8 luglio 2002
Grivon Matteo, di anni 4, e il fratellino Davide, di giorni 21. Il padre Pietro, da tutti chiamato Pierino, 35 anni, robusto, stempiato, faccia rotonda, occhiali spessi, serio, bonario, gran lavoratore, operaio da sempre, da sempre viveva a Montjovet, 1
Grivon Matteo, di anni 4, e il fratellino Davide, di giorni 21. Il padre Pietro, da tutti chiamato Pierino, 35 anni, robusto, stempiato, faccia rotonda, occhiali spessi, serio, bonario, gran lavoratore, operaio da sempre, da sempre viveva a Montjovet, 1.500 abitanti su un cucuzzolo a trenta chilometri da Aosta. La madre Cerise Olga, di anni 31, alta, occhi verdi, mascelle assai sporgenti, dopo la terza media un lavoro da cameriera, unico svago i ”balli del palchetto”, feste paesane tra i prati dove gli amici la ammiravano felice e danzante, la lunga chioma bionda sciolta al vento. I due s’erano innamorati grazie a un incontro in discoteca cinque anni fa. Dopo le nozze lui l’aveva convinta a lasciare la natìa Estaeod per vivere coi suoceri, promettendole di lavorare da mattina a sera così da avere presto ”una casetta tutta nostra”. La casetta era arrivata, quattro anni dopo: mattoncini grigi, tetto marrone, giardinetto ben rasato, gerani parigini rossi sui balconi. Da allora, lei si dilettava a conservare il nido sempre lindo e ordinato: mai un granello di polvere, mai un piatto fuori posto. Precisa sin da bimba, aveva preso l’abitudine di annotare su un quadernetto anniversari, spese, scadenze, regali da comprare il Natale prossimo e pure quello successivo, qualsiasi sua attività: ”Oggi ho lavato un paio di calzini”. Tutti i giorni, due o tre dolcetti fatti a mano per dire al marito la sua devozione. Lui, però, dopo il secondo figlio notò che s’era fatta strana, ”astiosa chissà perché coi miei genitori, depressa, nervosa, musona, gelosa di qualsiasi donna”. I vicini la giudicavano come sempre sorridente e garbata, ”solo un po’ più stanca”. Una cara amica la incontrò dopo il parto: ”Era gonfia, sfatta, sembrava più vecchia di dieci anni”. Lunedì scorso, come d’abitudine, la Cerise allattò il piccino, preparò il pranzo per sé e per l’altro figlio, riassettò, indossò un abito di candido cotone, caricò i bimbi in macchina, guidò fino al laghetto artificiale di Des Iles e propose loro un bagnetto nei pressi del pontile. Li guidò nell’acqua alta, Matteo stretto al polso, Davide in braccio, quindi spinse le testoline di entrambi nel fondo limaccioso finché non smisero di respirare. Dipoi, mezza intontita, per tre ore si lasciò cullare dalle onde a pancia in su, le braccia aperte a croce. Alle 18.30 la vide un Gilberto Creazzo di anni 54 e la trascinò a riva. ”Perché non m’hai lasciato morire?”. A casa, un biglietto per il marito: – Le donne non ti mancano. Voglio essere cremata”. Nel pomeriggio di lunedì 24 giugno.