Fausto Nisticò, diario 13/12/2001, 13 dicembre 2001
Non più operai ma Tariconi bottega e bottega. Nisticò: «Qualche tempo fa, in televisione, si è visto un lungo servizio su una cosa da far rabbrividire chi avesse ancora del buon senso: a certi new architetti era stato commissionato di progettare e realizzare degli ambienti dove il capitale umano potesse svolgere il suo lavoro con il necessario per lo svago, per le letture, per il riposo: non più, come si dice, casa e bottega, ma bottega e bottega
Non più operai ma Tariconi bottega e bottega. Nisticò: «Qualche tempo fa, in televisione, si è visto un lungo servizio su una cosa da far rabbrividire chi avesse ancora del buon senso: a certi new architetti era stato commissionato di progettare e realizzare degli ambienti dove il capitale umano potesse svolgere il suo lavoro con il necessario per lo svago, per le letture, per il riposo: non più, come si dice, casa e bottega, ma bottega e bottega. A questi collaboratori nel ciclo, naturalmente, non si sarebbe più richiesto un orario di lavoro: c’erano tanti computer, ci potevano lavorare quando volevano, fra una partita a biliardo e l’altra: insomma, una specie di grande fratello lavorativo, tariconi in gabbia, una vita sotto le luci al neon. Così, si sosteneva, i nostri avrebbero lavorato di più e meglio, con maggiori indici di produttività, senza l’ossessione di sbrigare il lavoro e tornare a casa, o al bar con gli amici, magari a parlare di politica (come fanno quei vecchi operai delle fabbriche che quando suona la sirena se ne vanno via, smettono la tuta e vanno a mangiare un piatto di minestra: cose da old economy). E ancora, come sappiamo, si va proponendo di sostituire ai servizi pubblici per l’infanzia, l’inserimento dei bimbi nelle strutture aziendali parallele; giovani mamme e figli, tutti in fabbrica, sin dalla mattina. Né il Libro bianco ha pietà per gli anziani, che vuole ancora al lavoro. Bottega e bottega, dunque, dai primi agli ultimi giorni di vita».