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 2002  febbraio 21 Giovedì calendario

Davies Maxwell

• Manchester (Gran Bretagna) 8 settembre 1934. Compositore. «Sguardo magnetico, chioma candida, abiti informali” è uno dei più importanti compositori inglesi viventi» ( “Messaggero” 1/11/2001) • «È inglerse ma non ha la flemma che si attribuisce ai britannici. [...] mentre dirigeva una sua composizione a Santa Cecilia, si voltò e dal podio incenerì con lo sguardo alcuni spettatori che se ne stavano andando prima della fine. Quella composizione si chiama Romamor e racconta il rapporto del maestro con Roma. Perché Maxwell Davies, il compositore inglese più noto della generazione dopo Benjamin Britten, nella Capitale è di casa. Studiò con Petrassi a Santa Cecilia nel 1957 e nel 1970 alla Filarmonica fu eseguita la sua opera da camera Eight songs for a Mad King [...] “Se non avessi trovato casa in Scozia, in una delle Isole Orcadi, mi sarei stabilito a Roma. In Italia le arti sono una grande fonte d’ispirazione. Per me, poi, lo studio con Petrassi è stato basilare a livello sia professionale sia spirituale. E dire che a Manchester mi avevano detto che non sarei mai diventato un compositore”.Maxwell Davies è celebre anche per il suo sense of humour: “Ma è solo un aspetto della mia musica. Mi piace ogni forma di espressione. Innanzitutto sono un musicista pratico, amo la fisicità del suono: in Scozia scrivo per i ragazzi e i contadini. Nelle Orcadi, oltretutto, ogni bambino impara la danza e ha un gran senso del ritmo. [...] ho composto un pezzo ispirato alla musica scozzese e della vicina Norvegia: è stato eseguito da 50 violinisti su una popolazione di 450 persone. Per me la musica è incontri con genti diverse”.Ciò che scrive ha anche a che fare con l’attualità e l’impegno civile: “Nel ’78 composi un pezzo polemico sulle scorie nucleari. Più di recente, contro la guerra in Iraq ci fu una dimostrazione organizzata da un gruppo di intellettuali inglesi. Io stavo scrivendo un quartetto per archi e ho pensato che anche se Blair non sa che cosa sia un quartetto, la mia musica poteva servire a qualcosa. Così creai una parodia della sonorità militaresche, della marce, delle bande. A qualcuno non piacque ma quelli che ritengono questa guerra inutile e immorale, cioè la grande maggioranza degli inglesi, lo apprezzarono”» (Alfredo Gasponi, “Il Messaggero” 17/11/2004).