Mariarosa Mancuso, "Corriere della Sera" 16/7/2002 pagina 33., 16 luglio 2002
Come scrive Andrea G. Pinketts: «Il luogo di lavoro è un bar di Milano che si chiama Le Trottoir. Nello studio di casa mia al massimo sbrigo la posta
Come scrive Andrea G. Pinketts: «Il luogo di lavoro è un bar di Milano che si chiama Le Trottoir. Nello studio di casa mia al massimo sbrigo la posta. Comincio alle cinque della sera in una saletta riservata, che con il passare del tempo diventa via via sempre più affollata. Scrivo a mano, su carta qualunque. Ho una collezione di stilografiche Montblanc, serie speciale dedicata agli scrittori: c’è la Poe, la Dumas, la Schiller. Ma spesso dimentico la ricarica e mi faccio prestare una biro oppure un roller. Ogni sei , faccio una ribattitura al computer. Prima se ne occupava la mia ex fidanzata. Ora una ragazza che mi spedì una lettera di elogi con la frase: "conta su di me". L’ho presa in parola. Non faccio correzioni, mi fido della dattilografa. Non uso dizionari e non tollero tagli né editing. I miei generi di conforto sono sigari e birra. Ma quando comincio davvero a scrivere li dimentico. Per superare le crisi da pagina bianca, tengo sempre in tasca la foto di una ragazza in Canoa sul Rio Negro. Se lei riesce a essere bella in mezzo alla foresta amazzonica, io non posso bloccarmi davanti un foglio». Suo ultimo libro, "Sangue di yogurt": «Mia madre mi obbligava a una sana colazione di yogurt con miele (io avrei preferito una paio di salsicce). Da allora odio lo yogurt, freddo viscido e grumoso: un uomo che lo ha nelle vene al posto del sangue rappresenta il peggio del peggio».