G. G., "Il Sole-24 Ore" 12/7/2002, 12 luglio 2002
Ahmed Ressam, il primo vero pentito di al-Quaida, chiuso in una prigione di massima sicurezza americana dove ogni dodici giorni riceve visite di magistrati o agenti segreti da tutto il mondo
Ahmed Ressam, il primo vero pentito di al-Quaida, chiuso in una prigione di massima sicurezza americana dove ogni dodici giorni riceve visite di magistrati o agenti segreti da tutto il mondo. Ha testimoniato in vari processi contro membri di al-Quaida e si prevede che farà lo stesso contro Zacarias Moussaoui, il francese di origine marocchina accusato d’essere il ventesimo kamikaze dell’11 settembre. In un fascicolo di uno degli interrogatori, i suoi ricordi del campo d’addestramento di Khalden, in Afghanistan, primavera 1998: «C’erano giordani, algerini, yemeniti, sauditi, ceceni, turchi, svedesi, tedeschi. Si cominciava con l’addestramento all’uso delle armi leggere: revolver, mitragliatrici piccole e grandi, lanciarazzi. Poi siamo passati agli esplosivi. Ricordo di una classe in cui s’insegnava a far saltare in aria le infrastrutture di un Paese: centrali elettriche, impianti del gas, aeroporti, ferrovie. In un’altra classe ci hanno insegnato a operare in centri urbani e a pianificare, preparare e condurre a termine un attentato contro un palazzo o un individuo». Dopo il trasferimento nel campo di Deronta, nei pressi di Jalalabad, Ressam ha imparato a manipolare sostanze tossiche: «Per esempio abbiamo fatto degli esperimenti in cui si contaminava la maniglia di una porta con uno speciale miscuglio oleoso molto tossico che avrebbe ucciso chi lo toccava».