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 2002  luglio 24 Mercoledì calendario

Continua la caccia agli stupratori di Mukhtaran, la diciottenne insegnante di Corano violentata da quattro uomini il 22 giugno scorso a Meerwala, piccolo paese nella provincia del Punjab (circa 610 chilometri a sudovest di Islamabad)

Continua la caccia agli stupratori di Mukhtaran, la diciottenne insegnante di Corano violentata da quattro uomini il 22 giugno scorso a Meerwala, piccolo paese nella provincia del Punjab (circa 610 chilometri a sudovest di Islamabad). Lo stupro, ricordiamo, era stato commissionato da un consiglio del posto perché suo fratello Shakoor, già sodomizzato dai quattro, aveva avuto una relazione con una ragazza più grande e appartenente a una casta superiore. La polizia, per ora, ha annunciato l’arresto di uno degli uomini specificando "che sembra faccia parte dello stesso consiglio che aveva ordinato la barbara sentenza". Ma pare che la polizia stessa, oggi, sia nel mirino della giustizia: è di ieri infatti la notizia dell’arresto di un ispettore, accusato di negligenza per non aver ordinato ai suoi uomini di arrestare il clan al momento della violenza su Shakoor. "Se li avessero arrestati in quel momento" - scrive la stampa locale - "avrebbero evitato la violenza su Mukhtaran". L’intera provincia del Punjab si dichiara indignata e la giovane, che dopo lo stupro era stata costretta a tornare a casa completamente nuda tra le braccia del padre, minaccia il suicidio: "Mi sento un’aliena nel mio stesso villaggio. Se non verrà fatta giustizia al più presto, mi toglierò la vita". Il governo, per il momento, le ha consegnato un risarcimento di cinquemila rupie (circa ottomila euro). E mentre il Punjab esprime "tutto lo sdegno per il caso di Mukhtaran", nessun commento arriva invece per quanto è accaduto la notte di giovedì scorso, ancora una volta in un villaggio del Punjab. Zahid Mahmood Aktar, 48 anni, pachistano, è stato lapidato da centinaia di persone perché accusato di blasfemia da un leader spirituale del posto. Secondo la ricostruzione del giornale locale ”Dawn”, Aktar era già stato condannato nel 1994 "per frasi ingiuriose contro il Corano", e sembra che la sera di giovedì abbia discusso animatamente con più persone del villaggio e provocato l’ira di alcuni per essersi proclamato ”l’ultimo dei profeti dell’Islam”. Poco dopo, durante la preghiera, dall’altoparlante della moschea è partito l’ordine di ucciderlo in nome di Allah. Armati di bastoni e pietre, centinaia di abitanti hanno raggiunto l’uomo, lo hanno trascinato in un parchetto della provincia, lo hanno lapidato e linciato. I familiari della vittima hanno sepolto il corpo senze esporre denunce, presumibilmente per timore di rappresaglie. La polizia ha comunque aperto un’inchiesta.