Gaetano Afeltra, ìCorriere della Seraî 27/06/2002, 27 giugno 2002
Gaetano Afeltra, a proposito del ritegno con cui, settant’anni fa, si cedeva ai languori erotici: «Noi Afeltra eravamo nove figli; Luigi Amendola, detto ”Baracca” dal nome della sua trattoria, ne aveva diciotto; Gennaro Muoio, panettiere, sedici; Antonia Gambardella, ragazza madre, sedici; e l’elenco potrebbe continuare
Gaetano Afeltra, a proposito del ritegno con cui, settant’anni fa, si cedeva ai languori erotici: «Noi Afeltra eravamo nove figli; Luigi Amendola, detto ”Baracca” dal nome della sua trattoria, ne aveva diciotto; Gennaro Muoio, panettiere, sedici; Antonia Gambardella, ragazza madre, sedici; e l’elenco potrebbe continuare. Questa abbondanza procreativa la dice chiara. Il gioco d’amore piaceva: ma con i ritegni dovuti. Nicolino il caffettiere era così scrupoloso che, prima dell’amplesso coniugale, voltava verso la parete l’immagine della Madonna che aveva in capo al letto perché ”non vedesse”; e a cose fatte, placato, la rivoltava scusandosi: ”Madonna mia, perdonaci”. I confessori sapevano tutto, credo; consigliavano, limitavano. La signora Proto - ma chissà quante altre mogli - in vita sua aveva fatto l’amore solo a luci spente. Nel buio i gemiti erano insieme languidi e sfrenati, ma consentiti: purché non apparissero i movimenti dei corpi e gli occhi stralunati non lasciassero trasparire il piacere. Anche i morsi amorosi erano leciti, nell’impeto dell’amplesso. A testimonianza di un costume, c’è una scena di una commedia di Eduardo De Filippo il cui protagonista, vedendo il suo interlocutore fissare un livido sul collo della moglie, dice: ”Cosa guardi, è una mulegnana onesta”, ossia un morso dato legittimamente da un marito a una moglie (il nome rimanda al colore viola della melanzana). Per noi adolescenti, niente, né giochi amorosi né gemiti nell’oscurità. Solo l’immaginazione. Ma proprio per questo eravamo spiati ogni momento, guardati a vista. ”Che hai fatto? Lo vedi che faccia hai? Sei diventato tutto naso. Hai delle occhiaie che fanno paura, sembrano due buchi neri... Stai attento, farai la fine di San Luigi...” dicevano le madri preoccupate, leggendoci in viso qualche segno del fuoco che ci consumava. Ma che fine aveva fatto San Luigi? Che cosa c’entrava? La statua che lo raffigurava, nella cattedrale, aveva la faccia patita, gli occhi incavati, era secca secca: il santo morì difatti per consunzione, assistendo gli appestati. Irriverenza maggiore, e proprio da parte di quelle mamme scrupolose praticanti, non si poteva immaginare».