Varie, 21 febbraio 2002
DAPPORTO
DAPPORTO Massimo Milano 8 agosto 1945. Attore. Il dottor Magri di Amico mio, il don Marco di Un prete tra noi ecc. Figlio di Carlo • «[...] Dicono di lui che sfugga ad ogni classificazione, che riesca ad interpretare ruoli tanto differenti tra loro in rapida successione. Forse troppo rapida. Qualcuno lo ha [...] definito il Fregoli della fiction [...] Il pubblico lo conosce come dottore o prete ma di parti importanti Dapporto ne aveva già interpretate a bizzeffe anche in cinema: La famiglia di Scola, Soldati di Marco Risi, Mignon è partita di Francesca Archibugi. Poi, come spesso accade, il successo è arrivato tutto insieme. Quando ormai forse non se lo aspettava nemmeno più [...] papà Carlo, suo grande maestro, soprattutto di vita. ”Da lui ho imparato il rigore, perché professionalmente era diverso da me: lui era un personaggio, io invece interpreto dei personaggi. Abbiamo lavorato una sola volta insieme e, in quel caso, la parte gliela trovai io: Scola cercava qualcuno che potesse interpretare me da anziano. [...] Quando ero ragazzino impazzivo per Marlon Brando e Paul Newman, negli anni ”70 imitavo Al Pacino o De Niro e stimavo Dustin Hoffman per la sua serietà professionale [...] Adesso, pensandoci bene, mi accorgo che quel tipo di recitazione è superata. Era poco naturale, troppo posata [...]”» (Romana Liuzzo, ”Il Venerdì” 12/12/1997) • «[...] Ho capito di essere uscito dall’oscurità nell’85, quando ho fatto La famiglia di Ettore Scola [...] Quanto a mio padre, non credo sia stato un peso. Anche se da ragazzino qualche difficoltà l’ho incontrata: quando dovevo fare le foto con lui per qualche giornale, mi sentivo usato. Oppure quando c’erano premiazioni o serate modane fingevo di perdermi tra la folla per non farmi vedere con lui [...] quando gli ho detto che volevo lasciare l’Università per fare l’attore ho anche precisato che non volevo il suo aiuto, che volevo farcela da solo. Lui ci è rimasto male, voleva che mi laureassi, considerava precario il lavoro dell’attore. Comunque ho sempre lavorato, magari in cose piccole, poco note. Magari andavo a vendere le barzellette nelle redazioni dei giornali, ma ce l’ho sempre fatta [...] Avevo detto al mio agente di mandare il mio curriculum al regista Steno, il padre dei Vanzina, che avevo conosciuto. Lui capì male e lo mandò a Ettore Scola che poi mi scritturò per La famiglia [...]» (Cristina Taglietti, ”TvSette” 23/10/1997).