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L’importanza dei treni nella guerra civile americana. Gli alimenti in scatola. Significato di Dixies.
• A proposito della Guerra di secessione americana, scoppiata quest’anno (vedi 15 aprile), si tratta del primo conflitto in cui i treni hanno un ruolo importante, visto che sia i nordisti che i sudisti usano le ferrovie per spostare uomini e materiali.• La Guerra di secessione americana imprime un forte sviluppo agli alimenti in scatola, ai quali i nordisti ricorrono per rifornire di cibo le truppe. Fino a questo momento s’era sperimentato il sistema degli alimenti in scatola per salmone, granchi e ostriche (a Boston e a New York) (Irene Maria Scalise, la Repubblica 6/6/2007).• “Dixies” (vedi 12 aprile) definisce gli undici stati del sud che proclamarono la secessione dal nord tra il dicembre del 1860 e il febbraio del 1861: Carolina del sud, Mississippi, Florida, Alabama, Georgia, Louisiana, Texas, Virginia, Arkansas, Carolina del nord e Tennessee. Tra gli esponenti dixie più celebri al Senato si ricordano James Byrnes (Carolina del sud) e Harry Byrd (Virginia) (Sam Tanenhaus, Il Foglio 13/2/2013).
Due settimanali dominano il mercato americano dei giornali
Il mercato americano dei giornali è dominato da due settimanali illustrati pubblicati a New York: Frank Leslie’s Illustrated Newspaper e Harper’s Weekly. Frank Leslie era lo pseudonimo di Henry Carter, un inglese emigrato negli Stati Uniti dopo aver diretto il reparto incisioni dell’Illustrated London News, il primo e più prestigioso settimanale illustrato del mondo. Il suo Leslie’s iniziò le pubblicazioni nel 1855, e già prima della guerra di Secessione vantava tirature di oltre 100 mila copie, con edizioni speciali che arrivavano a 300 mila (Harry Katz, National Geographic 5/2012).
Le matite Faber. Samuel Wilson progenitore del simbolo nazionale
• A New York, sull’East River, all’angolo tra la 41esima e la 43esima, Eberhard Faber ha fondato una fabbrica di matite.• Il Congresso Usa ha riconosciuto ufficialmente che Samuel Wilson è un progenitore del simbolo nazionale. Samuel Wilson sarebbe “lo zio Sam”, personificazione degli Stati Uniti, un uomo anziano vestito con i colori della bandiera americana, pantaloni a righe e cappello con fascia stellata. La tradizione riconduce l’origine del simbolo alla guerra anglo-americana del 1812-1815. Le truppe statunitensi ricevevano la carne in barili con la sigla ”U.S.”. Scherzando sul senso della sigla, i soldati dicevano che stesse per ”Uncle Sam”, cioè zio Sam, in riferimento al fornitore dell’esercito, Samuel Wilson. Per estensione Zio Sam è poi diventata un’espressione comune per indicare il governo federale. Nell’iconografia, lo Zio Sam non ha però i suoi tratti somatici: nella guerra di Secessione (1861-65) assomigliava ad Abramo Lincoln, mentre nei poster di reclutamento per la prima guerra mondiale aveva il volto di James Flagg, l’artista autore del disegno (Focus, gennaio 2009).
3 gennaio 1861
Il Delaware è contro alla secessione
Il Delaware vota contro la secessione dagli Stati Uniti.
9 gennaio 1861
Il Mississipi lascia l’Unione
• Il Mississipi, dopo la South Carolina - che è uscita quindici giorni fa -, è il secondo stato americano ad abbandonare l’Unione. Abraham Lincoln, il presidente contestato dai secessionisti, si insedierà alla Casa Bianca il prossimo 4 marzo.
10 gennaio 1861
La Florida lascia l’Unione
Anche la Florida ha lasciato l’Unione (vedi le notizie di ieri).
11 gennaio 1861
L’Alabama lascia l’Unione
• L’Alabama è il quarto stato ad uscire dall’Unione (secessione).
19 gennaio 1861
La Georgia lascia l’Unione
• La Georgia è il quinto stato ad uscire all’Unione (secessione).
26 gennaio 1861
La Louisiana lascia l’Unione
• La Louisiana è il sesto Stato ad uscire all’Unione (secessione).
1 febbraio 1861
Il Texas settimo stato a lasciare l’Unione
Dopo la Carolina del Sud, il Mississipi, la Florida, l’Alabama, la Georgia e la Louisiana, anche il Texas ha lasciato l’Unione.
4 febbraio 1861
Nasce la Confederazione
• A Montgomery (Alabama) è formata la Confederazione degli Stati d’America (sudisti).
8 febbraio 1861
Congresso dei secessionisti a Montgomery (Alabama)
La secessione di Sud Carolina, Mississippi, Alabama, Georgia, Louisiana e Texas è ufficiale. I rappresentanti dei sei stati sono riuniti oggi a Montgomery, in Alabama. Essi hanno fondato la Confederazione degli Stati d’America, adottato una nuova Costituzione (però non dissimile da quella degli Stati Uniti), eletto presidente Jefferson Davis e scelto come capitale Atlanta. La questione di cui questi stati non vogliono nemmeno sentir parlare è quella della liberazione degli schiavi, che Abraham Lincoln, eletto presidente lo scorso novembre e pronto a insediarsi alla Casa Bianca il prossimo 4 marzo, propugna da anni. Gli schiavi sono in tutto quattro milioni. La loro liberazione regalerebbe al nord industriale una formidabile massa di lavoratori a poco prezzo e determinerebbe il collasso dell’economia del sud, tutta basata sulla coltivazione del cotone (leggi qui l’articolo di Mario Cervi sulle ragioni dei sudisti).
21 febbraio 1861
Lincoln è arrivato a Washington
Abraham Lincoln, eletto presidente degli Stati Uniti lo scorso 6 novembre, è giunto in gran segreto a Washington, dove dovrà prestare giuramento. Non cessano le minacce provenienti dagli stati del Sud. A Baltimora hanno tentato di ammazzarlo • «Noi vedemmo arrivare sulla piattaforma una magra, ossuta figura lunga sei piedi e quattro pollici (1 m. 90 cm.) un po’ curva, dondolante, sgraziata, vestita con nessun garbo e che aveva un modo di gesticolare che destava il riso. Questa figura era Lincoln. Egli ha una faccia che inquieta. È brutto e piace. Quando parla fissa in faccia alle persone i suoi occhi grigi, fondi ed acuti che brillano sotto la folta incolta capigliatura, sotto la fronte vasta, solcata di molte rughe. Ha la bocca larghissima, le labbra, specialmente la inferiore, grosse; il naso lungo e forte; le braccie smisurate e alle mani enormi soltanto i suoi enormi piedi possono essere paragonati» (ritratto di Lincoln nel 1858, scritto da John Russel, corrispondente del Times, nel resoconto di un dibattito col giudice Douglas il quale sosteneva che l’abolizione dello schiavismo avrebbe ridotto il Sud in miseria. A questo Lincoln rispondeva: «Se la schiavitù non è un crimine niente è un crimine») • «Era lungo e magro, camminava dinoccolato, aveva mani e piedi enormi» (Antonio Agresti).
23 febbraio 1861
Il Texas lascia l’Unione
• Il Texas è il settimo Stato ad uscire dall’Unione (secessione).
4 marzo 1861
Abraham Lincoln nuovo presidente Usa
Abraham Lincoln, 51 anni, repubblicano del Kentucky, sedicesimo presidente degli Stati Uniti d’America, ha giurato oggi su una Bibbia che gli è stata prestata dal cancelliere della Corte suprema, Thomas Carroll. La Bibbia personale di Lincoln (con gli altri oggetti personali) è ancora in viaggio da Springfield (Illinois) dove vive il presidente. Nel 1857 Carroll aveva regalato la Bibbia su cui giurare anche al presidente uscente, James Buchanan • James Buchanan, presidente dal 1857, scapolo, per un decennio aveva vissuto con un collega, inseparabili (Matteo Persivale, Corriere della Sera 27/6/2015) • «Se lei, caro signore, è felice di entrare in questa casa quanto io lo sono di lasciarla, lei è l’uomo più felice della Nazione» (James Buchanan, presidente uscente degli Stati Uniti d’America al suo successore Abraham Lincoln, L’Indipendente 24/10/2004 • «Nel discorso inaugurale, quando ancora non era stato sparato un solo proiettile, Lincoln cercò di rassicurare gli stati del sud dicendo che i loro diritti, compresi quelli di possedere gli schiavi, sarebbero stati protetti: “Non ho nessun obiettivo, diretto o indiretto, di interferire con l’istituzione della schiavitù negli stati dove esiste”, disse Lincoln. Ma dal punto di vista costituzionale, ricordò il neo presidente, “non ci possiamo separare”, nessuno stato può “uscire in modo legale dall’Unione”» (Christian Rocca, leggi qui tutto l’articolo).
Lincoln alla Casa Bianca
• Abraham Lincoln, 16° presidente degli Stati Uniti, inizia il suo mandato: nato il 12 febbraio 1809 in Kentucky, figlio di contadini, avvocato, è stato eletto con appena il 39% del voto popolare, ma facendo l’en plein negli Stati del Nord (con l’eccezione del New Jersey). La first lady, Mary Todd, è nata il 13 dicembre 1818 a Lexington, Kentucky. Hanno tre figli: Robert (1843), William (1850), Thomas (1853). Il quarto, Edward, è morto a quattro anni (1846-1850). Vicepresidente è Hannibal Hamlin.
La foto ufficiale di Lincoln è un falso
Per il ritratto ufficiale del presidente si è scelto di sovrapporre la sua testa a quella di un John Calhoun, che aveva maggiormente il physique du rôle da presidente (Serena Danna, Il Sole 24 Ore, 5/1/2010).
6 maggio 1862
Morte dello scrittore americano Henry Thoreau
A Concord, nel Massachusets, è morto lo scrittore americano David Henry Thoreau, di 44 anni. Era tubercolotico e una polmonite contratta tre anni fa al termine di un’escursione notturna ne avevano compromesso per sempre lo stato di salute. Sapeva di doversene andare e aveva accettato con serenità il suo destino. A una zia Luisa che gli chiedeva, nelle ultime settimane, se fosse in pace con Dio, aveva risposto: «Non mi risulta che abbiamo mai litigato».
Martedì 11 marzo 1941
Gli Stati Uniti varano la Legge Affitti e prestiti
Gli Stati Uniti varano il Lend-Lease Act (in italiano "Legge Affitti e prestiti") che permette al Presidente degli Stati Uniti di «...vendere, trasferire titoli, scambiare, dare in affitto, prestare, o disporre in altra maniera, a ognuno dei governi [la cui difesa è ritenuta vitale per la difesa degli Stati Uniti stessi dal Presidente] qualsiasi articolo da difesa.» Firma di Franklin D. Roosevelt.
ottobre 1941
Gli americani prestano un miliardo agli inglesi
Nell’ambito della Legge Affitta e vendi, gli Stati Uniti stanziano un miliardo di aiuti per il Regno Unito
Martedì 10 marzo 1942
Estensione della legge “Affitti e prestiti” all’Iran
• Il governo USA dichiara che i benefici della legge “Affitti e prestiti” possono essere estesi all’Iran. [Salmaggi e Pallavisini] (Salmaggi e Pallavisini)
Lunedì 21 settembre 1942
L’imperatrice Fawzia sulla copertina di Life
Cecil Beaton fotografa l’imperatrice di Persia, Fawzia, e la foto finisce sulla copertina di Life incantando migliaia di persone in tutto il mondo. Beaton disse: «È una Venere Orientale, dall’ovale del volto perfetto, la carnagione pallida e gli occhi blu» (wikipedia)
Diretto controllo USA degli aiuti diretti all’URSS via Iran
• Gli Stati Uniti si assumono la responsabilità diretta del controllo degli aiuti inviati all’URSS attraverso l’Iran. [Salmaggi e Pallavisini] (Salmaggi e Pallavisini)
Giovedì 1 aprile 1943
L’aviazione USA assume il controllo dell’officina di Abadan
• Iran. L’aviazione americana assume la responsabilità, finora affidata a un’impresa privata, di una grossa officina, situata ad Abadan, per il montaggio degli aerei che gli USA forniscono all’Unione Sovietica. [Salmaggi e Pallavisini] (Salmaggi e Pallavisini)
Martedì 4 gennaio 1944
Le pretese di inglesi, americani e russi sull’Afghanistan
Sotto il titolo «Inghilterra, Stati Uniti e Unione sovietica si dividono l’Afganistan» il giornale Duma pubblica la seguente notizia da Istanbul: «Si apprende da fonte autorizzata che l’Inghilterra, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno deciso alla Conferenza di Teheran di dirigere all’Afghanistan una richiesta comune, allo scopo dl ottenere una garanzia dei loro interessi e delle loro concessioni, analogamente a quella conseguita nell’ Iran. Gli Stati Uniti pretenderebbero le concessioni petrolifere nonché i relativi mercati, l’Unione sovietica le restanti materie prime e prodotti, mentre l’Inghilterra esigerebbe la concessione del controllo su tutto il movimento postale e telegrafico dell’Afghanistan. Mentre l’Inghilterra si interessa vivamente ai confini settentrionali dell’India e alla loro sicurezza, pretende in pari tempo il monopolio dl tutte le vie e mezzi di comunicazione dell’Afghanistan. Quale contropartita per queste richieste l’Inghilterra, gli Stati Uniti e l’Unione sovietica si dichiarano disposti a riconoscere l’odierno Governo afgano e a garantirgli piena indipendenza in tutte le questioni inerenti all’esercito, all’economia e alla finanza. «Nel sottoporre queste richieste le tre Nazioni dirameranno una dichiarazione comune circa l’indipendenza dell’Afghanistan analoga a quella dell’Iran, dato che esse intenderebbero metter piede su larga scala nell’Afghanistan nei primi giorni di quest’anno» (dal Corriere della Sera).
Sabato 2 settembre 1944
Termina il programma della Legge Affitti e prestiti
Gli Stati Uniti pongono improvvisamente fine al programma di aiuti previsto dalla Legge Affitti e prestiti (Lend-Lease) varata nel 1941. Un totale di 50,1 miliardi di dollari in materiale fu fornito agli Alleati.•11,3 miliardi all’Unione Sovietica; • 3,2 miliardi alla Francia; • 1,6 miliardi alla Cina. Alla Gran Bretagna fu venduto materiale al 10% del valore, con un interesse del 2% pagabile in 50 anni. Il debito inglese per questo ammontava inizialmente 1.075 milioni di sterline, ridotte poi a 42,5 milioni pagabili entro l’anno 2006. Secondo gli accordi con l’URSS per il Lend-Lease, tutti i sistemi di armamento dovevano essere restituiti agli USA alla fine delle ostilità, oppure distrutti sotto supervisione statunitense. Un gran numero di aeromobili fu così distrutto. Numerosi mezzi navali furono invece restituiti agli Stati Uniti negli ultimi anni quaranta. I rimanenti materiali bellici e i debiti residui del Lend-Lease pesano tuttora sulle relazioni Russo-Americane.
Lunedì 16 ottobre 1944
I russi cercano di impossessarsi del petrolio iraniano
STOCCOLMA - Gli sforzi sovietici per entrare in possesso delle concessioni petrolifere nel nord dell’ Iran vengono considerati dal giornale londinese Observer come azione preliminare per creare, nel dopoguerra, una Russia esportatrice di petro. lìo sul mercato mondiale. Il giornale dichiara, inoltre, che le ragioni economiche, che vorrebbero giustificare questa nuova presa di posizione sovietica, non consistente in una accresciuta penuria di petrolio in Russia, lasciano intravedere l’intenzione del Governo di Mosca di esportare il petrolio. L’ Iran deve quindi attendersi, conclude il giornale, nuove richieste di concessioni petrolifere, non soltanto da parte dell’Unione sovietica, ma anche da parte degli Statunitensi che sono interessati ai giacimenti di petrolio esistenti nelle regioni sud-orientali- dell’Iran. (Corriere della sera del 17 ottobre)
Martedì 17 luglio 1945
Gli americani se ne vanno dall’Iran
WASHINGTON - Le truppe americane che controllavano il passaggio di milioni di tonnellate di rifornimenti bellici diretti all’Unione Sovietica attraverso l’ Iran, ricco di petrolio, abbandoneranno questo paese entro novembre, lasciandolo al controllo russo e britannico
Lunedì 26 novembre 1945
Gli Stati Uniti propongono a russi e inglesi di andarsene dall’Iran
WASHINGTON - Gli Stati Uniti, in una nota rimessa oggi all’Unione Sovietica, hanno suggerito a questa di ritirare dall’ Iran le sue truppe, per permettere al Governo iranico di sedare la rivolta scoppiata nelle legioni settentrionali. La nota propone che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, in maniera analoga, ritirino le proprie truppe. Il Governo americano chic de inoltre che al Governo del l’ Iran sia data piena libertà, senza interferenze di autorità militari o civili russe, inglesi od americane, di spostare attraverso il Paese le proprie forze armate, per la conservazione della propria autorità. Nella nota si prospetta la possibilità che i comandanti delle truppe sovietiche nell’ Iran intralcino, senza autorizzazione da parte del loro Governo, i movimenti delle forze iraniche e si richiede che in tal caso il Governo di Mosca dirami istruzioni conformi alle dichiarazioni di Teheran. La stessa nota è stata rivolta anche al Governo di Londra, in quanto reparti sparsi di truppe inglesi si trovano ancora nell’ Iran. Il documento infine constata che l’Iran ha informato gli Stati Uniti della situazione verificatasi in seguito al divieto opposto dalle truppe sovietiche all’ingresso di quelle iraniche nella zona settentrionale per soffocare l’insurrezione. Si apprende anche da Londra che l’ambasciatore britannico a Mosca, Clark Kerr, ha richiamato l’attenzione del commissario sovietico agli Esteri, Molotov, sui recenti disordini in Persia, in relazione al trattato anglo-sovietico che riguarda l’Iran. È stato comunicato a Londra che il passo di Kerr ha avuto luogo dietro istruzioni del Governo britannico.
Venerdì 27 settembre 1946
Chiusa la biblioteca dell’ambasciata Usa di Belgrado
L’Ambasciata degli Stati Uniti ha deciso di chiudere la propria sala’ di lettura pubblica e gli uffici d’informazione in seguito a una nota del Governo jugoslavo che chiedeva venisse preso d’ urgenta tale provvedimento. Parlando in proposito a una conferenza stampa l’ambasciatore Patterson ha dichiarato: « Siamo spiacevolmente sorpresi del gesto del Governo jugoslavo, che esige la chiusura di un ufficio culturaledi unoo dei suoi maggiori alleati. Per quanto ne sappia non è stato presentato alcun plausibilemotivo »» Il Neil) York Times sotto il titolo « La cortina di ferro di Tito > scrive: «La domanda del Governo jugoslavo è l’am. missione che un:- leggero soffio di libera espressione di parola non può esistere là dove visre una dittatura totalitaiia II regime di Tito deve apparire infallibile. Tito governa con utra guardia di ferro .dietro la tenda. L eliminazione delle informazioni di fonte americana non e segno di forza ma di debolezza »
Mercoledì 20 agosto 1947
Gli Stati Uniti, la Turchia e la penisola arabica
Che politica vogliono seguire in Medio Oriente gli americani? Leggi qui l’articolo di Alfio Russo
Lunedì 2 agosto 1948
Il declino dell’impero britannico
«Oggi, dovunque la potenza inglese cede o minaccia di franare, tocca alla potenza americana accorrere a puntellarla o a sostituirsi ad essa. E se non lo fa, un’altra potenza si affretta a colmare il vuoto: e questa è una potenza ostile. Disse Lionel Gerber nel suo libro Peace by Power: “La potenza non scompare mai; e se tu non vuoi averla o esercitarla altri vorrà. Tu puoi subire gli effetti della potenza come un soggetto passivo, o puoi esercitarla come agente attivo. Ma non si sfugge. Non c’è immunità”. Cosi sta accadendo in Asia. Ivi la potenza inglese è in ritirata su tutto il fronte, e ad ogni passo indietro che essa ha fatto, gli Americani hanno applaudito con entusiasmo. E non capivano che, per ogni passo indietro che faceva la potenza inglese, la potenza sovietica ne avrebbe fatto uno avanti» (Augusto Guerriero sul Corriere della Sera).
Venerdì 3 settembre 1948
L’Iran, il petrolio e le tre potenze che se lo vogliono prendere
«Grande quanto mezza Europa continentale – eccettuata la Russia – segnata di deserti salati, di montagne da favola pietrose e brulle, con una popolazione di quindici milioni di abitanti di cui il novanta per cento muore pressoché di fame, la Persia è uno dei Paesi più ricchi del mondo. Secondo i geologi contiene la maggior riserva di petrolio esistente sulla terra. Il pozzo n. 22 dell’Anglo Iranian Oil Company nel campo petroliero di Haft Kehl è forse il pozzo più produttivo del mondo, raggiungendo un totale di produzione annua di circa diecimila tonnellate. Lo stesso campo dì Haft Kehl è il secondo giacimento petrolifero del mondo con una produzione complessiva di nove milioni di tonnellate annue ricavate da 24 pozzi, mentre il primo del mondo, l’East Texas Field. produce 17 milioni di tonnellate annue ma da ben ventiquattromila pozzi. Il petrolio sale dal grembo di quella terra silenzioso, caldo, sospinto dalla forte pressione del gas senza che occorra nemmeno pomparlo...»Leggi qui l’articolo di Clara Falcone
Venerdì 11 novembre 1949
Lo scià di Persia e la sua prossima visita negli Stati Uniti
Negli ambienti diplomatici della capita americana si prevede che entro due anni la Russia Sovietica entrerà in una « fase di espansione » verso il Medio Oriente. Questa minaccia sovietica deve essere verosimilmente il motivo determinante la visita che lo Scià di Persia compirà negli Stati Uniti la prossima settimana. E’ assai probabile — si osserva — che il giovane monarca dell’Iran, per poco che il Governo americano gli accordi assistenza e fiducia, si dichiari pronto a schierare il proprio Paese apertamente accanto alle Nazioni del mondo occidentale. Effettivamente l’Iran è il punto più vulnerabile nello schieramento del Medio Oriente ed è quello su cui l’Unione Sovietica dovrebbe agire per primo, qualora decidesse di muovere alla conquista di quel settore. Non pochi diplomatici dei Paesi del Medio Oriente ritengono che i primitivi disegni del Cremlino prevedessero un’azione diretta contro la Grecia o la Turchia e che il graduale potenziamento delle due Nazioni mercè l’assistenza americana abbia fatto accantonare tali piani. La situazione dell’Iran è invece rimasta stazionaria al punto da costituire un invito all’aggressione. Questo concetto sarà indubbiamente espresso dallo Scià al Presidente Truman ed al segretario di Stato Acheson. E’ molto probabile che il monarca si dichiari pronto a portare gli effettivi delle forze armate iraniche da centoquindicimila uomini — tanti oggi ne contano — male armati e male equipaggiati, ad un milione di uomini, qualora gli Stati Uniti fornissero alla Persia adeguata assistenza. Finora l’ Iran ha ricevuto ventisei milioni di dollari di materiali bellici americani, tratti da quelli in eccedenza; ed il P.A.M. prevede uno stanziamento di ventisette milioni di dollari complessivi per l’assistenza alla Corea, alle Filippine ed all’ Iran. Però gli stessi capi militari persiani — secondo quanto affermano i circoli diplomatici — non si fanno soverchie illusioni sulla possibilità di far fronte alla Russia anche disponendo di un milione di uomini alle armi. La Persia si servirebbe di questo esercito unicamente per far fronte alla prima minaccia.
Lunedì 14 novembre 1949
Lo Scià resterà un mese negli Stati Uniti
Washington 14 novembre. Il mondo ufficiale di Washington sta preparando accoglienze imponenti al giovane monarca Reza Pahlavi, scià di Persia, il cui Paese, ricco di giacimenti petroliferi, costituisce un centro strategico di prim’ordine sull’immenso scacchiere della "guerra fredda ». Lo scià arriverà all’aerodromo di Washington alle 4 del pomeriggio di giovedì ed inizierà un giro turistico-politico della durata di un mese negli Stati Uniti. L’apparecchio personale del Presidente Truman « Independence » è stato inviato ieri appositamente a Teheran, per trasportare in America il giovane monarca.
Venerdì 18 novembre 1949
Gli Stati Uniti aiuteranno l’Iran
«Mentre a Saint Louis, nella chiesa metodista di Saint John, tra la divertita attenzione di tutta l’America, il vice Presidente Alben Barkley, settantaduenne, impalmava una giovane vedova trentottenne, Jane Carleton Hadley, il Presidente Truman, a Washington, passava una giornata dedicata all’esame di una serie di importanti problemi di politica estera. Il Presidente ha ricevuto alla Casa Bianca lo scià dell’Iran, con cui ha esaminato l’intera situazione del Medio Oriente. Truman ha assicurato al monarca persiano che-gli Stati Uniti intendono fornire al suo Paese aiuti, sia economici, mediante Vappiicazione del « programma del punto quattro », sia militari, nel quadro de l M. A . P. Più tardi lo scià ha partecipato ad una seduta del joint chiefs of staff, lo Stato maggiore americano, in cui gli elementi strategici della situazione nel Medio Oriente sono stati accuratamente esaminati» (Ugo Stille sul Corriere della Sera)
Sabato 17 dicembre 1949
Reza Pahlavi torna in Iran
Un comunicato diramato a Washington dal Dipartimento di Stato informa che lo Scià dell’ Iran, esaurita la sua visita negli Stati Uniti, sarà domani sera a Nuova York per far ritorno in patria. Lunedì il monarca persiano, prima di imbarcarsi, si incontrerà col gen. Dwight Eisenhower.
Venerdì 30 dicembre 1949
Aiuti americani all’Iran
Il presidente Truman e lo Scià dell’Iran, hanno diramato ieri un comunicato collettivo, nel quale gli Stati Uniti riaffermano la loro precisa intenzione di dare alla Persia assistenza economica e di disporre altresì un « certo contributo militare » allo scopo di rafforzare la sicurezza del Paese. Il comunicato è stato emanato in occasione della partenza dello Scià, dopo la sua visita agli Stati Uniti protrattasi per sei settimane. Washington appoggerà le richieste iraniane di prestiti presso la Banca mondiale e provvederà all’assistenza del Paese in base al quarto punto del programma Truman. Ieri mattina lo Scià, prima di salire a bordo di un apparecchio della Compagnia olandese Klm per far ritorno in Patria, ha dichiarato che si recherà a Roma con la sorella, la principessa Fatima, e ripartirà per Teheran il 2 gennaio. Il monarca persiano ha messo in evidenza la grande utilità dei contatti avuti fra lui e Truman. Egli ha aggiunto che vedrebbe con estremo interesse investimenti di capitali americani nel suo Paese. (Corriere della Sera)
Giovedì 31 agosto 1950
Gli Stati Uniti stanziano quattro miliardi in aiuti militari
Nella sua dichiarazione pubblicata oggi, sul fabbisogno di 4 miliardi di dollari in nuove armi per gli aiuti militari destinati alle altre Nazioni, il segretario di Stato alla Difesa, Louis Johnson, specifica che gli stanziamenti supplementari richiesti dal Presidente Truman saranno destinati per le forniture di nuovi equipaggiamenti e per stimolare la già crescente produzione bellica europea. «Le nostre richieste, in base a questo programma — afferma Johnson — insistono in principal luogo su carri armati, artiglierie, apparecchi di aviazione moderni e in genere sulle armi meccanizzate. Più della metà degli stanziamenti dovrebbe essere spesa per la produzione di armi di questa specie ». Secondo la dichiarazione di Johnson 504 milioni di dollari dovrebbero essere devoluti alla prima voce « assistenza militare per i Paesi del patto atlantico » del programma. Un programma supplementare per la stessa voce comprenderà, successivamente, equipaggiamenti militari, addestramento, e infine assistenza in materiali e macchinari per l’avviamento della produzione militare dell’Europa occidentale. Johnson ritiene che nel corrente anno fiscale potranno essere destinati a questo primo capitolo circa 400 milioni Dei quattro miliardi complessivi richiesti, 193 milioni saranno stanziati per l’assistenza militare alla Grecia, alla Turchia e all’ Iran. Per l’Estremo Oriente, e cioè per la Cina, comprese le Filippine, il Dipartimento della Difesa richiede 303 milioni di dollari. Le esigenze immediate derivate dall’aggressione in Coreahanno determinato, secondo il segretario alla Difesa, un inequivocabile bisogno di accelerare l’assistenza militare nell’area della Cina.
Martedì 12 giugno 1951
Mossadeq garantisce a Truman: «Continueremo a vendere il petrolio ai vecchi clienti»
Il Primo ministro Mohammed Mossadeq, a quanto si apprende, oggi ha assicurato al Presidente Truman che la Persia darà la precedenza agli attuali clienti quando assumerà il controllo della Iranian Oil Company. È stato rivelato oggi il testo della risposta inviata ieri da Mossadeq tramite l’ambasciatore americano a Teheran alla recente lettera di Truman che esortava a comporre la vertenza mediante negoziati. La risposta oltre a dare le assicurazioni di cui sopra circa la vendita del petrolio rinnova anche l’accusa che agenti segreti della Anglo-Iranian hanno esercitato pressioni economiche sulla Persia per impedire un miglioramento delle condizioni di vita del popolo. Mossadeq dice che l’ Iran non ha altra scelta che nazionalizzare la compagnia ma vuole rimanere amico della Gran Bretagna.
Domenica 17 giugno 1951
Mossadeq accetta un prestito dagli Stati Uniti di 25 milioni di dollari
Funzionari del Dipartimento di Stato hanno annunciato oggi che la Persia ha comunicato il suo desiderio di accettare il prestito di 25 milioni di dollari da parte della Export-Import Bank. Quando lo scorso settembre si iniziarono le conversazioni, funzionari persiani e la stampa di Teheran espressero il proprio rammarico perché il prestito era inferiore a quelli che gli Stati Uniti avevano concesso ad altri Paesi minacciati dal comunismo. Oggi invece il capo dell’ufficio stampa del Dipartimento di Stato ha dichiarato che il Primo ministro persiano Mossadeq ha fatto sapere al Governo degli Stati Uniti, tramite l’ambasciatore Grady, che ora l’ Iran accetta il prestito.
Giovedì 5 agosto 1954
Decisivo il ruolo degli americani nell’accordo sul petrolio con Teheran
È opinione concorde dei tecnici del petrolio e di funzionari e diplomatici americani che il contributo privato e governativo degli Stati Uniti ha avuto parte essenziale nella soluzione della vertenza anglo-iraniana. L’osservazione è basata non soltanto sul fatto che delle otto società aderenti al consorzio internazionale dei petroli iraniani cinque sono americane — la Standard of New Jersey, la Standard of California, la Texas Company, la Gulf Oil Company e la Socony Vacuum — ma anche e soprattutto sulla importanza dell’intervento governativo americano che servì a superare la complessa congiuntura economica e politica causata dall’insorgere della crisi fra la Persia e la Gran Bretagna. La conclusione dell’accordo dei petroli, a parte il vantaggio di carattere economico che rappresenta per il blocco occidentale, va interpretata come una significativa vittoria di carattere politico (sull’Urss - ndr). L’Iran si trova in un punto nevralgico del sistema difensivo ai margini della cortina di ferro e fino a circa un anno fa era considerato uno degli anelli più deboli della catena di alleati anti-comunisti. L’invio di aiuti americani ha avuto aiich’esso una parte preponderante per consentire al Governo Zahedi di fronteggiare la pesante eredità ricevuta la scorsa estate dalla amministrazione Mossadeq. L’azione di Washington non si fermò qui. Quando furono avviate le trattative fra le otto società del costituendo consorzio e il Governo iraniano da una parte e quello inglese dall’altra, l’opera delle autorità americane non fu meno efficace: Herbert Hoover junior, inviato straordinario del Dipartimento di Stato, attraversò l’Atlantico 14 volte per contribuire al buon esito delle laboriose trattative, svoltesi a Teheran, Londra e Washington. Per quanto manchino ancora precisazioni ufficiali, le cinque società americane saranno interessate per il 40 per cento al nuovo consorzio. Medesima aliquota avrà l’Anglo-Iranian Oil Co.; il 14 per cento avrà la società olandese Royal Dutch Shell ed il 6 per cento la Compagnie Frangaise des Petroles. Da parte ufficiosa americana si stima che occorreranno da cinquanta a sessanta milioni di dollari per riattivare gli impianti petroliferi iraniani. L’impresa si calcola che potrà dare i suoi primi frutti col primo gennaio 1955.
Sabato 5 marzo 1955
L’America vorrebbe che anche l’Iran aderisse al Patto di Baghdad
La conclusione del patto di alleanza turco-irakeno ha irritato il Governo del Cairo nella stessa misura che ha soddisfatto i Governi di Washington e Londra. Si dice che l’America abbia gradito un suggerimento fatto dal Governo di Bagdad (Iraq), un indiretto invito a Washington e a Londra per aderire al patto turco-irakeno. La prospettiva di un’adesione americana vera e propria non è molto gradita in questo particolare momento perché il Senato di Washington non desidera ampliare gli impegni degli Stati Uniti. Ma l’Inghilterra invece potrebbe aderirvi, sia per sostituire in tal modo il patto anglo-irakeno che sta per scadere, e dal quale deriva il suo diritto agli aerodromi di Mesopotamia, sia per fare una amichevole affermazione di prestigio in concorrenza con l’America. Diciamo cosi perché i due Paesi anglosassoni, pur operando d’accordo di fronte al pericolo comune, sono sempre animati da spirito di emulazione fra loro. L’America, a quel che sembra, vorrebbe spingere anche la Persia a unirsi coi turchi, gli irakeni e gli eventuali nuovi associati del gruppo. Ma la Persia ha proprio ora ottenuto dalla Russia una lieve rettifica di frontiera ed esita a stuzzicare il potente vicino. Prima di aderire, il Governo di Teheran chiederebbe di essere messo in grado di equipaggiare il proprio esercito almeno allo stesso modo di quello turco. (Corriere della Sera)
Giovedì 26 luglio 1956
Perché gli americani hanno rinunciato al finanziamento della diga di Assuan
[...] Nasser aveva cambiato musica: aveva fatto dalla Radio la campagna contro l’America e l’Occidente e la propaganda per la costituzione dell’Impero egiziano in Africa. Ma l’aggressività e l’imperialismo di Nasser non sarebbero bastati a dissuadere Foster Dulles, se non si fosse costituita in America una potente coalizione contro l’Egitto: i democratici del sud, che sono sempre strenui difensori degli interessi cotonieri; i rappresentanti della comunità ebraica delle grandi città, il cui peso, alla vigilia delle elezioni, è molto importante; e, infine, gli elementi di destra ostili per principio a che si diano aiuti a Paesi che si rifiutino di assumere un atteggiamento risolutamente anticomunista. La conclusione è stata che, la sera del 19, che i governi americano e inglese hanno comunicato al Cairo che ritiravano la loro offerta di assistenza finanziaria per i lavori della diga [...] Leggi qui tutto l’articolo di Ricciardetto
Martedì 30 ottobre 1956
Suez, gli americani all’Onu sconfessano gli anglo-francesi
L’avanzata delle truppe israeliane nella Penisola del Sinai non ha solo aperto il conflitto armato tra Israele ed Egitto, ma ha precipitato contemporaneamente una crisi diplomatica assai grave tra gli Stati Uniti e gli anglo-francesi. Questo è l’elemento centrale emerso in una giornata di estrema e spesso confusa tensione sia a Washington, sia al « Palazzo di Vetro » dell’O.N.U. a Nuova York, in cui gli avvenimenti sono venuti accavallandosi a ritmo rapidissimo. Cosi si è potuto assistere allo spettacolo paradossale del delegato sovietico Arkadi Sobolev che si è allineato sul testo di risoluzione proposto all’O.N.U. dal delegato americano Cabot Lodge, mentre i rappresentanti di Londra e Parigi insistevano perché la mozione di Lodge, che chiedeva la cessazione delle ostilità e il ritiro delle truppe israeliane al di là della frontiera non venisse sottoposta al voto...Leggi qui l’articolo di Ugo Stille
Giovedì 7 febbraio 1957
Re Saud negli Stati Uniti
«Re Saud è stato accolto con grandi onori a Washington (ma non a Nuova York). In fondo, è il Presidente Eisenhower che ha da far la corte a lui, e non lui al Presidente. È vero che egli, a forza di dissipazioni e di prodigalità, è sempre a corto di quattrini. Ma l’America ha bisogno della sua amicizia assai più di quanto egli abbia bisogno di dollari. E le ragioni che rendono preziosa per l’America la sua amicizia sono tre. La prima: Dharan. La seconda: il petrolio. La terza: il fatto che il suo denaro è la pietra fondamentale su cui è costruita l’associazione dei Paesi anti-occidentali del Medio Oriente: «Egitto, Siria, Giordania, Arabia Saudiana; e, se Saud si e staccasse, Nasser si affloscerebbe come un fantoccio vuoto. La diplomazia americana si è sforzata di persuadere, uno dopo l’altro, il ministro degli Esteri del Libano, Saud e il principe ereditario dell’Irak, Abd Il-Illah, della necessità di costituire un blocco di moderati sotto la sua egida. E, per questo suo piano, punta su Saud. Questi, infatti, è nella coalizione anti-occidentale il membro che più probabilmente può essere indotto a staccarsi...» Leggi qui tutto l’articolo di Augusto Guerriero sul Corriere della Sera
Martedì 2 aprile 1957
Cade il governo di Teheran dopo il massacro di tre americani
Le dimissioni del Primo ministro Hussein Ala hanno provocato una situazione gravissima in Persia. In molti ambienti occidentali della capitale persiana si nutre il timore che il Paese sia ad una svolta della sua politica filooccidentale e che la salita al potere del nuovo Primo ministro nominato dallo Scià, Manucheher Eghbal, possa rappresentare un ritorno a certe posizioni di forza che hanno caratterizzato il periodo della permanenza al potere di Mossadeq. L’attuale crisi della situazione persiana si connette direttamente all’ondata di sfiducia che ha colpito il Governo del filo-occidentale Hussein Ala in seguito alla uccisione dei tre americani, i coniugi Carroll ed un loro amico, da parte di banditi appartenenti alle tribù selvagge della zona sud-orientale. In seguito al rinvenimento del cadavere orrendamente mutilato della signora Carroll, avvenuto domenica scorsa in una solitaria e desolata vallata del Belucistan, il capo dell’amministrazione americana degli aiuti all’ Iran ha deciso di sospendere la distribuzione di tali aiuti e tutte le operazioni in corso nella concessione di assistenza alla popolazione iraniana. Pertanto il Governo di Ala si è trovato di fronte alla responsabilità di aver provocato al Paese gravissimi danni. Insieme ad Ala si sono dimessi anche tutti i ministri. L’inseguimento del bandito Dad Shali sulle montagne lungo il confine con il Pakistan continua con grande spiegamento di mezzi; tre uomini, che si presume facessero parte del gruppo che ha ucciso i tre americani, sono stati abbattuti dai reparti di polizia. Ieri sera il Cancelliere Adenauer, che si trova in Persia da alcuni giorni, si è congedato dallo Scià e dall’imperatrice Soraya e questa mattina è ripartito per la Germania.
Giovedì 4 aprile 1957
Gli Stati Uniti entrano nel Comitato militare del Patto di Baghdad
BRUXELLES - Gli Stati Uniti entreranno nel Comitato militare del Patto di Bagdad. Si erano sempre rifiutati di farlo, nonostante gli inviti calorosi di Londra e dei Paesi musulmani del patto: l’Iraq, l’ Iran, la Turchia e il Pakistan. L’America si contentava di far parte del Comitato economico e dell’altro incaricato della lotta contro il sovvertimento comunista nel Medio Oriente. Senza aderire al Patto, ma semplicemente accedendo al Comitato militare, gli Stati Uniti segnano un punto fermo e la decisione costituisce un ammonimento serio per l’Egitto, la Siria e la Giordania, nel caso in cui questi Paesi dovessero rivelare ancora atteggiamenti troppo favorevoli all’Urss.
Domenica 20 dicembre 1959
L’Iran in bilico tra russi e americani
WASHINGTON – L’Iran, dove giunsi dall’India, offre parecchi motivi di riflessione a un americano. Si può quindi saggiare comne un Paese limitrofo dell’Unione Sovietica si possa preservare dall’essere per così dire preso nella sua orbita. La nostra risosta, elaborata nell’era Acheson-Dulles, consiste nel formare un esercito iraniano, nel promuovere l’alleanza militare con la Turchia e col Pakistan, nel dare aiuti finanziari, economici e morali al Governo dello Scià. I dati dei nostri aiuti sono noti e non è un segreto che abbiamo in Iran una missione militare di novecento uomini tra ufficiali e truppa, destinati all’addestramento delle forze iraniane. Abbiamo inoltre un vasto programma di aiuti civili, e colmiamo nel bilancio iraniano un deficit che si aggira sul 20 per cento...Leggi qui l’articolo di Walter Lippmann
1968
Negoziati di pace sul Vietnam
«La biografia si intitola The idealist, (edita da Penguin, Usa) anche se l’autore non tace la tesi di chi sostiene addirittura che Kissinger tramò durante la campagna elettorale del 1968 per far fallire i negoziati di pace in Vietnam Johnson così da non avvantaggiare il democratico Humphrey nel testa a testa per la Casa Bianca con Nixon.»
Frank Sinatra junior
«Frank Sinatra jr. si era dedicato alla carriera musicale fin da subito, tanto che a 19 anni già faceva i primi tour e viveva praticamente on the road (nel 1968 aveva suonato in 47 degli Stati Uniti)»
Gli americani abbandonano la stazione radar di Gunnolfsvikurfjall e aprono una base a Thule
«La stazione radar sul monte Gunnolfsvikurfjall che domina i fiordi affacciati sull’Oceano Artico era stata abbandonata dalla Nato addirittura nel 1968, quando gli Stati Uniti avevano deciso di concentrare gran parte dell’intelligence tecnologica nei bunker della base di Thule, estremo Nord Ovest della Groenlandia: un gigantesco orecchio in grado di percepire ogni movimento e segnale nemico sull’intera regione polare. Così, in piena Guerra fredda, qui il lavoro sporco era affidato ai pattugliamenti dei sommergibili britannici e norvegesi.»
Le pecore elettriche di Philip K. Dick
romanzo di Philip K. Dick Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (1968). Nel romanzo di Dick, ambientato in un immaginario 1992, la terra è un paesaggio post-apocalittico. A San Francisco l’aria mattutina è traboccante di «granelli di polvere radioattivi» così «grigi da oscurare il sole». Tutto il pianeta è contaminato dalla polvere, «la pioggia radioattiva era sporadica e assai variabile». Il cielo degli androidi descritto da Dick è inevitabilmente «vacuo» e «squallido». Esattamente come il mondo e gli esseri umani che sono ancora in vita. Ma che si tratti di uomini o di androidi, in cielo si proiettano sempre fantasie e miserie.
gennaio 1968
Incidente nucleare in Groenlandia
«Più grave l’incidente avvenuto nel gennaio 1968, in Groenlandia. A bordo di un B-52 in missione ricognitiva sopra la base di Thule (uno dei luoghi dove erano ospitati i sistemi per intercettare attacchi missilistici russi) scoppiò un incendio. L’equipaggio si paracadutò fuori dal velivolo, che precipitò sulla banchisa col suo carico di quattro bombe all’idrogeno. Gli esplosivi convenzionali esplosero e il carburante prese fuoco, il ghiaccio si ruppe facendo cadere rottami e pezzi d’arma in mare. Grazie ai dispositivi di sicurezza, nessun nucleo era esploso, ma plutonio e frammenti radioattivi si erano dispersi: tra i ghiacci, dovette essere avviata una massiccia operazione di decontaminazione.»
Venerdì 23 febbraio 1968
Martin Luther King
Discorso di Martin Luther King alla Carnegie Hall.
Mercoledì 31 luglio 1968
Vidal contro Buckley in Best of enemies. Comincia l’era dei talk-show
Va in onda la prima puntata di Best of Enemies: la Abc decide di seguire le convenzioni democratica e repubblicana mettendo uno di fronte all’altro William Buckley, che rappresenta l’opinione conservatrice, e Gore Vidal, testimone di quella liberal. Leggi qui l’articolo di Alessandro Gnocchi
Giovedì 29 agosto 1968
Disordini alla convention democratica
Si chiude la convention democratica, aperta il 26. «La convention democratica del 1968 proprio a Chicago venne sconvolta dalla guerriglia urbana, in un paese infiammato dalle divisioni razziali, dopo gli omicidi di Martin Luther King e Bob Kennedy. Risultato: l’elezione fu vinta dal repubblicano Richard Nixon, inventore della “maggioranza silenziosa”»
Lunedì 1 gennaio 1979
Cina e Stati Uniti riallacciano le relazioni diplomatiche
La Cina e gli Stati Uniti riallacciano ufficialmente le relazioni diplomatiche. È il punto di approdo della "diplomazia del ping-pong" avviata nel 1971.
Mercoledì 3 gennaio 1979
Morte di Conrad Hilton
A Santa Monica, in California, è morto Conrad Hilton, creatore della catena di Hotel Hilton e marito, per un tratto della sua vita, dell’attrice Zsa Zsa Gabor (il figlio invece è stato sposato a Elizabeth Taylor).Leggi qui la biografia di Maurizio Chierici
Conrad Hilton
Venerdì 5 gennaio 1979
Morte di Charles Mingus
Charles Mingus, il più famoso bassista nella storia del jazz, è morto a Cuernavaca, in Messico, all’età di 57 anni, stroncato da un attacco cardiaco. Il corpo è stato cremato. Una tremenda malattia, una sclerosi laterale amiotrofica (Sla), costringeva Mingus su una sedia a rotelle. In Messico si era recato alla fine dell’estate scorsa proprio per tentare una cura.Era nato a Nogales, in Arizona, il 22 aprile 1922. La sua prepotente personalità emersa negli anni Quaranta al tempo del «bop», aveva portato questo eccezionale bassista (ma anche abile pianista) e questo acuto compositore a esercitare un’influenza profonda su tutto il jazz moderno. La sua musica, raffinata e potente, era indirizzata a un costante recupero della tradizione, che in Mingus voleva dire essere più moderno che mai, perché sapeva riflettere, in anni di crisi dei neri d’America, tutte le loro realtà e aspirazioni, dalla politica alla religione (famosa è una sua satira in musica che colpì duramente il governatore razzista Faubus). Nello stesso tempo opere come The black saint and the sinner lady avevano una squisitezza formale quanto meno rara. In quanto al suo pesante strumento, ne sapeva trarre una sonorità da virtuoso. Aveva pubblicato una «scandalosa» autobiografia, Beneath the underdog, «peggio di un cane», in riferimento alla condizione dell’artista nero negli USA. Figura possente, carica di umorismo. Sotto Natale era uscito il suo ultimo disco, Cumba Jazz Fusion, che reca tra l’altro la musica che egli aveva preparato per la colonna sonora del film Todo modo, poi scartata dai produttori italiani i quali avevano preferito ripiegare sul solito Morricone (venne usata solo per l’edizione americana). L’ultima apparizione in pubblico era stata in giugno, a un concerto di jazz alla Casa Bianca, quando il presidente Carter aveva invitato i massimi jazzisti d’America. Ma Mingus non aveva potuto esibirsi: era rimasto, tutto il tempo, sulla sua sedia a rotelle, anche se con la sua solita allegria. (Gian Mario Maletto sul Corriere d’informazione)Leggi qui l’articolo di Vittorio Franchini
Sabato 20 gennaio 1979
«Khomeini non è uno strumento dei comunisti»
«L’amministrazione Usa informa Londra che Khomeini “era ed è soprattutto un leader islamico, non uno strumento dei comunisti. A Parigi ha avuto contatti con l’opposizione iraniana comunista, ma niente di sistematico o di sinistro”. Lo spauracchio di Washington: un complotto comunista, con dietro l’Urss, per spostare l’Iran nella casella degli alleati di Mosca. La Casa Bianca non vede che il "pericolo rosso" è al tramonto e che se ne profila un altro, di cui l’ayatollah sarà l’ispiratore» (Enrico Franceschini). (leggi qui tutto l’articolo)
Venerdì 26 gennaio 1979
Morte di Nelson Rockefeller
Nelson Rockefeller, 71 anni, muore con il sorriso sulle labbra nel letto della sua segretaria giovinetta, che lo guarda spirare mormorando «Oh Signore, oh mio Dio» senza avere il coraggio di chiamare i numeri d’emergenza... (leggi qui la biografia). Secondo il Corriere della Sera (vedi il ritratto di Franco Occhiuzzi) «è deceduto per un improvviso attacco cardiaco al tavolo di lavoro, mentre rivedeva le bozze di un libro che stava completando sulla sua famosa collezione d’arte moderna».
Lunedì 29 gennaio 1979
Una sedicenne compie una strage in una scuola di San Diego
California, un assedio durato sei ore. A San Diego, California, una ragazza di appena 16 anni, Brenda Spencer, armata della pistola che suo padre le aveva regalato per Natale, fa irruzione nella scuola di fronte a casa e spara contro gli studenti e il personale: muoiono il preside e il capo dei bidelli. S’arrende dopo un assedio di sei ore. Otto bambini e un poliziotto rimangono feriti. Poi condannata all’ergastolo. Nera
Giovedì 8 febbraio 1979
Tre miliardi di lire il cachet di Steve McQueen
NUOVA YORK - Steve McQueen è diventato l’asso dei «bancabili» hollywoodiani, degli attori cioè più pagati per il loro sicuro richiamo al botteghino. Nel film di prossima lavorazione «Tal-Pan», tratto dal best-seller omonimo di James Clavell, il non ancora cinquantenne attore percepirà il compenso record — mai prima d’ora pagato ad un superstar cinematografico americano — di 3 milioni di dollari (quasi tre miliardi di lire) più una percentuale sugli incassi Con un sol colpo McQueen ha cosi detronizzato Marion Brando che nel ruolo di padre del «Superman» aveva incassato due milioni e ottocentomila dollari, più una percentuale non specificata. La somma percepita da Brando (al pari del suo collega McQueen deve versarne una grossa fetta al fisco) era parsa tanto enorme da ispirare complessi calcoli, che hanno permesso di precisare — sulla base anche delle tre settimane lavorative svolte — quanto in particolare Brando ha guadagnato. Al giorno: 245 mila dollari. All’ora: 27 mila dollari. Al minuto: 450 dollari. Al secondo: 8 dollari.Con questa quotazione McQueen sembra voler distanziare Clint Eastwood e Robert Redford, che fra le super star sono ritenuti di prima classe per gli incassi che i loro nomi e il loro talento fanno registrare.Al quarto posto per popolarità internazionale ci sono Dustin Hoffman, Al Pacino e Robert De Niro. Steve McQueen in particolare, in «Tai-Pan» si trova per la prima volta a lavorare in un film di 40 milioni di dollari. Si tratta di un «budget» coerente con le ricchezze di Beverly Hills.La scrittrice Marcia Seligson ha raccontato su «Look» che per un milione di dollari difficilmente si può trovare «qualcosa di decente» dove poter vivere, oggi, a Beverly Hills. La stessa scrittrice nella vetrina di una delle tante boutique, che spuntano come funghi sul tratto più frequentato di «Rodeo Drive», la strada dei negozi di Beverly Hills, ha notato un «Pooper scooper» (congegno per pulire quando il proprio cagnolino sporca per le strade) in oro massiccio che costa 4.998 dollari (Franco Occhiuzzi sul Corriere della Sera).
Mercoledì 14 febbraio 1979
Ucciso l’ambasciatore americano in Afghanistan
Assalto di guerriglieri non ancora identificati contro l’ambasciata americana a Teheran, sanguinosi incidenti nella città di Tabriz (si parla di 700 morti soltanto martedì), pericolo non più teorico di un «contagio» iraniano agli altri Paesi della regione. A Kabul, capitale dell’Afghanistan, l’ambasciatore degli Stati Uniti, Adolphe Dubs, è stato catturato da quattro elementi armati, mentre in auto si recava alla sede diplomatica americana. Gli assalitori si sono barricati con l’ostaggio nell’hotel Kabul. La polizia li ha uccisi e ha trovato il diplomatico mortalmente ferito. I responsabili dell’operazione sarebbero elementi sciiti che si oppongono al regime filosovietico di Kabul. Adolph Dubs, diplomatico di carriera, era stato nominato ambasciatore a Kabul l’anno scorso, dopo il sanguinoso colpo dl Stato con il quale era stato rovesciato il presidente Mohammed Daoud. Il nuovo regime, sotto la presidenza di Mohammed Taraki, ha collocato saldamente l’ Afghanistan nell’orbita sovietica. Secondo vari resoconti, negli ultimi mesi In Afghanistan si sarebbe andata sviluppando una vivace opposizione al regime di Taraki, specialmente nei circoli conservatori religiosi, legati all’ortodossia musulmana. Valutazioni non si sa quanto attendibili, indicano che il numero dei prigionieri politici detenuti dall’attuale regime potrebbe aggirarsi sui quindicimila. Le fonti ufficiali di Kabul, da alcune settimane, insistevano nel definire le voci dl insurrezioni antigovernative musulmane frutto dl «pura fantasia della stampa occidentale». Il rapimento, invece, sembra confermare che la militanza anti-governativa sia più diffusa di quanto non si pensasse e che il presidente Taraki si trovi a dover affrontare un’autentica sfida al proprio regime da parte di dissidenti infiltrati dall’esterno. I mujahiddin («combattenti sacri») hanno già dichiarato dl aver intrapreso una «guerra santa» per abbattere il regime filo-comunista afghano. Il movimento insurrezionale, all’inizio del mese scorso, ha proclamato di aver ucciso «centinaia di soldati afghani» nella regione del Kunnar, ai confini con il Pakistan (dal Corriere della Sera del 15 febbraio).
Giovedì 15 febbraio 1979
Tutti negano di aver preso parte all’omicidio dell’ambasciatore americano a Kabul
I capi dell’opposizione musulmana al regime filosovietico dell’Afghanistan negano da aver sequestrato l’ambasciatore americano a Kabul Adolph Dubs. Negano qualunque coinvolgimento anche i sovietici, a cui gli americani hanno invece presentato una nota di protesta. «A Kabul intanto regna la più assoluta confusione sulle conseguenze che l’assassinio avrà per il regime afgano. Il maggior numero di congetture ha come tema le richieste fatte dai sequestratori per acconsentire al rilascio dell’ostaggio. Dall’aprile del 1978, data del colpo di Stato, l «consiglieri» dell’URSS hanno assunto il comando di quasi tutti i reparti della polizia e dell’amministrazione civile. "Ormai — mi ha detto un diplomatico accreditato a Kabul — in Afghanistan non si prende alcuna decisione senza il nullaosta sovietico. Ma la partecipazione dei russi agli avvenimenti culminati nella morte dell’ambasciatore americano è stata più scoperta del solito». I sovietici stanziatisi in Afghanistan con l’avvento del regime di Taraki sono parecchie migliaia (si parla di 5.000 secondo informazioni di fonte occidentale su una popolazione complessiva dt 17 milioni). Di recente, forze insurrezionali musulmane hanno dichiarato di essere state "aggredite da reparti dell’armata rossa» e di aver ucciso cinque ufficiali sovietici. Questo "intervento fraterno" di truppe regolari russe in territorio afghano, in realtà, può avere avuto luogo con la copertura giuridica del "Trattato di amicizia e cooperazione» concluso di recente da Taraki con Mosca, che di fatto ha trasformato l’Afghanistan in un virtuale protettorato dell’URSS» (Bruce Loudon, Daily Telegraph e Corriere della Sera del 16 febbraio)
Mercoledì 28 marzo 1979
Incidente alla centrale nucleare di Three Mile Island
Nella contea di Dauphin, in Pennsylvania, alle 4 del mattino, parziale meltdown nucleare della centrale di Three Mile Island. Conseguenze: rilascio di piccole quantità di gas radioattivi e di iodio radioattivo nell’ambiente.
Giovedì 26 aprile 1979
Carter vuole tassare le compagnie petrolifere e i loro immensi profitti
WASHINGTON — Con un attacco di inconsueta violenza, che ha provocato immediate polemiche perché sospettato di essere diretto contro il congresso, il presidente Carter ha bollato a fuoco i tentativi di «annacquare» la sua proposta di imporre una tassa del 50 per cento sui profitti eccedenti goduti dalle società petrolifere dopo la recente revoca dei controlli sul prezzo del petrolio. A 955 milioni di dollari per la Exxon e 349,1 milioni di dollari per la Standard Oil sono ammontati gli utili nel primo trimestre del 1979. Le cifre confermano quanto appariva scontato soprattutto alla luce del blocco della produzione determinato in Iran dalla rivoluzione contro lo Scià; la «stretta» nelle disponibilità di petrolio e benzina si è tradotta in vera e propria manna per i giganti internazionali che controllano il mercato del greggio. Le stesse Exxon e Standard hanno del resto ammesso di aver largamente beneficiato della «carestia» petrolifera precipitata dagli eventi iraniani.
Venerdì 27 aprile 1979
L’inflazione americana è al 13,7%
«Negli Usa l’inflazione è al 13,7%. I prezzi al consumo sono aumentati dell’uno per cento negli Stati Uniti nel mese di marzo contro un aumento dell’1,2 in febbraio. Lo ha annunciato Ieri il Dipartimento del lavoro. L’Indice risulta salito a fine marzo a 209,1 punti (1967 eguale 100) con un aumento del 10,2 dal marzo 1978. Per il primo trimestre 1979 i prezzi sono aumentati, ha aggiunto Il dipartimento, ad un tasso annuale del 13, il livello più alto dal 13,7 registrato per il terzo trimestre del 1974» (Corriere della Sera).
maggio 1979
Esce l’autobiografia di Lauren Bacall
L’autobiografia di Lauren Bacall, appena uscita in America, si intitola By myself.
Giovedì 10 maggio 1979
Incontro con Fred Astaire
«Un collega del ”New York Times” m’invita al Plaza a un cocktail in onore di Fred Astaire che ha compiuto ottant’anni e si è appena risposato. Sempre agile, dinoccolato, elegante e sorridente, non è più magro come un chiodo: è magro come uno spillo, come un ago di pino. E’ stato per la danza quello che Sinatra è stato per la canzone, Chaplin per il cinema, Einstein per la scienza, Picasso per la pittura, Freud per l’inconscio, Strawinskij per la musica classica. Mi avvicino, gli stringo la mano e lo rivedo mentre, nel film ”Roberta”, balla con Ginger Rogers ”Smoke gets in your eyes”. Un folletto divino, un genio assoluto, un mito, ma anche un uomo affabile, alla mano. Mi chiede da dove venga. Gli rispondo: ”Da Roma”. ”Mi sarebbe piaciuto esibirmi nell’arena del Colosseo” ”Dove, una volta – gli dico - i gladiatori si scannavano e i leoni sbranavano i cristiani”. Annuisce. ”Se l’avessero vista ballare con Ginger Rogers o Cyd Charisse - commento – i leoni si sarebbero ammansiti”. Sorride e a passo di danza guadagna il buffet e si fa servire una coppa di Cristal, dallo stelo sottile come il suo giro di vita. Un critico ha scritto: ”Fred Astaire è come lo champagne; tutto il resto è birra”» (Roberto Gervaso) (Il Messaggero 28/08/2006, pag.15 Roberto Gervaso)
Domenica 20 maggio 1979
Come costringere gli americani a consumare meno?
Pochi giorni fa, James Reston scriveva sul New York Times che cercare il capro espiatorio (una parola sola, «scapeagoatting») è ora il massimo gioco a Washington: «Nessuno sa come distribuire la benzina, ma tutti sanno come distribuire il biasimo. Il presidente Carter biasima il Congresso perché ha respinto il suo piano di razionamenti, il Congresso biasima lui per aver proposto un piano sbagliato nel momento sbagliato». E a Sacramento, nella California in cui si percorrono 120 miglia per un invito a cena oltreché per praticare una professione, già cominciano le minacce a mano armata per qualche gallone in più. È possibile distribuire carte di razionamento secondo il numero di automobili per famiglia? Chiunque può comprare automobili usate e ottenere tagliandi per qualche vecchio relitto che non userà mai, sapendo che il controllo pubblico dell’intero mercato richiederebbe un’economia da stato d’assedio. È possibile ridurre i consumi aumentando i prezzi dei carburanti, ma senza provocare più alti tassi d’inflazione? Non aumentare i prezzi, rinunciando al razionamento, sarebbe tuttavia cedere pur sempre all’inflazione indotta dal peso maggiore delle importazioni di petrolio sulla bilancia valutaria. Ma come persuadere la gente, senza costrizioni dirette e indirette, a starsene più quieta o andarsene a piedi, economizzando inoltre l’elettricità prodotta dalle centrali termiche a petrolio? Simili questioni ormai sono controverse in tutte le società industriali, dipendenti dall’energia come grandi o piccoli luna-park (Alberto Ronchey sul Corriere della Sera).
giugno 1979
La Cia nei guai perché Tatò trasloca e bisogna spostare le cimici
La Cia ha messo un paio di cimici nel piccolo appartamento di via de’ Nari dove vivono Tonino Tatò, portavoce di Enrico Berlinguer, e sua moglie Giglia Tedesco. In questa casa, infatti, Enrico Berlinguer tiene le riunioni più delicate e riservate. La Cia ha posto la sua stazione d’ascolto (Listening Post) in piazza del Biscione. Senonché, proprio in questi giorni, Tatò ha deciso di traslocare e, «approfittando del trasloco, Tatò e Tedesco avevano deciso di mandare i loro mobili più vecchi da un restauratore. La Cia doveva rimuovere il blocco di legno dove stava la cimice. Ma non era agosto. E il centro della città brulicava di romani e di turisti. Si optò per un piano alternativo: il giorno in cui la credenza sarebbe dovuta essere portata dal restauratore posizionarono la loro stazione d’ascolto mobile - un furgone Fiat bianco con apparecchiature elettroniche di ogni genere - nei pressi di via de’ Nari. Seguirono poi il camion del restauratore fino al suo negozio a Montesacro. Quella notte un team di specialisti entrò dentro e rimosse il blocco di legno» (leggi qui l’articolo di Claudio Gatti in cui si racconta lo spionaggio americano dei comunisti).
Domenica 1 luglio 1979
Nasce la Cnn
Ted Turner annuncia la nascita del canale Cnn, che comincerà a trasmettere tra un anno.
L’ansia collettiva americana, e lo stato di indifferenza italiano
«I giornali americani descrivono da mesi lo stato di ansia collettiva che s’è propagato prima in California, poi a Nuova York e sull’intera costa atlantica, dinanzi alle erratiche apparizioni della carestia petrolifera: “Molti — segnala Robert Sincr sulla Herald Tribune — non dormono più, angosciati dal pensiero di prender posto in fila davanti a un distributore. Molti non si muovono più, timorosi di non poter tornare a casa. Altri fumano di più, bevono di più, mangiano di più ... ”. Le cronache segnalano anche fenomeni di tensione violenta, come i casi estremi di “pazzia da impedimento”: i duelli a mano annata fra le pompe di Brooklyn, la sommossa di Levittown in Pennsylvania. [...] La prospettiva è specialmente grave per un’economia di trasformazione come quella dell’Italia, la quale non produce come gli Stati Uniti oltre metà del greggio che consuma, né ha costruito o costruisce centrali nucleari in proporzione, ma nello stesso tempo non compensa l’importazione di petrolio (tremila miliardi in più nel 1979 dopo le decisioni dell’OPEC a Ginevra) con esportazioni paragonabili a quelle dell’industria di trasformazione giapponese o tedesca. Qui dunque si presenta il caso d’una società povera di risorse naturali e tecnologiche, la quale accresce tuttora il consumo di combustibili al ritmo del 10 per cento l’anno e compete nello sperpero con le società ricche, mentre i governanti somigliano sempre più a quei capi tribù del regno di Melchiorre, studiati dall’antropologo Lienhardt, che invitati a operare e decidere “accampavano scuse e parlavano d’altro, come se fosse stato detto qualcosa d’indecente”» (Alberto Ronchey sul Corriere della Sera)
Sabato 28 luglio 1979
Negli Stati Uniti inflazione superiore al 13 per cento
WASHINGTON — Gli Stati Uniti con un tasso di inflazione su base annua superiore al 13 per cento rischiano di conoscere nel 1979 la peggiore annata dal dopoguerra sul fronte del costo della vita. Dopo l’annuncio del rialzo dell’uno per cento dei prezzi al consumo nel mese di giugno, Alfred Kahn, consigliere speciale del presidente Carter incaricato della lotta contro l’inflazione, ha indicato che i costi energetici hanno contribuito per il 50 per cento a questo aumento dei prezzi al dettaglio. Senza il caro petrolio il tasso annuale d’inflazione sarebbe ridotto attorno al 10 per cento, anche perché i prezzi alimentari si mantengono su incrementi modesti (in giugno sono cresciuti dello 0,2 per cento)
Domenica 5 agosto 1979
Sempre più dura in Afghanistan la guerriglia degli islamici
In Afghanistan la guerriglia islamica contro il governo filosovietico del presidente Mohamed Taraki si sta facendo sempre più dura ed accanita e minaccia di aprire un nuovo punto di scontro tra Stati Uniti ed Unione Sovietica. Dopo il discorso di giovedì sera del consigliere presidenziale Zbigniew Brzezinski che aveva lanciato un avvertimento all’URSS e a Cuba, il dipartimento di Stato ha avvertito a sua volta venerdì sera l’URSS che gli Stati Uniti considereranno come una «questione seria» ogni interferenza sovietica negli affari interni dell’Afghanistan. Il portavoce del dipartimento, Hodding Carter, alludendo apertamente all’URSS, ha affermato: «Ci attendiamo che il principio di non interferenza sia rispettato da tutte le parti nella zona, compresa l’Unione Sovietica. Come abbiamo già detto, considereremo come una seria questione un intervento esterno nei problemi interni dell’Afghanistan». Le ripetute prese di posizione americane sembrano collegate alle notizie di un concentramento di diverse centinaia di «consiglieri militari» sovietici nei pressi dell’aeroporto di Kabul. Gli esperti americani ritengono infatti che questo raggruppamento non preluda ad un ritorno in URSS dei «consiglieri», ma piuttosto alla preparazione di un’offensiva su larga scala diretta a stroncare l’attività della guerriglia. Benché le maggiori città dell’Afghanistan siano controllate dalle truppe governative, nelle ultime settimane, infatti, le bande guerrigliere sono riuscite ad estendere la loro presenza nell’entroterra, compiendo spesso colpi di mano sulle strade, grazie anche alla grande quantità di armi, compresa artiglieria pesante e cannoni contraerei, di cui sono riuscite ad impadronirsi. Gli Stati Uniti temono anche che, se il governo Taraki dovesse essere spazzato via, l’Unione Sovietica starebbe preparandosi a manovrare tra le varie fazioni della guerriglia, che non sono unite da un comando riconosciuto, per trovare altri sostenitori tra gli stessi esponenti della guerriglia (dal Corriere della Sera)
Lunedì 6 agosto 1979
Paul Volcker presidente della Federal Reserve
Jimmy Carter ha nominato Paul Volcker, 52 anni e quasi due metri d’altezza, presidente della Federal Reserve.
Venerdì 31 agosto 1979
Una lettera di Salinger
Salinger scrive a Michael Mitchell: «Ho dovuto avere a che fare con due universitari del cavolo che mi hanno fotografato per il loro giornaletto davanti all´ufficio postale: andassero tutti al diavolo». Dopo aver parlato di una vecchia signora e di una coppia di Biarritz, Salinger racconta dei suoi figli, Matthew è al secondo anno di università, Peggy è sposata e vive a Boston. Che disastro invece l´ultimo viaggio a New York. Mangia cibo indiano e cinese, va a vedere il musical Ain´t Misbehavin´, che però detesta. «Troppo leccato, teatrale: tremendo». L´unica cosa che lo diverte è una corsa in metro, «attraversando la città in una notte calda d´estate.
settembre 1979
Penthouse esce anche negli Stati Uniti
Esce l’edizione americana di Penthouse, «rivista di sesso, politica e protesta». In copertina la bruna Evelyn Treacher. Costo 75 centesimi. Se ne vendono 235mila copie.
A Teheran viene bruciata la bandiera americana
Studenti bruciano la bandiera americana sul muro dell’ambasciata degli Stati Uniti a Teheran
Mercoledì 5 settembre 1979
Gambino a Palermo
Palermo. Nella più elegante suite dell’Hotel delle Palme prende alloggio John Gambino, che in compagnia di un’avvenente fanciulla è giunto da New York per seguire di persona i movimenti di Sindona. La suite è stata prenotata da Rosario Spatola (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Giovedì 13 settembre 1979
Solo il Regno Unito ha più inflazione di noi
Nella scala dei paesi colpiti dall’inflazione l’Italia è superata soltanto dalia Gran Bretagna. Nei sei mesi terminati a luglio l’aumento dei prezzi espresso in termini annuali risulta pari al 16,5% (contro il 13,0% dei dodici mesi terminati a luglio), per l’Italia, mentre per l’Inghilterra è pari al 22,3% (contro il 15,6% nei dodici mesi). La Francia registra una crescita del 12,2% dei prezzi (contro il 10,3%), e la Germania del solo 8,7% (4,6%). L’impennata dei prezzi al consumo ha riguardato anche il Giappone dove il tasso annuo nei sei mesi raggiunge il 7.9% contro il rincaro del 4,2% registrato nell’anno terminato a luglio. Preoccupante anche la situazione statunitense, dove i prezzi segnano una crescita del 14,4% nel semestre confro un tasso precedente dell’11,2%.
Lunedì 1 ottobre 1979
Gli Usa cedono a Panama il canale di Panama (ma dal 1999)
Gli Usa, che amministravano il Canale di Panama e l’area circostante (ma non la capitale Panama City), trasferiscono allo stato di Panama la sovranità del canale. Ma il provvedimento diventerà operativo il 31 dicembre 1999.
Giovedì 4 ottobre 1979
Il pacifismo di Carter
«Fino a pochi anni fa, le operazioni della superpotenza sovietica oltre i confini della sua sfera d’influenza venivano giùstificate con la necessità di contrastare l’imperialismo americano, il «gendarme del mondo». Ma Jimmy Carter è il primo i presidente degli Stati Uniti, dai i tempi di Herbert Hoover, che possa dire di non aver impegnato all’estero un solo soldato americano. Fra i suoi atti si ricordano invece la mediazione sul trattato di pace egizio - israeliano e il trattato di Panama, l’incontro di Vienna con Breznev e quel Salt 2 che riconosce ai sovietici la parità strategica o anche più della parità, mentre l’ambasciatore Anatolij Dobrynin è stato in questi anni il cittadino straniero più influente e persino più vezzeggiato a Washington. Il presidente «battista e predicatore» può essere stato molesto ai governanti sovietici con la sua campagna sui diritti umani nell’URSS, ma non ha minacciato mai un’eccezione al suo codice del non intervento militare, da quando una flotta russa prendeva fissa dimora nel porto di Luanda fino a quando i rivolgimenti dell’Iran hanno innescato la seconda crisi energetica. Non sarà stato solo per volontà soggettiva di Carter, poiché dopo il Vietnam qualsiasi intervento americano era poco verosimile, ma così è stato. E tuttavia i sovietici, in questo periodo, sono intervenuti dovunque in ogni occasione propizia (Alberto Ronchey sul Corriere della Sera. Sugli interventi sovietici nel mondo vedi notizia successiva)
Sabato 6 ottobre 1979
Morte di Elizabeth Bishop
La poetessa americana Elizabeth Bishop è morta a Boston. Aveva 68 anni. Dal Brasile, dove aveva vissuto alungo, era tornata negli Stati Uniti e insegnava all’università, sebbene detestasse l’insegnamento, e leggeva in pubblico le sue poesie. Viveva con una nuova compagna, Alice. Beveva: soffrì di delirium tremens e di allucinazioni; e per vincere l’alcol, le allucinazioni e l’artrite prendeva sedici aspirine al giorno (leggi qui l’articolo di Pietro Citati sull’epistolario tra la Bishop e Robert Lowell).
Domenica 7 ottobre 1979
Bankitalia aumenta il tasso di sconto dal 10,5 al 12
ROMA — Il tasso ufficiale di sconto (cioè il tasso d’interesse al quale la Banca d’Italia effettua prestiti al sistema bancario) e l’interesse sulle anticipazioni in conto corrente a scadenza fissa presso l’Istituto è stato aumentato dal 10,50 al 12 per cento. Rimangono invariate le maggiorazioni già in vigore. Il decreto di aumento, stabilito dal ministero del Tesoro su proposta del governatore della Banca d’Italia, è stato pubblicato ieri sulla «Gazzetta Ufficiale» e ha dunque decorrenza immediata. Timori di recessione. La decisione presa dalle autorità monetarle, ormai da alcuni giorni nell’aria, costituisce un «segnale» importante: la situazione congiunturale che aveva permesso il 4 settembre 1978 di abbassare di un punto il tasso di sconto e di mantenerlo immutato nei 12 mesi successivi è oggi profondamente diversa. Tassi di sconto nel mondoItalia 12 Belgio 10 Francia 9,5 Germania Fed 5 Giappone 5,25 Olanda 8 Regno Unito 14 Usa 11
Giovedì 18 ottobre 1979
Stati Uniti: inflazione e recessione, consumi alle stelle, debiti con le case
Gli Stati Uniti stanno entrando in un periodo di recessione, con inflazione a due cifre, un dollaro debole ed una leadership politica scossa e incerta. Ciò dipende dagli sviluppi di fondo degli ultimi anni. Il ciclo espansivo dell’economia americana, iniziato a metà 1975, è stato il più lungo del dopoguerra, il reddito nazionale americano è cresciuto, in termini reali, del 4,8% all’anno, contro un 3,5% circa di aumento del reddito nei paesi della CEE. Si dice che gli Stati Uniti sono in crisi perché la produttività aumenta poco, meno che in altri paesi. È vero. Ma nei quattro anni 1975-79, mentre nei paesi europei l’occupazione ristagnava e in alcuni casi diminuiva, come in Germania e in Francia, negli Stati Uniti si è avuto il più forte incremento del dopoguerra: l’occupazione è aumentata del 15%, con la creazione di oltre 12 milioni di nuovi posti di lavoro. Questo lungo ciclo espansivo è stato trainato essenzialmente dalla domanda di consumo e da una fortissima attività nel settore delle costruzioni residenziali. La domanda di consumo è stata particolarmente sostenuta non solo per una minor formazione di risparmio ma anche per un largo ricorso all’indebitamento. Oltre il 40% del credito, in America, va a finanziare il «consumer», per l’acquisto di beni durevoli, abitazioni etc. Il peso del rimborso di questi debiti è salito considerevolmente, assorbendo ormai il 23% del reddito delle famiglie americane. Ma indebitarsi è conveniente, anche perché gli interessi possono essere dedotti dal reddito tassabile. Particolarmente impressionante è stato, negli ultimi anni, l’aumento della domanda di abitazioni. Nel 1978, il numero di nuove case iniziate superava del 73% il livello del 1975. Ciò riflette vari fenomeni, tra cui il «baby boom» del periodo postbellico, l’aumento del reddito familiare dovuto al crescente numero di donne che lavorano, e la grande abbondanza di credito. Ma c’è di più: la casa sta diventando, per gli americani, il principale impiego della loro ricchezza, soppiantando il tradizionale investimento in azioni. Il volume dei nuovi mutui erogati supera di gran lunga il valore delle nuove abitazioni costruite; gli americani si servono della casa come cespite di garanzia per indebitarsi, a tassi molto convenienti, anche per finanziare spese di consumo corrente (Giorgio Ragazzi, Corriere della Sera).
Carter venderà oro per sostenere il dollaro
«WASHINGTON — Guai seri si preannunciano per la speculazione finanziarla Internazionale. Gli Stati Uniti venderanno d’ora in poi parte delle loro riserve auree (265 milioni di once) con preavvisi di pochi giorni e in quantità diverse di volta in volta. Non vi saranno più, dunque, le aste ad intervalli mensili e con offerta fissa come è avvenuto dal maggio 1978 fino ad oggi. Proprio la prevedibilità delle aste aveva avuto un effetto contrario a quello voluto, permettendo alla speculazione di calcolare le proprie mosse. Il provvedimento, che avevamo preannunclato fin dai giorni scorsi, è stato varato dal Tesoro americano come un’altra fase del piano di intervento a difesa del dollaro: si ritiene, infatti, che molti operatori, finora impegnati a speculare sui rialzi dell’oro vendendo soprattutto dollari, assumeranno a questo punto un atteggiamento molto più prudente» (Corriere della Sera).
Domenica 21 ottobre 1979
I missili sovietici hanno alterato l’equilibrio delle forze in Europa
Sono già schierati verso l’Europa occidentale un centinaio di SS 20, e se ne costruisce ancora uno ogni sei giorni per sostituire i settecento SS 4 e SS 5 installati fra il 1959 e il 1961. Questo accade malgrado la rinuncia di Carter alla famosa «bomba al neutrone», malgrado la prudenza degli occidentali dinanzi alle richieste cinesi di armi, malgrado l’accordo sul trattato SALT 2, che attraverso la parità «strategica» dell’URSS e degli Stati Uniti può indebolire la garanzia nucleare americana all’Europa. Difficile negare che un equilibrio delle forze in Europa è stato alterato, come ripete Helmut Schmidt, il quale peraltro è favorevole a esplorare tutte le possibilità d’un negoziato con i sovietici (Alberto Ronchey sul Corriere della Sera)
Lunedì 22 ottobre 1979
Reza Pahlavi a New York
Lo Scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi è a New York, dove deve essere sottoposto ad un trattamento contro il cancro.
novembre 1979
Errore dei computer americani, rischio di guerra nucleare
Gli Usa sull’orlo di una guerra nucleare per un errore dei computer che denunciano un lancio (inesistente) di 2.200 missili dall’Urss.
Giovedì 1 novembre 1979
Khomeini invita a manifestare contro Usa e Israele
A Teheran ’ayatollah Ruhollah Khomeini, leader della nascente Repubblica Islamica, invita la popolazione a manifestare contro gli interessi degli americani, indicati col nome di "Grande Satana" e di "Nemici dell’Islam", e degli israeliani nel Paese
Domenica 4 novembre 1979
Assaltata l’ambasciata Usa a Teheran
Un gruppo di 500 studenti circa (anche se le testimonianze discordano e variano da 300 a 2000) assalta l’ambasciata americana a Teheran. Poi mostra in televisione i 66 ostaggi, presentati con gli occhi bendati, e fa alcune richieste di riscatto, tra le quali quella di estradizione dello Scià perché possa venire giudicato sui "crimini contro il popolo iraniano". Sei persone tra quelle che al momento dell’attacco si trovavano all’interno dell’ambasciata riescono a fuggire e a trovare rifugio all’interno dell’appartamento dell’ambasciatore canadese • Quando l’Imam Khomeini seppe che gli studenti avevano occupato l’ambasciata Usa disse: «Prendeteli a calci e mandateli a casa». Ma quando si accorse che migliaia di persone erano ammassate davanti alla sede diplomatica cambiò idea: «Questa – annunciò – è la seconda rivoluzione dopo quella contro lo Scià» (testimonianza del ministro degli Esteri, Ibrahim Yazdi) • «Gli ostaggi furono maltrattati, tenuti in isolamento o ammanettati, costretti al silenzio, esibiti alla folla con gli occhi bendati e sottoposti a finte esecuzioni» (Bruce Laingen) • La scoperta nell’ambasciata di documenti che provavano contatti tra il premier moderato Mahdi Bazargan e Washington provocarono l’allontanamento di quest’ultimo.
Martedì 6 novembre 1979
Gli americani chiedono aiuto agli inglesi per la crisi di Teheran
Il ministro degli Esteri britannico, lord Peter Carrington, chiede al suo ambasciatore a Washington se la richiesta di aiuto, avanzata dal comando supremo americano all’unità di elite delle forze armate del Regno Unito, per la crisi a Teheran, è autorizzata dalla Casa Bianca o solo un segno del caos che regna supremo nell’amministrazione americana di Jimmy Carter.
Martedì 13 novembre 1979
Carter ordina di non comprare più petrolio iraniano
WASHINGHTON - Con una impennata d’orgoglio, l’America comincia a ribellarsi concretamente al ricatto di Teheran, dove dal 4 novembre un centinaio di persone, tra cui una sessantina di cittadini statunitensi, sono prigioniere di fanatici seguaci dell’ayatollah Khomeini. Con un breve, risoluto annuncio, Carter ha ordinato ieri sera il blocco degli acquisti di petrolio iraniano da parte degli Stati Uniti. Il capo della Casa Bianca ha inoltre reso noto che sono in corso consultazioni con gli alleati degli Stati Uniti su altre misure eventuali. Queste misure, ha detto Carter, riguardano «altre azioni che potrebbero essere intraprese per ridurre il consumo e le importazioni di petrolio». La situazione è grave — ha detto il presidente americano. — Noi continuiamo a fronteggiarla». Ha definito «inaccettabili» le richieste iraniane di consegnare lo Scià, che è degente in un ospedale di Nuova York, dove ha subito un’operazione per cancro
Martedì 20 novembre 1979
Teheran, liberati altri tredici ostaggi
Altri tredici ostaggi tenuti prigionieri dagli studenti islamici nell’ambasciata americana di Teheran - donne ed afroamericani - sono stati liberati tra ieri e oggi.
Mercoledì 28 novembre 1979
Il petrolio degli Stati Uniti è il grano
«I Paesi industrializzati (Stati Uniti in prima fila) stanno riscoprendo l’agricoltura. È un dato di fatto importante; è una risposta alla crisi economica generale, dai contorni sempre più marcati. La risposta ha molte motivazioni, politiche ed economiche. I prodotti agricoli costituiscono per gli Stati Uniti un deterrente», una “forza d’urto” e di “convinzione” in termini economici nei riguardi dei Paesi socialisti e di alcuni grandi signori del petrolio. Gli USA coltivano, producono, esportano a prezzi concorrenziali (273 milioni di prodotti cerealicoli nel 1977): intendono sfruttare appieno le loro capacità d’industrializzare l’agricoltura, di utilizzare il loro immenso “petrolio verde” che diventa cosi anch’esso un’arma economica non secondaria (le esportazioni di prodotti cerealicoli superano i 100 milioni di tonnellate; nessun altro Paese è in grado di soddisfare la domanda di Paesi come l’URSS). La crisi energetica ha da parte sua innescato una rivoluzione fra i prezzi dei prodotti agricoli sul mercato mondiale: ogni possibile risorsa della terra va quindi esaltata e utilizzata economicamente, immessa sul mercato a prezzi competitivi. Grano e granoturco in cambio di petrolio. Né basta. Produrre più beni industriali e servizi sofisticati comporta in parallelo maggior consumo di energia. L’equazione non vale in agricoltura: la terra produce bruciando poca energia (il rapporto è di 2 a 9 fra l’energia consumata ed il prodotto lordo vendibile ottenuto). E non va parimenti dimenticato che l’agricoltura è essa stessa produttrice di biogas o può diventarlo (il discorso è di convenienza economica: basti pensare all’alcool che può essere estratto dalle barbabietole, dalle patate, dall’uva)». (Alberto Mucci sul Corriere della Sera)
Giovedì 29 novembre 1979
Dollaro in ribasso, oro oltre i quattrocento dollari
Il confronto Usa-Iran continua a a tenere sotto tensione i mercati valutari intemazionali. La valuta USA ha fatto registrare ieri nuovi ribassi ma in misura contenuta. Le perdite maggiori sono state segnate nei confronti della sterlina (1,5 cents) e del franco svizzero (1,45 centesimi). Le banche centrali sono dovute intervenire massicciamente per sostenere il dollaro: è successo anche in Italia dove la moneta americana, dopo un forte ribasso nella mattinata, si è ripresa nel pomeriggio chiudendo a 820,45 (contro gli 818,55 di martedì). Alla debolezza del dollaro si è aggiunta una forte ripresa dell’oro che, dopo un periodo piuttosto lungo di mercato stabile con fluttuazioni limitate, è tornato a superare il «muro» dei 400 dollari l’oncia toccando a Londra i 411,20 dollari per poi chiudere a quota 408,75.
Domenica 16 dicembre 1979
A Capaci precipita caccia Usa
Un caccia statunitense con quattro membri di equipaggio a bordo e di base sulla portaerei "Nimitz" in navigazione nel Tirreno, precipita in Sicilia in località Capaci (Palermo), provocando la distruzione di alcune abitazioni. Tre membri dell’equipaggio si lanciano col paracadute, il pilota Robert Dark muore. Sull’incidente la Procura della repubblica di Palermo avvia un’indagine che si concluderà con la decisione di non promuovere azione penale dopo che l’autorità militare americana avrà comunicato di avvalersi del diritto di priorità nell’esercizio dell’inchiesta. Successivamente verrà sequestrata all’Aeronautica Militare una relazione del maggiore Giulio Rodorigo in cui si attesta che il giorno dell’incidente nella zona del Tirreno meridionale "vi erano numerosi velivoli militari statunitensi in volo, oltre una decina, senza che alcun ente della Difesa Aerea italiano avesse avuto le informazioni del caso". Un sistema definito "consueto". Sei mesi dopo, nella stessa zona del Tirreno meridionale, nei pressi di Ustica, precipiterà l’aereo Dc-9 della società Itavia
Sabato 22 dicembre 1979
Morte del produttore americano Darryl F. Zanuck
PALM SPRINGS — È morto l’altra notte, in un ospedale di Palm Springs, in California, il produttore cinematografico americano Darryl F. Zanuck, fondatore della «20th Century Fox». Aveva 77 anni ed era stato ricoverato al «Desert Hospital» il 20 novembre scorso. Al momento della morte, gli era accanto la moglie, Virginia Fox, dalla quale Zanuck aveva avuto tre figli. Tra i moltissimi film che Zanuck produsse, ricordiamo alcuni titoli: «Piccolo e «Nemico pubblico», due classici del genere gangster, «Sangue e arena», quindi «Com’era verde la mia vallata» per la regia di John Ford. E ancora: «Eva contro Eva» con Marilyn Monroe, «Il giorno più lungo», «Tutti Insieme appassionatamente».Leggi la biografia di Leonardo Autera
Venerdì 28 dicembre 1979
Carter telefona alla Thatcher: «Grave l’intervento sovietico in Afghanistan»
Il presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, telefona alla Thatcher per dirle che giudica «l’intervento sovietico in Afghanistan come uno sviluppo estremamente grave, con profonde conseguenze strategiche sulla stabilità dell’intera regione»: è essenziale, aggiunge il presidente americano, secondo gli appunti della conversazione telefonica presi da Downing Street e visionati dal nostro giornale, «rendere questa azione il più politicamente costosa possibile per l’Unione Sovietica» (Guido Rampoldi e Enrico Franceschini. Leggi qui l’intero articolo, che analizza l’invasione sovietica e le sue conseguenze)
Sabato 29 dicembre 1979
«La Siria aiuta il terrorismo”
Gli Stati Uniti inseriscono la Siria nella lista nera degli Stati che aiutano il terrorismo
Giovedì 3 gennaio 1980
Carter richiama l’ambasciatore Usa a Mosca e chiede al Congresso di rinviare la decisione sul Salt 2.
Mentre in Afghanistan l’offensiva delle truppe sovietiche contro i guerriglieri islamici incontra più resistenze del previsto, il presidente americano Carter ha annunciato le sue prime misure di replica. Dopo aver richiamato a Washington per consultazioni il suo ambasciatore a Mosca Watson, ha chiesto al Senato di rinviare la decisione sulla ratifica dell’accorde SALT 2 per la limitazione delle armi nucleari strategiche. Gli Stati Uniti inoltre appoggiano una iniziativa dei Paesi islamici che chiederanno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di condannare l’intervento sovietico. In una prima replica alla decisione americana, l’agenzia sovietica TASS ha accusato ieri «l’amministrazione Carter e gli ambienti reazionari» di voler «intensificare la corsa agli armamenti nucleari» sottolineando che «gli USA hanno bisogno quanto l’URSS del SALT 2». La TASS poi ha condannato il proposito americano di rafforzare la difesa del Pakistan perché ciò «potrebbe accrescere la tensione e suscitare scontri pericolosi».Le «Izvestia», giornale del governo sovietico, accusano invece Washington di voler sfruttare la situazione per allargare la zona di influenza della NATO. Sul piano politico, una condanna eplicita dell’intervento sovietico è venuta, dopo iniziali cautele, dal partito comunista spagnolo, che si richiama ai principi di sovranità e indipendenza. Dal teatro degli scontri, dove i giornalisti occidentali non sono ancora stati ammessi, sembra che in alcune zone sia in atto una controffensiva di guerriglieri islamici, ai quali si i sarebbero uniti fedeli del deposto e ucciso presidente Amin che hanno disertato dalle forze regolari afghane.
Venerdì 4 gennaio 1980
Carter: embargo del grano contro l’Urss
• In risposta all’invasione sovietica dell’Afghanistan (27 dicembre 1979), il presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, dichiara l’embargo nella vendita all’Urss di grano e prodotti tecnologici.
Lunedì 7 gennaio 1980
Tra Cina e Stati Uniti quasi un’alleanza militare contro l’Unione sovietica.
PECHINO — Cina e Stati Uniti sono pronti ad attuare una vasta cooperazione militare che comporterà non solo un intervento statunitense per ammodernare le forze armate di questo Paese, ma anche, se se ne desse l’occasione, un reciproco appoggio nel settore della difesa per garantire i rispettivi interessi minacciati da una terza potenza. Questo è il primo risultato degli incontri che il segretario americano alla difesa, Harold Brown, ha avuto slnora con alcuni dei maggiori esponenti cinesi.Giunto sabato a Pechino, Brown ha avuto ieri ben sette ore di colloqui con una delegazione cinese guidata dal vicepremier Geng Biao. Al termine di questa «maratona» di consultazioni, un portavoce del ministero della difesa ha dichiarato che i due Paesi continueranno anche in futuro le discussioni sugli effetti delle azioni sovietiche nella regione asiatica e si consulteranno ulteriormente sulle appropriate risposte da dare ad esse. La stessa fonte ha precisato che nel corso di due riunioni tenute una in mattinata ed una nel pomeriggio — intramezzate da un pranzo di lavoro offerto all’ospite dal ministro degli esteri Huang Hua — è stata discussa la situazione mondiale ed in particolare quella creatasi dopo l’invasione sovietica dell’Afghanistan nonché i modi per sviluppare i contatti tra i ministeri della difesa dei due Paesi.Le due parti si sono trovate d’accordo nell’affermare che «le azioni dell’URSS pongono direttamente in pericolo la pace mondiale e la sicurezza di tutti i Paesi e rappresentano una sfida per la comunità internazionale. Pertanto — ha proseguito la fonte cinese — le due parti si sono trovate d’accordo sul fatto che la resistenza e l’opposizione all’aggressione militare e alle ambizioni espansionistiche dell’URSS, rappresentano ora un problema molto urgente (dal Corriere della Sera dell’8 gennaio)
A parte gli inglesi, l’Europa non vuole appoggiare Carter
PARIGI — «Solo Londra sostiene Carter, le altre capitali non s’impegnano». Con questo titolo l’Herald Tribune assume l’atteggiamento degli alleati europei al dopo-Kabul e alla decisione americana di "punire" con varie sanzioni l’URSS per l’invasione dell’Afghanistan. Soprattutto dopo il risultato delle elezioni indiane (che viene interpretato come un altro punto in favore di Mosca nel grande poker asiatico: lo spoglio è in corso ma Indira sta vincendo nettamente) gli americani scrutano infatti con attenzione se dall’Europa giungano segni di appoggio alla «politica di svolta» impressa da Carter ai rapporti Est-Ovest. Ma le fonti ufficiali Usa sono molto scettiche sulle «consultazioni ad alto livello» che dovrebbero tenersi tra i vari governi europei e la CEE sul «come e quando» cooperare con la linea Carter. Del resto, le risposte principali sono già state date e appaiono «negative o sfuggenti».Soprattutto la posizione assunta dalla Francia è indicativa del «clima generale di disimpegno», dopo le dichiarazioni rese pubbliche domenica dal ministro degli esteri François-Poncet. «Noi escludiamo ogni rappresaglia verso l’URSS — ha detto il ministro — e semmai intendiamo aprire consultazioni con Mosca per ritrovare il modo di salvare la distensione». Per il governo di Parigi le spiegazioni fornite dall’URSS sull’occupazione militare di Kabul restano sempre «discordanti con la realtà». Pertanto va sempre sostenuta all’ONU la richiesta di ritiro delle truppe russe, «ma tra questo e associarsi a una politica di ritorsione il passo è talmente grande che la Francia non intende compierlo». La tesi francese s’attesta quindi su questa logica: proprio perché l’evento afghano ha significato un’altra minaccia per la distensione globale, la Francia intende perseguire il dialogo con l’URSS al fine di salvarla: se possibile su scala mondiale, altrimenti su scala europea (Alberto Cavallari sul Corriere della Sera).
Venerdì 11 gennaio 1980
L’arma del grano funzionerà? Intanto il mercato è crollato e Carter ha dovuto sospenderne la trattazione a Chicago, Kansas City e Minneapolis
Poiché Carter combatte i sovietici negando loro il grano promesso, potrebbe formarsi, nel mondo, un cartello del grano simile al cartello del petrolio dei Paesi dell’Opec? Però il petrolio è un prodotto naturale che può essere conservato sotto terra senza limiti di tempo e di quantità. Mentre il grano è un bene prodotto, che può essere conservato solo per qualche tempo e poi deve essere venduto. Impossibile per i produttori di grano dedicarsi all’organizzazione mondiale della penuria nella speranza di dettare il prezzo del grano (oggi quattro dollari a bushel) così come l’Opec impone il prezzo del petrolio (oggi 35 dollari al barrel). Inoltre: se la quantità di grano non venduta ai sovietici venisse riversata sul mercato deprimerebbe i prezzi in modo grave. Il prezzo del grano infatti è già crollato, e Carter ha dovuto sospenderne le quotazioni alle borse di Chicago, Kansas City e Minneapolis. Gli americani possono vendere ai russi senza autorizzazioni del governo fino a un massimo di 8 milioni di tonnellate (accordo del 1975). Quest’anno, prima dell’Afghanistan, Carter aveva concesso ai russi 25 milioni di tonnellate. Si tratta dunque di un surplus di 17 milioni di tonnellate, parte delle quali saranno vendute alla Cina (ne ha parlato con Pechino il ministro della Difesa Harold Brown durante il suo ultimo viaggio). Un’altra quota, comprata dal governo, andrà a beneficio dei paesi poveri. Un’altra ancora servirà alla produzione di carburanti. L’agricoltura americana - industria ad alta tecnologia e investimenti giganteschi - occupa meno del 4% della popolazione e esporta per 35 miliardi di dollari. Gli agricoltori protestano contro l’embargo (il candidato alle presidenziali George Bush: «Colpisce più noi dei russi), ma l’Afghanistan è l’ottava nazione caduta in cinque anni sotto il controllo sovietico, dopo Angola, Mozambico, Etiopia, Benin, Yemen del Sud, Laos, Cambogia. Adesso i sovietici sono a meno di 500 miglia dallo stretto di Hormuz e il vuoto di potere dell’Iran può suscitare sull’Urss un’attrazione crescente (abstract dell’editoriale di Alberto Ronchey).
I russi porranno il veto alla richiesta americana di sanzionare l’Iran
I russi hanno fatto sapere che, in Consiglio di sicurezza dell’Onu, porranno il veto a qualunque sanzione verso l’Iran, messa sotto accusa dagli Stati Uniti per il sequestro degli ostaggi nell’ambasciata americana di Teheran. È la risposta di Mosca all’embargo sul grano deciso da Carter dopo l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Gira voce - forse messa in giro ad arte dagli stessi russi - che l’invasione sia stata decisa da Kirilenko, Suslov, Ustinov e Gromiko, i quali avrebbero messo in minoranza un Breznev sempre più malandato in salute (da un articolo di Ugo Stille).
La Cee non venderà cereali all’Urss. Breznev sostiene che l’invasione è stata decisa per evitare che l’Afghanistan diventasse filocinese
In una intervista televisiva il segretario di Stato Vance non ha escluso il blocco navale del Golfo Persico. A Teheran, il ministro iraniano del commercio, Reza Sadr, ha dichiarato che ciò potrebbe significare la guerra nel Golfo Arabico. Ha però aggiunto di ritenere improbabile un blocco, «perché il petrolio nel mondo passa per questa regione e i Paesi occidentali non sopporterebbero le conseguenze di tale misura». È circolata anche la voce che l’Iran taglierebbe le forniture di petrolio ai Paesi che, nella votazione all’ONU, aderissero alle sanzioni. Fanno parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: Cina, Francia, Gran Bretagna, URSS, Stati Uniti, Bangladesh, Filippine, Germania Orientale, Giamaica, Norvegia, Portogallo, Niger, Messico, Tunisia e Zambia.A Bruxelles i 9 Paesi, fra cui l’Italia, della Comunità economica europea hanno deciso di sospendere la vendita di cereali all’URSS per appoggiare l’azione americana di rappresaglia per l’invasione dell’Afghanistan. La tensione internazionale si ripercuote in misura particolare in Jugoslavia, dove la presidenza dalla Repubblica e la presidenza della Lega dei comunisti hanno diffuso un appello alla «vigilanza nazionale».In Afghanistan, dove prosegue la resistenza islamica contro i sovietici nonostante i tentativi del presidente Karmal per giustificare l’intervento, la folla ha preso ieri d’assalto il carcere nei pressi di Kabul protestando contro la mancata liberazione di molti detenuti politici. Negli scontri hanno perso la vita un manifestante e un soldato afghano. A Mosca, Breznev avrebbe rivelato a Marchais che l’URSS è intervenuta a Kabul perché il regime di Amin minacciava di portare il Paese nell’orbita cinese
Lunedì 14 gennaio 1980
Breznev giustifica l’invasione in Afghanistan, accusa Carter, minaccia gli europei
Breznev s’è fatto intervistare dalla Pravda (otto colonne di giornale) e ha giustificato così l’invasione dell’Afghanistan: «Decine di migliaia di insorti, intere unità militari, aiutati e addestrati all’estero stavano infiltrandosi in Afghanistan. Questi insorti avrebbero messo in serio pericolo il fianco meridionale dello Stato sovietico, e le conquiste della rivoluzione afghana. La decisione di inviare contingenti in Afghanistan è stata non semplice, ma presa dal Comitato Centrale del PCUS e dal governo in piena coscienza delle proprie responsabilità e dopo aver esaminato tutte le circostanze». Quanto all’Europa e alle pressioni di Carter perché non venda cereali ai sovietici, Breznev ha detto: «Gli Stati Uniti danno l’impressione di essere un partner assolutamente inaffidabile, capace in ogni momento di violare gli obblighi e cancellare i trattati». Ora Washington «vorrebbe rovinare anche le relazioni delle nazioni europee con l’URSS e "metterle sotto"». «Ma l’interesse cardinale dei popoli europei è fermamente collegato con la distensione perché essi — ha ricordato Breznev con un’ombra di minaccia — abitano un continente già più volte segnato da guerre devastatrici e non sono pronti ad imbarcarsi lungo una strada di avventure solo per seguire gli ordini dei politicanti d’oltre oceano. E’ impossibile credere che ci possano essere Stati che in Europa desiderano gettare i frutti della distensione sotto i piedi di chi li vuole calpestare».
Martedì 22 gennaio 1980
Presidenziali Usa, nello Iowa Carter vince, Reagan perde
La prima importante battaglia della campagna elettorale (primarie) in vista delle elezioni presidenziali del prossimo novembre è stata ampiamente vinta da Carter. Questi, infatti, ha surclassato il suo diretto rivale, il senatore del Massachusetts Edward Kennedy, ottenendo quasi il doppio di preferenze nella consultazione non ufficiale dell’Iowa. L’altro candidato democratico, il governatore della California Edmund «Jerry» Brown addirittura non ha ottenuto un numero di preferenze sufficienti a farlo figurare in percentuale nella lista dei candidati preferiti. In campo repubblicano il candidato favorito Ronald Reagan è stato superato, seppur di misura, dall’ex ambasciatore ed ex capo della CIA George Bush. L’ex governatore del Texas John Connally è quarto, superato anche da Howard Baker. La netta vittoria di Carter — dovuta in gran parte, si ritiene, al prestigio guadagnato in occasione delle crisi iraniana e afghana — è stata riconosciuta a Washington dal senatore Kennedy. Il trionfo di Carter appare particolarmente significativo perché realizzato in uno Stato cerealicolo sul quale si sono riversate le peggiori conseguenze economiche dell’embargo governativo sulle forniture di granaglie all’Unione Sovietica
Venerdì 25 gennaio 1980
Inflazione Usa al 13% (record dal ’46)
• L’inflazione statunitense raggiunge il 13%, il livello più alto dal 1946 (tra le cause la crisi energetica, scatenata dal rincaro del prezzo del petrolio).
Lunedì 28 gennaio 1980
Tornano in patria, da Teheran, sei diplomatici americani
Gli ostaggi dell’ambasciata americana a Teheran che erano riusciti a fuggire e a rifugiarsi nell’appartamento dell’ambasciatore canadese possono tornare in patria, grazie a documenti forniti dal governo canadese. La decisione di concedere ai sei diplomatici tali documenti è stata presa presa dal parlamento canadese, riunito in seduta segreta per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale. È stato approvato un provvedimento ad hoc per consentire loro la fuga.
Lunedì 28 aprile 1980
Fiasco Usa per liberare gli ostaggi in Iran
• Il presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, annuncia che un tentativo di liberare gli ostaggi detenuti dal 4 novembre 1979 nell’ambasciata a Teheran è fallito (8 americani hanno perso la vita per lo schianto tra un elicottero e un aeroplano).
Venerdì 11 luglio 1980
Teheran, liberato un altro ostaggio
Uno degli ostaggi tenuto prigioniero dagli studenti islamici nell’ambasciata americana di Teheran è stato liberato in quanto malato di sclerosi multipla.
Lunedì 19 gennaio 1981
Accordo ad Algeri per liberare gli ostaggi americani degli studenti di Teheran
Sulla questione degli ostaggi detenuti nell’ambasciata americana di Teheran si conclude oggi un accordo ad Algeri, grazie alla mediazione del governo algerino. Per gli Stati Uniti l’Accordo di Algeri è negoziato dall’allora Vicesegretario di Stato Christopher Warren. L’intesa prevede la liberazione degli ostaggi, lo scongelamento dei fondi iraniani depositati presso banche americane e bloccati all’indomani dello scoppio della crisi, la riaffermazione del principio di non ingerenza.