Alberto Bevilacqua, "Ventiquattro" 7/2002, 9 luglio 2002
"Coober Pedy", "l’uomo bianco nel buco" in lingua aborigena, villaggio di tremila anime nel cuore dell’Australia, è il maggior fornitore australiano di opali (l’Australia copre il 95 per cento del mercato mondiale)
"Coober Pedy", "l’uomo bianco nel buco" in lingua aborigena, villaggio di tremila anime nel cuore dell’Australia, è il maggior fornitore australiano di opali (l’Australia copre il 95 per cento del mercato mondiale). I buchi, migliaia, sono pozzi d’areazione o d’accesso alle miniere larghi due o tre metri e profondi trenta, senza protezione. Le miniere vengono date in concessione a chi dimostra di lavorarci almeno due ore al giorno: i minatori sono tutti bianchi (australiani, neozelandesi, tedeschi, olandesi, sudamericani). In tutto 53 nazionalità. «Alcuni, i più, sono arrivati per fare fortuna, altri passavano di qui - il che non è proprio cosa comune - e si sono fermati a bere una birra o a fare benzina». Molti a Coober Pedy vivono in case scavate nella roccia delle colline: anche le chiese sono ricavate allo stesso modo. Per farsi una casa si compra il terreno, che costa pochissimo, poi si taglia con un’escavatrice una parete verticale sul fianco della collina e da qui si entra orizzontalmente nella roccia. La temperatura all’interno si mantiene costante intorno ai 23 gradi, per tutto l’anno, mentre all’esterno oscilla dai 50 gradi allo zero. C’è anche qualche condominio, ossia collinette abitate da più inquilini che ci entrano da fronti diversi, facendo attenzione a non allargarsi troppo. Gli appartamenti sono arredati come qualunque casa occidentale, con vasche idromassaggio e tivvù satellitari, e collegati a una cisterna di acqua piovana. Una casa così si chiama "dug-out". Negozi, locali e alberghi, invece, sono in genere prefabbricati ed edifici in muratura: uno degli hotel, il più importante, è il Desert Cave Hotel, di cui è proprietario e direttore Robert Coro, nato a Borgoricco di Padova.