15 ottobre 2002
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Kahneman Daniel
• . Nato a Tel Aviv (Israele) il 5 marzo 1934. Economista-Psicologo. Premio Nobel 2002. «Usa continuamente per spiegare le scelte comportamentali umane: frame, cornice. E di effetto ”framing” sono zeppe le sue ricerche che gli hanno valso il massimo riconoscimento mondiale nel suo campo, ”per essere stato capace di integrare elementi della ricerca psicologica con quelli della scienza economica, nei contesti di incertezza”. ”E’ la cornice nella quale l’individuo colloca le sue scelte, a parità di condizioni, che determina i differenti comportamenti”, spiega [...] Nato a Tel Aviv, doppia cittadinanza, israeliana e americana, si è laureato in Psicologia all’università di Gerusalemme (’sono uno psicologo non un economista”, ci tiene a sottolineare) e vive negli Usa, dove insegna Affari Pubblici all’università di Princeton, nel New Jersey. [...] ”Numerosi esperimenti condotti da me e dal mio amico e collega Amos Tversky, scomparso nel 96, mostrano come gran parte delle nostre decisioni si fondino su intuizioni erronee. E come dietro decisioni apparentemente razionali si nascondano forti pregiudizi. Per esempio si tende a vedere delle regole all’interno di fenomeni che invece non ne hanno. Come quando tiriamo una moneta e giochiamo a testa o croce. Può venire testa tante volte consecutivamente. Oppure testa e croce alternativamente. Ma senza nessuna regola. Anche se molti si illudono che una regola ci sia. Per esempio in una serie di numeri tendiamo a considerare più realistica la serie 010110 invece di quella 000111, quando, al contrario, sono altrettanto probabili [...] Due descrizioni di un problema, palesemente equivalenti, se esaminate contemporaneamente, determinano scelte diverse se vengano proposte separatamente. Se io dico che il tasso di mortalità di un intervento chirurgico, nell’arco di sei mesi, è del 10 per cento, oppure dico che il tasso di sopravvivenza è del 90 per cento, dico la stessa cosa. Ma la prima affermazione incute molto più timore della seconda. Dalla ricerca emerge che i pazienti tendono ad evitare l’intervento se è descritto in termini di tasso di mortalità, anziché di sopravvivenza. Gli effetti framing costituiscono una prova importante che sconfessa i modelli razionali, basati su quella che noi chiamiamo illusione di focalizzazione [...] Le persone tendono ad avere un comportamento sempre simile fino a che le circostanze non lo inducono decisamente a cambiare. Abbiamo osservato, però, un fenomeno interessante, che nei momenti di crisi può diventare particolarmente istruttivo. Negli investimenti individuali le donne hanno molto più naso degli uomini. Abbiamo paragonato un gruppo di uomini e un gruppo di donne che facevano investimenti in azioni da un brooker. Gli uomini compravano e vendevano molto più delle donne. E vendevano le azioni che andavano meglio tenendosi quelle in difficoltà, nella speranza che un giorno sarebbero andate meglio. Le donne, invece, si agitavano meno. E la minor foga nel vendere e comprare ha dato, nel tempo, risultati economici decisamente migliori [...] Un gruppo di soggetti in possesso di una tazza da tè ed un altro gruppo, in possesso di una certa quota di denaro, hanno dovuto partecipare ad una transazione. Fissare il prezzo di vendita i primi e quello di acquisto i secondi. E’ risultato che le persone chiedono molti più soldi per privarsi di un oggetto posseduto di quanto siano disposti a spendere per comprare lo stesso oggetto. Con questa simulazione è stata eliminata, naturalmente, l’influenza della componente affettiva intrinseca agli oggetti che possediamo [...] Alcuni anni fa, prima dell’11 settembre, abbiamo chiesto ad un campione di cittadini americani se sarebbero stati disposti a pagare una polizza sulla vita in vista di un viaggio in Europa. Ad un altro campione, che stava sempre andando in Europa, abbiamo chiesto se erano disposti a pagare un’assicurazione per il caso di morte nell’eventualità di un attentato terroristico. Cosa abbiamo scoperto? Che quelli del secondo gruppo erano disposti a pagare più di quelli del primo. La gente aveva, anche in quel periodo, paura del terrorismo. Ed era più disponibile ad una polizza limitata al terrorismo che non ad una polizza più allargata, che avrebbe compreso anche il terrorismo”» (Carlo Brambilla, ”la Repubblica” 15/10/2002).