè a casa mia e da me stesso, è davvero un bel successo. che senza pettegolezzo la gente non vive. Hanno ragione gli americani: il gossip è un rito collettivo, è un fenomeno antropologico. Poi l’Italia tra piazze e caffè è il luogo del taglia e cuci per eccellenza [...] In fondo il pettegolezzo è raccontare una storia, è fare fiction sulla realtà, dico sempre che ’Dagospia’ è una portineria elettronica” [...]» (m.n.d.l., ”la Repubblica” 17/8/2005). «[...] ”Sono giornalista, ma non è colpa mia. Faccio la televisione, ma non è colpa mia... [...] Dagospia non appartiene a me, nasce il 23 maggio 2000 con tutt’altri fini. Io non avevo in mente questo. Sulla spinta di Barbara Palombelli che fu la prima a fare un sito su Web entrai nella Rete. Io non sapevo nulla di Internet e pensavo solo di aprire uno spazio per un blog, un diario telematico di costume e società che erano gli argomenti miei, dalle mutande alle feste senza alcuna ambizione [...] Di Dagospia ne avevano bisogno i naviganti, i lettori, che volevano sapere di più e avevano bisogno d’altro. Lo hanno fatto loro. Quando Dagospia è nato ho ricevuto tante di quelle indiscrezioni che riguardavano politica, finanza, Vaticano, economia. Lo hanno fatto gli altri e io sono diventato il contenitore [...] Quando mi spifferarono la notizia di Sonia Raule, direttore di programmi di Telemontecarlo, fu la palla di neve che è diventata slavina, e giorno dopo giorno cambiò il contenuto [...] L’unico nome che posso fare, perché è la guida spirituale del sito, è Francesco Cossiga, ’noto spione’ [...] I peggiori sono i giornalisti. Loro mi hanno scodellato le polpette avvelenate e le querele. Brutta razza i giornalisti! [...] Vorrei che fosse chiaro che considero Dagospia una portineria elettronica. Nel senso che c’è un via-vai come una volta, ti raccontano le corna dell’uno e dell’altro, quello che è fuggito con la ragazzina; insomma, un tempo il portiere raccontava i fatterelli, adesso ci sono io. Un tempo la piazza italiana era un taglia e cuci di racconti e di aneddoti. Noi nasciamo e abbiamo le favole e da grandi abbiamo bisogno di altre favole. La vita è racconto. Ecco perché il pettegolezzo non morirà mai. Gli inglesi che lo hanno coltivato bene dicono che è la bugia che dice la verità [...] Per quanto riguarda le nomine di personaggi, i cambi societari, questi sono fatti e sono sempre o veri o falsi. Poi c’è la capacità di raccontare. Nel pettegolezzo c’è quello ’alto’, come la Recherche di Proust”. vero che il suo maestro è Arbasino? ”Sì, mi ha folgorato con Fratelli d’Italia, uno dei più grandi libri di pettegolezzo degli Anni 50-60. Lì c’è la fiction [...] Lo slogan di Dagospia è: in un Paese serio Dagospia non esisterebbe [...] Preferirei fare altre cose. Ho fatto dai 7 ai 14 anni il boy scout, dai 18 ai 30 il bancario di giorno e di notte il dj (e l’estate romana di Nicolini), dai 30 in poi il giornalista, lo scemo in televisione e ho scritto 9 libri tra cui uno di plastica gonfiabile”. E soprattutto Sbucciando piselli con Federico Zeri... ”Sì. Per me è stato un maestro di vita e lo rimpiango, rimpiango la sua morte ogni giorno [...] Era un maestro per me, irraggiungibile [...] A Parigi tutti si credono Napoleone, a Roma tutti si credono il Papa; quindi c’è una capacità di vedere quello che avviene con cinismo. Chi passa da Roma viene demolito. [...] Roma è extraterritoriale come il Vaticano. Io sono nato a Roma, sono le mie radici, e a New York non mi diverto come qui perché parlano un’altra lingua, la mia identità è questa. La cultura romana è quella che permette di cucinare Dagospia, che mescola palazzi del potere, salotto Angiolillo, Vaticano. Il potere è in piazza [...] La mia giornata è così. Leggo i giornali, almeno 10, tutti i settimanali, e poi una raffica di telefonate dalle 8 alle 21 [...] Ho imparato a stare al telefono e con una mano scrivo. E poi naturalmente ci sono collaboratori da tutte le parti che mandano pezzi. un bollettino di guerra che si aggiorna ogni ora [...]”» (Alain Elkann, ”La Stampa” 11/9/2005).