Varie, 8 marzo 2002
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ARAKI Nobusyoshi Tokyo (Giappone) 25 maggio 1940. Fotografo • «Ha un soggetto fisso: la donna. [
ARAKI Nobusyoshi Tokyo (Giappone) 25 maggio 1940. Fotografo • «Ha un soggetto fisso: la donna. [...] Un universo femminile molto forte, spesso crudele e doloroso, in cui l’atto fotografico coincide con l’atto d’amore. [...] ”Mi sono laureato in ingegneria ma in realtà ho studiato fotografia perché all’interno di questa facoltà esiste una specializzazione nella materia. Insomma fin dall’inizio dei miei studi mi sono occupato di fotografia, soprattutto da un punto di vista tecnico. Le mie conoscenze sono legate alla chimica, ai procedimenti chimici legati alla fotografia. La scelta della facoltà è stata, tutto sommato, casuale ma è quello che volevo fare fin da piccolo: la fotografia [...] Sono partito dalle origini della fotografia per trovare la mia strada. E’ vero che sono stato influenzato da Hokusai. Ma oltre che dai contenuti sono rimasto colpito dalla sua capacità produttiva. Hokusai produceva moltissime opere ed io faccio lo stesso. In questo mi sento vicino a Picasso, che ha lasciato centinaia e centinaia di lavori. Ovviamente non ho lasciato da parte le antiche stampe erotiche giapponesi che ho ben presenti e che esprimono le origini dell’arte [...] Credo che tra Oriente e Occidente esista un codice comune. Qualcosa unisce i lavori dell’ultimo Hokusai e dell’ultimo Picasso. Sono legati da un comune sentimento, da un’essenza simile, sono uniti da qualcosa di invisibile. Non esiste quindi una diversità, una divisione tra Oriente e Occidente [...] Le donne mi hanno davvero influenzato. Per me le donne emanano un’energia straordinaria, più di Hokusai o Picasso di cui ho appena parlato [...] Sono convinto che le donne sono superiori all’uomo, che sono molto più forti di me [...] Dentro di me ci sono due anime. Adoro le donne ma al contempo vorrei anche profanarle. Questi due stati d’animo si ossidano e nascono le fotografie. Sono doppio anche nel segno zodiacale: sono dei Gemelli [...] Non faccio questioni sociologiche, non esco dal mio ambito di lavoro, non mi interessa. Sono e resto in adorazione delle donne e nient’altro. Generalmente non ci sono prostitute nelle mie fotografie. E le donne che ne sono protagoniste appartengono a tutte le categorie sociali. Sono donne comuni, impiegate, casalinghe. Sono più attratto da questo tipo di persone perché sono più complessate, hanno più problemi nei confronti del sesso. A Tokio ci sono degli alberghi noti come ”Love Hotel”, usati per fare sesso. Generalmente affitto delle stanze di questi alberghi per realizzare le mie foto che spesso hanno al centro l’atto sessuale [...] Il rapporto con Tokio è strettissimo e per me è la città ideale per vivere e lavorare. Sono nato a Tokio, è la mia città natale, è il mio utero [...] Generalmente le storie si sviluppano da sé. Inizio a scattare e la storia si forma naturalmente. Non v’è un soggetto preparato in anticipo. Nasce dalla mia collaborazione con la modella. Mi faccio guidare, attirare dalla protagonista [...] Il video e la fotografia sono qualcosa di più vivo. La pittura sopravviverà. Ma i video o le fotografie hanno un’impatto più immediato sullo spettatore. E per me il modo, il mezzo, per stringere ancor di più il rapporto col visitatore è quello di presentare l’atto sessuale, che è il vero momento privato dell’uomo”» (Paolo Vagheggi, ”la Repubblica” 18/2/2002).