Varie, 1 marzo 2002
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Irons Jeremy
• Cowes (Gran Bretagna) 19 settembre 1948. Attore. Nel 1990 ha vinto il premio Oscar per l’interpretazione (protagonista) ne Il mistero Von Bulow • «La voce. Una voce lavorata al bulino, ora sottile ora profonda, sospirata o flessuosa. [...] “Il doppiaggio mi inquieta sempre. Odio vedermi doppiato. Metà del mio lavoro arriva proprio dal suono della mia voce. Se si toglie questo e si lascia ad altri parte dell’interpretazione, inevitabilmente cambia anche il carattere del personaggio. [...] Ne ho visti tanti di film doppiati e in tante lingue diverse. Non mi sono mai piaciuti. Ho apprezzato solo Pierre Arditi, molto tempo fa, quando mi ha prestato la voce in Francia. Ma lui è un grandissimo attore. Di solito noi attori non abbiamo alcun controllo sui destini del nostro lavoro. Tutto è lasciato in mano a distributori locali che non sempre cercano le voci migliori, ma le più economiche. Così in molti paesi il pubblico ha un’idea di noi completamente distorta dal cattivo doppiaggio [...] Sono convinto che se si impara a recitare Shakespeare si può recitare qualunque cosa. C’è più materiale nel suo lavoro che in quello di qualsiasi altro scrittore mai esistito. Ha trattato ogni umana condizione e riesce ancora oggi a comunicare con il pubblico. Compito dell’attore è proprio questo: rapportarsi al suo linguaggio e renderlo contemporaneo. Questa è tecnica. È un compito rischioso ma esaltante, perché con Shakespeare si può scavare in un’enorme area dei sentimenti umani, per questo ogni messa in scena di una sua tragedia è diversa dall’altra. [...]» (Alessandra Mammì, “L’Espresso” 27/1/2005) • «Sono convinto che invecchiare è interessante: i 20 anni sono stati belli, i 30 ancora meglio, i 40 meravigliosi, i 50 per ora sono buoni. Attendo con ansia i 60, sicuro che più vai avanti più incontri persone piene d’esperienza. Perché, al di là del cinema, c’è molto altro per cui vale la pena di vivere» (G. Ma., “Corriere della Sera” 27/5/2002).