21 febbraio 2002
Tags : Lindsay Davenport
Davenport Lindsay
• . Nata a Newport Beach (Stati Uniti) l’8 giugno 1976. Tennista. Numero uno del mondo nel 1998, nel 2001, nel 2004. «Nel circuito professionistico è conosciuta come ”Moby Dick”. Le avversarie l’hanno soprannominata ”Cicciona”, i giornalisti ”Giunone” [...] Alta un metro e 90 per 79 chili [...] non è aggraziata come Martina Hingis, non è bella come Anna Kournikova e nemmeno agile come Venus Williams, ma carattere e volontà fanno di lei una vincente. [...] Cresciuta in una famiglia di pallavolisti (suo padre è stato olimpionico nel 1968). [...]» (Elena Vaghi, ”Panorama” 29/10/1998). «Tifosissima dei Lakers e dei Mighty Ducks di hockey, appassionata della spiaggia e di parole crociate, ha sempre trovato il tempo per giocare con i suoi due rottweiler Zoltan e Scout e di compilare tutte le parole crociate che le capitano sotto tiro. Numero 1 d’altezza, con il suo metro e 89, per anni in lotta con la bilancia, Lindsay ha vinto Us Open ’98, Wimbledon ’99, Open d’Australia 2000 e l’oro ai Giochi del ’96. [...] è la terza più anziana numero 1 nella storia della Wta dopo Chris Evert (per l’ultima volta regina a 31 anni e 10 mesi) e Martina Navratilova (30 anni e 10 mesi). Californiana fino al midollo, è nata a Palos Alto e vive a Laguna Beach con il marito Jon Leach (sposato su una spiaggia delle Hawaii), ex giocatore di football americano e fratello dell’ex tennista Rick, che l’ha allenata per qualche mese prima di lasciare il posto ad Adam Peterson nella primavera 2003, dopo una stagione in cui aveva passato più tempo in infermeria, a causa degli infortuni prima al ginocchio destro e poi al piede sinistro. [...] ama le sfide. Non poteva che essere così con un padre, Wink, che ha partecipato ai Giochi di Città del Messico ’68 con la nazionale di pallavolo Usa e una madre, Ann, che è tuttora presidente della federazione di volley della California del sud, dopo aver seguito per anni la figlia. lei che cucina a Lindsay torte al cioccolato e pancake che tanto ama e a cui ha dovuto rinunciare per tornare in alto [...]» Marisa Poli, ”La Gazzetta dello Sport” 15/10/2004).