Antonella Giuli, 24 luglio 2002
Oltre cinquecento vittime, duemila feriti, circa centocinquanta villaggi distrutti, dodicimila persone senza tetto
Oltre cinquecento vittime, duemila feriti, circa centocinquanta villaggi distrutti, dodicimila persone senza tetto. Questo il bilancio del violento terremoto che ieri mattina ha messo in ginocchio almeno otto province dell’Iran nordoccidentale. Alle 7.30 ora locale (le 4.30 in Italia) la prima scossa, d’intensità pari a 6,3 gradi della scala Richter; quattro ore più tardi, la seconda, pari a 5,2 gradi Richter, seguita da altre ventuno di assestamento meno forti, ma secondo gli esperti cause delle conseguenze peggiori. L’epicentro è stato localizzato a 115 chilometri a sud-ovest di Qazvin, (circa 220 chilometri a Ovest di Teheran), regione ai piedi della catena montuosa degli Alborz, ad alto rischio tellurico perché percorsa da più di sei faglie sismiche, attraversate a loro volta da una sessantina di fratture minori. Secondo l’’Irna”, agenzia di stampa ufficiale iraniana, e Mayid Shalviri, responsabile locale della Mezzaluna Rossa (l’equivalente della Croce Rossa), la maggior parte delle vittime si sarebbero registrate nella località di Buin Zahra; circa ottanta persone sarebbero morte solo nel villaggio di Kise Yin, nella provincia di Qazvin; e ad Ismailabad, un villaggio a 10 chilometri a nord di Avaj, sarebbero stati recuperati fra le macerie i corpi di 38 persone, oltre un decimo degli abitanti. Tra queste, la famiglia di Mohsen, un bambino di 12 anni, unico sperstite: "Quando la mia casa e’ crollata, ero appena uscito per andare a scuola. Dentro c’erano i miei genitori, le mie sorelle e mia nonna". La città più colpita sembra essere Qazvin, dove, secondo il suo vice governatore Mohammad Hussein Parvinian, sono andate distrutte circa il cinquanta per cento delle abitazioni. Ingenti le distruzioni anche in una vasta zona a 130 chilometri a nord di Teheran (le scosse sono state avvertite in numerosi quartieri della capitale, ma non ci sono state conseguenze). Stando all’emittente televisiva satellitare ”al-Jazeera”, il terremoto avrebbe investito anche le province del nord dell’Iraq e avrebbe avuto la stessa onda d’urto di 6,3 gradi (la notizia, però, non è stata confermata in via ufficiale da alcuna autorità di Baghdad). Shirzad Bozorgmehr, giornalista iraniano, ha fatto sapere che Esercito e Protezione Civile hanno subito provveduto a inviare tende, viveri, medicinali e ad aiutare le persone sfollate a metter su dei ripari, "ma sembra che il terremoto abbia interrotto numerose strade: le prime operazioni di soccorso si svolgono quindi solo a mezzo di elicotteri". Il professor Fariborz Nateghi, consigliere del governo, attribuisce parte della colpa alle tecniche di costruzione dei villaggi: "Vengono edificati con tecniche troppo antiche. Si tratta per lo più di costruzioni a un solo piano, fatte di mattoni impastati col fango. I muri cedono e il soffitto collassa. Sono case killer. L’Iran poi è un Paese ad alto rischio sismico e tra i più colpiti al mondo da terremoti. Non c’è niente che si possa fare per prevenire questi disastri". Secondo gli esperti, il fenomeno si spiega con la pressione esercitata dalla piastra tettonica del subcontinente indiano contro quella dell’Eurasia, la stessa frizione che nell’arco di 70 milioni di anni ha determinato la formazione della catena montuosa dell’Himalaya. Dal 1991 a oggi, l’Iran è stato colpito da 950 terremoti che hanno complessivamente provocato 17.600 morti e 53.000 feriti. L’ultimo grave risale al 1997: 1.600 vittime in un’area vicina al confine afghano. Tra i più gravi sismi degli ultimi 40 anni, quello del 1 settembre 1962 (11.000 morti, 200 villaggi distrutti nella regione di Qazvin); 31 agosto 1968 (10.000 morti nella provincia di Khorassan, nord est del paese); 10 aprile 1972 (5.044 morti nella regione meridionale di Ghir); 16 settembre 1978 (25.000 morti nella regione orientale, totalmente distrutta la città di Tabass con 15.000 vittime); 10 maggio 1997 (1.560 morti in una scossa di 7,1 gradi della scala Richter, circa 65.000 persone senza tetto, oltre 150 villaggi nell’Iran orientale distrutti). Il sisma che ha provocato più vittime nella storia dell’Iran, rimane quello del 21 giugno 1990: magnitudo pari a 7,3 Richter, quasi 40.000 morti nella valle di Rudbar, regione settentrionale, un’area di 2.100 chilometri quadrati devastata, 27 città e 1.871 villaggi comppletamente distrutti.