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 2002  febbraio 21 Giovedì calendario

Daum Christoph

• . Nato a Oelsnitz-Erzgebirge (Germania) il 24 ottobre 1953. Allenatore di calcio, dopo gli europei dl 2000 stava per sedersi sulla panchina della Germania ma fu bloccato quando venne fuori la sua dipendenza dalla cocaina. «Sempre messianico, sempre sopra le righe. ”Alles Denkbare ist machtbar”, tutto ciò che è pensabile, si può fare, recita il cartello che fa affiggere negli spogliatoi di tutte le sue squadre. E i fatti sono quasi sempre stati dalla sua: sin dai tempi del Colonia, nel 1985, quando a soli 32 anni, diventa il più giovane allenatore della Bundesliga. Due secondi posti, prima di trasferirsi a Stoccarda e centrare, nel 1992, il suo primo e finora unico scudetto tedesco. Dopo la gloriosa parentesi turca, giunge, nel 1996, nella città del suo destino, a Leverkusen, sulla panchina del Bayer. Lo accompagnano già i primi sospetti, le voci sul suo vizietto. E lui non fa nulla per smentirli. Anzi, ad alimentarli sono proprio i suoi occhietti eternamente spiritati, il suo agitarsi frenetico e violento ai bordi del campo, gli atteggiamenti da santone ispirato e invasato. E soprattutto, c’è la sua vita un po’ border , la preferenza per compagnie poco raccomandabili, una folla di nani e ballerine, prosseneti con le catene d’oro e delinquenti comuni, l’ansia di protagonismo pacchiano tipica di chi, come lui, viene dalla povertà assoluta. Iscritto nel registro degli indagati della Procura di Monaco, è sospettato di aver sottratto milioni di marchi al suo ex socio, un malavitoso attualmente in carcere di nome Jochen Kress, in una speculazione immobiliare a Maiorca. Meno rilevante, per la giustizia, è che Daum, a Kress, abbia portato via anche la moglie, la cantante Angelika Camm, ”non esattamente una suora” come chiosa con malizia la Sueddeutsche Zeitung . Più interessante, al punto da convincere i giudici di Colonia ad aprire una seconda inchiesta, è l’accusa di Kress di avergli rubato, in combutta con la donna, quadri di Dalì e Hundertwasser, una villa e un’appartamento nell’isola spagnola. Il terreno è dunque già fertile quando, cogliendo lo spunto offerto da un giornale popolare bavarese, che ha appena rispolverato la storia della cocaina, il general manager del Bayern di Monaco, Uli Hoeness, dichiara: ”Se è così, Daum è moralmente indegno di diventare c.t. della nazionale”.Eppure, in estate, erano stati anche i dirigenti del Bayern, Franz Beckenbauer e Karl Heinz Rummenigge in testa, ad applaudire entusiasti la designazione di Daum a quel posto, salutandolo come ”l’ultima speranza” del calcio tedesco dopo il disastro degli Europei. Cominciata come farsa velenosa, la ”querelle” finisce in tragedia. Daum sporge querela per calunnia, non senza lanciare oscuri messaggi: ”Basta che parlino criminali e prostitute per trovare udienza, non mi lascio ricattare”.Beckenbauer, rammentandosi all’improvviso che ”le voci circolavano da anni”, lo invita a discolparsi, come se fosse l’accusato a dover sostenere l’onere della prova. Perfino la ministra federale della Giustizia, Herta Daeubler-Gmelin, interviene in difesa di Daum, invocando le regole dello Stato di diritto. Poi, il colpo di scena: il tecnico annuncia di volersi sottoporre al ”giudizio di Dio” del test antidroga. Esito scontato, pensano i più. Soltanto un pazzo accetterebbe di farlo, sapendo di essere a rischio. E invece, il 20 ottobre 2000, Daum ammette l’impensabile: il test è positivo. Nel giro di poche ore, il tecnico più conteso del calcio teutonico si ritrova nella condizione dell’untore, messo alla porta dal Bayer, che pure è reduce da un campionato strepitoso, perso soltanto per la differenza reti all’ultima giornata, e fatto fuori dalla Federcalcio, che dichiara nullo l’impegno di affidargli la nazionale dall’estate del 2001. Bisognerà aspettare gennaio 2001, prima che Daum, in conferenza stampa, ammetta la sua dipendenza dalla cocaina e la sua determinazione a disintossicarsi. Nel frattempo, l’avvento definitivo di Rudi Voeller alla guida della nazionale e le lodi senza condizioni riservate a quest’ultimo dai dirigenti del Bayern, sembrano confermare i sospetti di una congiura bavarese contro Daum. Il quale, in ogni caso, ha dato un grosso contributo personale alla propria rovina» (Paolo Valentino, ”Corriere della Sera” 8/3/2001).