"Specchio" 27/7/2002, 27 luglio 2002
«Quando poi il cardo fiorisce e la canora cicala posata su un albero spande la sua acuta canzone, allora le capre sono più tonde e il vino più buono; e le donne sono più lascive che mai, dacché Sirio brucia la testa e le ginocchia, e la pelle è secca per il calore
«Quando poi il cardo fiorisce e la canora cicala posata su un albero spande la sua acuta canzone, allora le capre sono più tonde e il vino più buono; e le donne sono più lascive che mai, dacché Sirio brucia la testa e le ginocchia, e la pelle è secca per il calore. Ebbene, possa avere allora l’ombra di una roccia ed il vino Biblino, ed una focaccia impastata con il latte, e latte di capre asciutte, e carne di giovenca nutrita nei boschi, e di capretti primogeniti; versa pure vino rosso, stando all’ombra seduto, con il cuore sazio di cibo, volgendo il viso al soffio del vivace Zefiro: da una fonte che scorra sempre perenne, e che sia pura, versa tre parti d’acqua, e la quarta mettila di vino!» (Esiodo, "Le opere e i giorni").