varie, 21 febbraio 2002
DཿALESSIO
D’ALESSIO Gigi Napoli 24 febbraio 1967. Cantante • «Gigi è un’anima candida. A certe cose nemmeno ci arriva. Lui non ha carisma, ha successo perché fa tenerezza. Siamo stati io e Merola a convincerlo a cantare. Altro che camorra! Ma voi pensate davvero che la camorra avrebbe lasciato sgonfiare un affare come quello dei neomelodici, se davvero fosse stato così redditizio? Le accuse nei suoi confronti? Sono pentiti e i pentiti non hanno sentimento. Altrimenti non metterebbero a rischio la vita dei familiari... Parole e languori di Antonio Di Pietro, proprio così, puro caso di omonimia su cui uno come Peppino De Filippo avrebbe festeggiato la più esilarante delle sue gag. Non si tratta dell’ex magistrato, ma del primo impresario di Gigi D’Alessio. L’uomo che lo inventa menestrello forzato della serenata, organizzatore dei suoi raid cantanti, tra banchetti, feste e matrimoni nell’entroterra vesuviano, dal ’92 al ’97, anche 15 al giorno, 400 di media l’anno. Redditizio, il fenomeno dei neomelodici, lo è stato, eccome, per tutti gli anni Novanta. Affare a 360 gradi, inesauribile serbatoio a più comparti per il riciclaggio di denaro sporco, prestiti a livelli di usura, esibizioni, concerti, mercato dei falsi, apparizioni televisive, le sale d’incisione. Inconfutabili anche le amicizie pericolose di D’Alessio. In principio è Mario Merola. il re della sceneggiata ad accogliere la divorante ambizione del giovane Gigi, che diventa la sua ombra e il suo pianista, ma misurandosi nel tempo libero con i cliché già imperversanti del neomelodico, di cui da lì a breve sarebbe diventato il diamante esportabile in tutto il mondo. Ma l’incontro, questo sì davvero fatale in tutti i sensi possibili, è con don Luigi Giuliano, poeta e paroliere del clan, da anni ospite a Poggioreale per reati vari. Le due ambizioni si sposano a meraviglia. Don Giuliano vuole la voce di Gigi per esaltare i versi di Cient’anne, primo grande successo discografico di D’Alessio [...] In breve, il nome e la faccia dello scugnizziello prendono a tappezzare vicoli e quartieri di Napoli. Stadi e palasport stipati, claque a pagamento, biglietti omaggio distribuiti ovunque, negli alimentari e nei negozi di scarpe. La fortuna di Gigi, il ”Claudio Baglioni del rione Sanità”, è inversamente proporzionale a quella della famiglia. Costretta a vendere tutto per sostenere la carriera del ragazzo, in quei lati oscuri che la magistratura di Brescia sta indagando da tempo. Dalla fine degli anni Ottanta la camorra a Napoli ha cominciato a investire pesantemente sul fenomeno dei neomelodici. Offrendo denaro e protezione. ”Non hai i soldi? Te li prestiamo noi”. I D’Alessio hanno un’attività nell’abbigliamento all’ingrosso. Fatture inevase, assegni protestati nei primi mesi del ’94, sono i primi segni di una sofferenza che è, probabilmente, l’effetto degli intrecci sempre più vischiosi tra D’Alessio e le organizzazione malavitose. Più volte fotografato e ripreso, il cantante, in compagnia dei membri del clan Giuliano, tra cui Carmela Marzano, moglie del poeta. Altra frequentazione non proprio edificante quella con Luigi Ponticelli detto Bomboletta, cognato di Giuliano, manager di D’Alessio e compare di battesimo del figlio. La polizia lo scova [...] sotto un lastrone di marmo della sua casa. Ponticelli è considerato un esattore della camorra. Tutti teatralmente godibili , i fans di D’Alessio, nel fingersi stupiti, addirittura dolenti. Quasi tutti. ”Avete scoperto l’acqua calda”, dicono in privato. ”Ma voi l’avete veduto ’o cinema di Nino D’Angelo, Aitanic? No? Male. Lì trovate tutta la spiegazione che cercate. Non avete bisogno di fare troppe inchieste”. In una scena del film, lo scrittore Peppe Lanzetta, nella parte di un debordante impresario camorrista dei neomelodici, riceve Nino D’Angelo nella parte di un suo alter ego sventurato. Il boss indica un manifesto sullo sfondo. ”Lo vedi quello? Non era nessuno. Eppure l’abbiamo fatto diventare il number one”. Segnala poi un truce donnone sullo sfondo: ”La vedi quella? la banca del mutuo cantanti. La nostra banca. I soldi te li prestiamo noi, e poi ce li ripigliamo in coppa a matrimoni e feste di piazza. Allora non hai capito noi chi siamo?”.[...] Singolari, in molte sequenze del film, le analogie con la storia di Gigi D’Alessio, un signor nessuno che, partendo dai concerti di piazza, arriva a Sanremo a cantare con i big, e poi nelle ribalte di tutto il mondo. Un milione di dischi venduti [...] un contratto miliardario con una multinazione del disco [...]» (Giancarlo Dotto, ”L’Espresso” 11/10/2001). «A quattro anni mio padre mi regalò una fisarmonica e non riuscivo neanche a tenerla in mano. Mio fratello mi aiutava a tenerla mentre io suonavo i tasti. A otto anni andai al Conservatorio e superai gli esami di ammissione. Studiai per molti anni musica classica. Ma apprezzo di più la musica leggera. Sono cresciuto ascoltando baglioni e lo ascolto ancora adesso. Fin da piccolo volevo diventare come lui. E’ stato ospite di un mio concerto e abbiamo cantato insieme» (Alain Elkann, ”La Stampa” 18/3/2001).