• Il Re firma decreto ordinante la leva nelle Marche e nell’Umbria (Comandini)
• Con vapore della Messaggerie francesi arrivano a Civitavecchia 12 cannoni rigati e 63 casse di materiale di artiglieria per il governo pontificio. I cannoni portano sulla culatta la dedica: Au Pape Pie IX – Sosthener de Larochefoucault, duc de Bisaccia – an 1860. §Roma (Comandini)
• Regio decreto fissa il tipo e il carattere per l’uniforme dei volontari italiani (della guardia nazionale): berretto rosso, giubba rossa filettata di nero, bottoni gialli; pantalone turchino, ampio, filettatura rossa; cravatta in lana turchina; cappotto come quello della linea, pistagne rosse, etc (Comandini)
• Il battaglione della guardia nazionale mobilizzata di Milano arriva oggi alla sua destinazione di Venafro (Comandini)
• A Napoli il principe di Carignano passa in rassegna al campo di Marte la guardia nazionale (Comandini)
• Muore in Sarzana il colonnello Giacomo dei marchesi Ollandini, di anni 84, nel 1793 arruolato nell’artiglieria della Repubblica di Genova, nel 1779 fra i difensori del forte di Santa Maria nel golfo di Spezia, poi ufficiale napoleonico, e dal 1815 al 1849 ufficiale sardo di marina fino al grado di capitano di vascello (Comandini)
• Reale decreto stabilisce l’uniformità della divisa per le guardie nazionali in tutto il Regno, pur continuando a rimanere in vigore come «piccola tenuta» quella decretata il 27 febbraio e 16 marzo 59, nei comuni aventi non più di 10.000 abitanti (Comandini)
• A Mantova al teatro Regio festa tutta di militari: doveva essere data dal reggimento Don Miguel, tutto di ungheresi, beneviso alla cittadinanza, ma l’autorità militare ha voluto vi partecipassero anche gli altri reggimenti qui di stanza; così la cittadinanza si è astenuta (Comandini)
Cavour, che lo scorso 11 novembre aveva firmato il decreto per lo scioglimento dell’Esercito meridionale (quello di Garibaldi) dando la possibilità di arruolarsi per due anni in quello piemontese o di congedarsi con sei mesi di paga, ha sciolto oggi il Comando dei volontari, disponendone il trasloco in Piemonte. Con esso anche l’Intendenza generale è stata trasferita a Torino.
• A Milano in San Carlo per iniziativa di numerosi amici, onoranze funebri alla memoria dei fratelli Emilio ed Alfredo Savio, caduti questi il 28 sett. scorso a Monte Acuto (Ancona) e quello a Gaeta il 22 gennaio (Comandini)
• Reali decreti odierni dispensano il maggior generale Giuseppe Brignone, comandante la 14a divis. attiva, dal comando generale della Sicilia; sostituendogli il gen. Raffaele Cadorna, comandante la 13a divis. attiva (Comandini)
• Stato numerico odierno dell’esercito pontificio: Personale del ministero 45; Intendenza 50; Stato maggiore 20; 1° reggimento di linea 1.400; battaglione cacciatori 1.030; battagl. zuavi 700; battagl. bersaglieri 740; battagl. carabinieri 1.006: due legioni di gendarmi 2.500; reggimento d’artiglieria 714; cavalleria 275; battagl. sedentario 508; totale individui 8.988 (Comandini)
• È fissato lo specchio di formazione dell’esercito italiano attivo in 17 divisioni attive, ed una divisione di cavalleria di riserva, e pei lancieri, cavalleggieri ed usseri in brigate miste (vedi 14 febbraio 1861) (Comandini)
• A Palermo gli allievi del collegio Garibaldi, fanno una chiassosa dimostrazione sotto i balconi della segreteria di Stato. reclamando di essere anch’essi sciolti, come i garibaldini, e di avere le 12 once ciascuno di soldo di congedo. Intervengono le guardie e li fanno rientrare in collegio (Comandini)
• Varata dal porto della Segne dai cantieri del Mediterraneo la prima fregata corazzata, Terribile, costrutta per conto del governo sardo, su disegni di Verlaque, e che sarà armata di 24 cannoni rigati da 30, n. 1 (Comandini)
• Arriva in Ascoli il gen. Luigi Mezzacapo a prendere il comando della brigata Bologna in luogo del gen. Pinelli. Poco dopo arrivano in Ascoli il comandante borbonico dei forte di Civitella, Giovine, col capitano dei gendarmi pontifici; udita la resa di Gaeta volevano capitolare, ma i briganti padroni oramai della fortezza ciò hanno impedito, ed essi evasero. Sono pure evasi questa sera 27 gendarmi (Comandini)
• In Ascoli la cittadinanza offre banchetto, nel gran teatro di Vetidio Basso, agli ufficiali dell’esercito qui stanziati. Manca il gen. Mezzacapo partito per una spedizione contro Civitella (Comandini)
• Davanti a Gaeta è celebrata solenne messa funebre. Cialdini emana ordine del giorno che onora, i caduti di una parte e dell’altra (Comandini)
Il presidente degli Stati Uniti, Abramo Lincoln, scampa a un attentato a Baltimora. La notizia giunge a Cavour in una giornata delicata. A Parigi i giornali vicini all’Imperatore Napoleone III invitano il governo di Torino a intendersi con il Papa. Spiegano che i Francesi non hanno alcuna intenzione di ritirare le truppe da Roma. A questo si aggiunge un altro imbarazzo con la Francia. Cavour vuole recuperare due navi da guerra già della flotta del Regno di Napoli. Sono le fregate Saetta e Sannita, ricoverate per riparazioni nei porti di Tolone e Marsiglia. Ma il caso è spinoso. Perché, nei caotici giorni in cui i Piemontesi presero Napoli, un agente di Re Francesco II, giunto in Francia, aveva venduto le navi a privati. Cavour lo considera un colpo di mano. Ritiene le fregate preda bellica: «Il nostro diritto – scrive a Parigi – di chiederne la consegna, o almeno il prezzo ricavato, non va contestato. Sono unità da guerra non di spettanza privata dell’ex Re di Napoli, ma dello Stato. Quando approdarono in porti francesi, lo Stato di Napoli aveva già proclamato la sua unione al Piemonte». Ma la Francia respinge la richiesta: «Avviene – risponde il ministro Thouvenel – mentre le truppe borboniche a Messina e a Civitella del Tronto ancora contrastano l’armata sabauda. Pertanto Re Francesco II per Parigi è ancora un Re sovrano. Ha diritto di disporre delle due navi, di usarle o venderle» (MAURIZIO LUPO, La Stampa 23/2/2011).
• Notificazione da Torino del ministro per la guerra gen. Fanti, diffida gli stranieri già arruolati nell’esercito borbonico che se saranno presi come partecipanti alle bande brigantesche, non saranno considerati come militari, ma saranno trattati a rigor di legge (Comandini)
• Muore in Torino il barone Agostino Chiodo, luogotenente generale del genio, senatore del Regno dal 14 ottobre 1848, già ministro per la guerra in Piemonte nel 1849» (Comandini)
• Arrivano sul Principe Umberto a Genova 350 ufficiali del disciolto esercito meridionale (garibaldini). È con loro l’intendente generale Acerbi (Comandini)
• A Torino nella galleria dell’Hôtel Trombetta banchetto offerto dagli ufficiali della guardia nazionale di Torino a quelli della guardia nazionale di Napoli (Comandini)
• Muore in Parigi Adalberto Chrzanowski (n. vicino a Cracovia 1788), generale in capo dell’esercito piemontese durante la breve campagna del marzo 1849 e da allora vissuto poi a Parigi in dignitosa povertà (Comandini)
Da Gaeta si diffonde il tifo. Si teme che possa innescare un’epidemia. Oggi il periodico «Il Paese» di Napoli scrive: «Giungono ogni giorno da Gaeta i prigionieri borbonici ammalati. Sono in uno stato deplorevole. Gli ospedali ne sono pieni e la malattia predominate è il tifo. Sappiamo che il consiglio sanitario ha fatto energiche rimostranze perché il Governo destini altrove quegli ammalati. Ci auguriamo che adotti subito qualche opportuno provvedimento. È assolutamente urgente. Sarebbe doloroso veder propagandare in Napoli un morbo spaventevole come il tifo. Bisogna che il Governo rifletta che andiamo verso la stagione calda». Le autorità sanitarie sabaude e partenopee non sottovalutano la questione, ma fanno già fatica a gestire la quotidianità. La città è lontana dalle condizioni igieniche che pensavano di trovare i Piemontesi. La cancrena falcidia i feriti di guerra. Gli indumenti dei ricoverati vengono bruciati. Da Torino arrivano quanti più militari medici è possibile, subito sottoposti a estenuanti turni di servizio. Non c’è solo timore per il tifo. La massiccia presenza di truppe giunte dal Nord sta facendo fare grandi affari ai bordelli partenopei. Si teme una diffusione massiccia di lue e sifilide, piaghe per altro già molto diffuse al tempo. Qualcuno ipotizza di schedare e far visitare «le signorine alle quali si avvicinano i nostri soldati». Ma è un fenomeno che sfugge a ogni controllo (MAURIZIO LUPO, La Stampa 5/3/2011).
Il presidente Truman e lo Scià dell’Iran, hanno diramato ieri un comunicato collettivo, nel quale gli Stati Uniti riaffermano la loro precisa intenzione di dare alla Persia assistenza economica e di disporre altresì un « certo contributo militare » allo scopo di rafforzare la sicurezza del Paese. Il comunicato è stato emanato in occasione della partenza dello Scià, dopo la sua visita agli Stati Uniti protrattasi per sei settimane. Washington appoggerà le richieste iraniane di prestiti presso la Banca mondiale e provvederà all’assistenza del Paese in base al quarto punto del programma Truman. Ieri mattina lo Scià, prima di salire a bordo di un apparecchio della Compagnia olandese Klm per far ritorno in Patria, ha dichiarato che si recherà a Roma con la sorella, la principessa Fatima, e ripartirà per Teheran il 2 gennaio. Il monarca persiano ha messo in evidenza la grande utilità dei contatti avuti fra lui e Truman. Egli ha aggiunto che vedrebbe con estremo interesse investimenti di capitali americani nel suo Paese. (Corriere della Sera)
Nella sua dichiarazione pubblicata oggi, sul fabbisogno di 4 miliardi di dollari in nuove armi per gli aiuti militari destinati alle altre Nazioni, il segretario di Stato alla Difesa, Louis Johnson, specifica che gli stanziamenti supplementari richiesti dal Presidente Truman saranno destinati per le forniture di nuovi equipaggiamenti e per stimolare la già crescente produzione bellica europea. «Le nostre richieste, in base a questo programma — afferma Johnson — insistono in principal luogo su carri armati, artiglierie, apparecchi di aviazione moderni e in genere sulle armi meccanizzate. Più della metà degli stanziamenti dovrebbe essere spesa per la produzione di armi di questa specie ». Secondo la dichiarazione di Johnson 504 milioni di dollari dovrebbero essere devoluti alla prima voce « assistenza militare per i Paesi del patto atlantico » del programma. Un programma supplementare per la stessa voce comprenderà, successivamente, equipaggiamenti militari, addestramento, e infine assistenza in materiali e macchinari per l’avviamento della produzione militare dell’Europa occidentale. Johnson ritiene che nel corrente anno fiscale potranno essere destinati a questo primo capitolo circa 400 milioni Dei quattro miliardi complessivi richiesti, 193 milioni saranno stanziati per l’assistenza militare alla Grecia, alla Turchia e all’ Iran. Per l’Estremo Oriente, e cioè per la Cina, comprese le Filippine, il Dipartimento della Difesa richiede 303 milioni di dollari. Le esigenze immediate derivate dall’aggressione in Coreahanno determinato, secondo il segretario alla Difesa, un inequivocabile bisogno di accelerare l’assistenza militare nell’area della Cina.
La conferenza della «N.A.T.O. rossa» a Varsavia si è chiusa oggi con la cerimonia solenne della firma del patto di mutua assistenza fra l’U.R. S.S. e gli altri sette Paesi satelliti e del protocollo che dispone l’unione delle varie forze militari sotto un unico comando. Il comando in capo, che avrà sede a Mosca, sarà affidato al maresciallo sovietico Ivan Koniev. II trattato, valido per 25 anni, prevede anche la costituzione di un Comitato consultivo politico. La cerimonia si è svolta nella sala delle colonne del Consiglio di Stato. I documenti sono stati firmati dai Primi ministri degli otto Paesi (Russia, Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Albania e Germania Est), alla presenza di circa duecento giornalisti. Il Primo ministro sovietico Maresciallo Bulganin, che indossava un abito doppio petto scuro, era in testa alla fila dei delegati delle varie Nazioni, che si sono fatti avanti tra due ali di giornalisti. Ha parlato anche il ministro della Difesa cinese Peng Telilumi, che funge da osservatore per il suo Paese. Egli si è detto solidale con le Nazioni del patto, affermando che esso è « un segno di forza che non va ignorato ». Ultimo a prendere la parola è stato il premier polacco Cyrankeewicz che ha dichiarato chiusa la conferenza.
LONDRA - Il governo britannico ha ordinato all’ambasciatore al Cairo di esprimere al colonnello Nasser il proprio allarme per l’accettazione, da parte dell’Egitto, delle forniture d’armi cecoslovacca e sovietica. La decisione di fornire armi all’Egitto, che rimane in stato di guerra con Israele ed è irritato per l’accordo militare turco-anglo-iracheno, ha lo scopo di far penetrare l’influenza sovietica in una parte del mondo, dove essa finora aveva trovato le porte chiuse: anche il tentativo d’infiltrazione in Persia fallì, come tutti ricorderanno, dopo la caduta di Mossadeq. L’influenza dì Mosca si manifesta come un elemento di spostamento dell’equilibrio esistente: avvelena le relazioni fra l’Egitto e gli Occidentali, disturba il rapporto di forze fra Egiziani ed Ebrei faticosamente mantenuto dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti con ben dosate forniture di armi agli uni e agli altri in modo da evitare un nuovo scoppio di ostilità. I fini più lontani della mossa russa sono ancora più grandiosi. Tutte le popolazioni di colore sono assai vulnerabili dalla penetrazione comunista: la miseria degli strati più bassi della popolazione e l’odio per le classi dominanti tradizionali si combinano col risentimento verso gli Europei occidentali, formando un ambiente favorevolissimo alla diffusione del comunismo. L’influenza sovietica porterà probabilmente a un rafforzamento in tutto il Medio Oriente delle correnti sovvertitrici, alla superficie, o in clandestinità. Se è vero, come si prevede, che Mosca manderà una missione al Cairo, questa potrà diventare una centrale di azione irresistibile. Nasser, che reprime il comunismo, e ha eliminato, almeno esternamente, l’influenza della Fratellanza musulmana, dove i comunisti avevano messo piede, si crede naturalmente sicuro del proprio dominio intemo.
Oggi il rappresentante diplomatico sovietico ha avuto un colloquio di oltre un’ora col Capo del Governo siriano, nel corso del quale avrebbe detto che l’U.R.S.S. è disposta a fornire armi anche alla Siria. Ma anche la medievale Arabia Saudita, dove gli Stati Uniti hanno un’importante base strategica, viene coltivata dai Russi. Questi hanno recentemente mandato in pellegrinaggio alla Mecca un gruppo di musulmani sovietici per accreditare le proprie affermazioni di tolleranza religiosa.
Le truppe britanniche hanno lasciato l’Egitto. L’estrema retroguardia delle forze che occupavano la zona del canale di Suez è partita oggi da Porto Said per Cipro, che è diventata la base inglese più importante alle porte del Medio Oriente. Altre basi restano, è vero, alle forze armate inglesi: terrestri e aeree in Libia e Giordania, soltanto aeree in Irak. Ma Cipro sembra più sicura perché si trova in un territorio di sovranità britannica. L’accordo raggiunto verso la fine del 1954 dal Governo inglese e dal colonnello Nasser, prevede il mantenimento di una base militare nella zona del Canale, che sarà garantito da una ditta inglese: i soldati britannici partono e vengono sostituiti dagli egiziani, ma la manutenzione dei magazzini e delle enormi installazioni costruite nella zona di Suez verrà assicurata ancora per molti anni dagli appaltatori inglesi, i quali impiegheranno naturalmente soltanto personale civile. Il Governo di Londra potrà occupare la base con le proprie forze e servirsene a scopi militari soltanto nel caso di una aggressione nel Medio Oriente. Per i pericoli di piccole guerre locali e di colpi di mano, la partenza delle forze inglesi lascia un vuoto irreparabile: viene a mancare un forte elemento di stabilità, una garanzia di moderazione e di- equilibrio. SJ aggiunga che pochi mesi dopo aver raggiunto l’accordo con Londra, Nasser ha accettato le forniture d’armi sovietiche e ha ripreso l’agitazione militare nel deserto di Palestina. L’imminenza del ritiro inglese da Suez, invece di trasformare l’Egitto in un alleato dell’occidente, ha permesso ai sovietici di metter piede nel Medio Oriente e all’Egitto di accettare offerte commerciali e militari dei comunisti. Le truppe britanniche erano sbarcate in Egitto’ ottantaquattro anni fa. per domare un’agitazione xenofoba. Partono lasciandosi dietro una xenofobia non meno aspra e certamente più pericolosa. L’ultimo scaglione comprendeva undici ufficiali e ottanta uomini di truppa ed era comandato dal brigadiere generale Lacey, il quale ha consegnato l’edificio, occupato fino a stamattina, alle autorità egiziane. (da un articolo di Domenico Bartoli)
L’offensiva israeliana nella penisola del Sinai si sviluppa — secondo le notizie di Tel Aviv — favorevolmente agli invasori. Le truppe israeliane — stando a un annuncio ufficiale — si sono impadronite di Bir Kosseima sulla strada di Ismailia determinando una nuova penetrazione verso il nord che potrebbe condurre all’accerchiamento delle forze egiziane in una vasta zona. L’aviazione delle due parti è entrata in azione e ci sono già stati i primi scontri. Non si sa ancora il numero delle vittime. Le informazioni dal Cairo sottolineano, invece, che l’esercito egiziano « procede alla liquidazione degli elementi israeliani che durante la notte si sono installati presso l’oasi di Nakhl (nel centro del Sinai, a un centinaio di chilometri da Suez) ». Due aerei israeliani sono stati abbattuti, 12 carri armati sono stati distrutti e « pesanti perdite » sono state inflitte alle forze avversarie. A mezzogiorno il Presidente Nasser ha firmato un decreto per la mobilitazione generale in tutto il Paese. Un portavoce ufficiale a Bagdad ha annunciato che l’armata irachena è pronta a venire in soccorso dell’Egitto. Gli Israeliani nel Sinai hanno attraversato una zona arida, collinosa, e non hanno incontrato nei primi movimenti pattuglie egiziane. Ufficialmente, l’azione israeliana avrebbe per obbiettivo solo la liquidazione dei «commandos della morte» nella penisola del Sinai. Il Presidente Eisenhower, dopo un appello vano, ha annunciato che gli Stati Uniti avrebbero deferito nella mattinata di oggi, martedì, alle Nazioni Unite la penetrazione militare israeliana in territorio egiziano. Il Consiglio di sicurezza si è riunito stamane alle il La situazione è estremamente tesa. Tutti i cittadini americani residenti nel Medio Oriente hanno ricevuto l’invito di rimpatriare. Un centinaio di persone è già partito da Israele, altre hanno lasciato l’Egitto e la Giordania. All’aeroporto di Lydda due aerei sono pronti a decollare e a portare in America le famiglie dei diplomatici dislocati a Tel Aviv e a Gerusalemme: tutto il Medio Oriente è sull’orlo della guerra.
Stanotte le unità navali inglesi e francesi stanno dirigendosi verso l’Egitto. domattina, all’alba, le truppe dei due Paesi tenteranno di occupare la zona del Canale. Ad ogni resistenza degli egiziani risponderanno con la forza. Il pericolo di guerra, dunque, è imminente. La situazione precipita. Al conflitto fra Israele ed Egitto sta per sovrapporsi quello fra Egitto ed anglo-francesi. Si annunciano giornate di estrema gravità per oil Medio Oriente e per il mondo intero. L’azione anglo-francese è stata decisa oggi. Mollet e Pineau, dopo l’aggressione di Israele, sono venuti in volo a Londra per conferire con Eden e con Lloyd. Dopo affannose consultazioni i due governi hanno deciso di mandare a Tel Aviv e al Cairo due ultimatum: essi hanno chiesto innanzi tutto, a quei Paesi, di sospendere le ostilità e di ritirarsi da una parte e dell’altra del Canale, ad una distanza di dieci miglia. All’Egitto hanno poi chiesto di permettere l’occupazione di Ismailia, Porto Said e Suez da parte delle forze anglo-francesi «in via provvisoria» per garantire il libero passaggio del Canale. L’ultimatum è stato consegnato a Londra ai rispettivi ambasciatori, alle 4.30 del pomeriggio (ora di Greenwich), e chiedeva una risposta entro dodici ore. Esso scade domattina alle 4.30. In caso di risposta negativa, l’Inghilterra e la Francia useranno la forza. Alla Camera Eden ha detto: «La situazione è molto pericolosa. Se le ostilità non cesseranno immediatamente, il libero passaggio attraverso il Canale sarà minacciato».
TEL AVIV - Alle 20.50 ora locale squadriglie di bombardieri a reazione della Rovai Air Force hanno attaccato simultaneamente gli obiettivi militari egiziani del Cairo, di Alessandria, di Porto Said. di Ismailia e di Suez. Contemporaneamente, l’esercito israeliano ha reso noto che un suo gruppo corazzato d’attacco è entrato in territorio egiziano per tagliare fuori la striscia di Gaza. Altre forze israeliane avanzano sulla strada per Ismailia, avendo infranto le difese egiziane ad Abu Agheila. L’attacco aereo di stasera, portato dalle basi di Nicosia e Akrotiri (cipro), senza reazioni da parte della contraerea egiziana, è durato dodici minuti. Un primo attacco agli obiettivi del Cairo si era registrato nel pomeriggio, alle 18.30 (17.30 italiane), pure da parte di bombardieri a reazione della R.A.F. e da parte di aerei francesi. Prima dei bombardamenti, gli aerei da ricognizione britannici avevano lanciato appelli, attraverso manifestini, alla popolazione perché evacuasse immediatamente le abitazioni nelle immediate vicinanze degli obiettivi militari e obbedisse alle precauzioni già ordinate dal Governo egiziano. Nonostante questi appelli, Radio Cairo informa che nel primo i bombardamento sette civili sono rimasti vittime degli spezzoni britannici e francesi, mentre i danni risultano « ingentissimi». Entrambi i bombardamenti sono stati massicci, effettuati da centinaia di aerei di ogni tipo. Bombe di grosso calibro e spezzoni incendiari sono stati sganciati sugli obiettivi militari, segnatamente sulle caserme, sul concentramento di truppe pronte a partire per la linea del fronte, e sugli aeroporti. Tale operazione, che il Comando franco-britannico ha definito « operazione-ombrello », è stata ordinata evidentemente allo scopo di assicurare il completo dominio del cielo egiziano, e di preparare l’eventuale entrata in azione delle truppe avio-trasportate e dei paracadutisti. L’incrociatore inglese « New Foundland » ha affondato una fregata egiziana. L’annuncio è stato dato dall’Ammiragliato britannico.
Titolo del Corriere della Sera: GLI ISRAELIANI OCCUPANO LA PENISOLA DEL SINAI mentre l’aviazione francoinglese martella gli aeroporti. Violenti scontri fra reparti corazzati - Affondata nel Canale di Suez una unità egiziana - Numerosi aerei distrutti al suolo • Nasser riafferma la decisione di resistere ad oltranza ed assume poteri eccezionali - Appello agli altri Stati arabi perché distruggano gli oleodotti - La Siria si schiera a fianco dell’Egitto
Titolo del Corriere della Sera: «Imminente lo sbarco degli anglo-francesi in Egitto dopo la distruzione delle forze aeree di Nasser • Centocinque apparecchi annientati • Le truppe egiziane nella zona di Gaza si sono arrese agli israeliani, che continuano l’avanzata verso Suez • Il Governo di Tel Aviv disposto a intavolare trattative con II Cairo»
Titolo del Corriere della Sera: «Nasser accetta il presidio internazionale dell’ONU mentre i paracadutisti franco-inglesi conquistano Porto Said»
Titolo del Corriere della Sera : «Francia e Inghilterra sospendono le ostilità in Egitto ma gli arabo asiatici chiedono l’immediato ritiro delle truppe • Porto Said e Porto Fuad in mano agli alleati • Il Cairo annuncia che l’Egitto continuerà a combattere finché le forze straniere non se ne andranno • L’ambasciatore sovietico da Nasser»
L’Irak — si apprende da Bagdad — ha deciso di rompere le relazioni diplomatiche con la Francia. Il ministro degli Esteri iracheno ha ricevuto l’ambasciatore di Francia a Bagdad e lo ha informato della decisione del suo Governo. Nessuna data è stata ancora fissata per la partenza, da Bagdad, dell’ambasciatore e del personale della rappresentanza diplomatica francese. Il Governo iracheno ha invitato oggi tutti i Governi e i popoli dei Paesi arabi a restare uniti e ha affermato che le sue forze sono pronte ad aiutare la Siria e la Giordania, Paesi i quali potrebbero « essere minacciati dal nemico». Alcuni aerei dell’aviazione militare egiziana si sarebbero rifugiati a Gedda, nell’Arabia Saudita. Non si sa il loro numero né il tipo degli aerei medesimi. Il colonnello Gamal Abdel Nasser — che l’emittente clandestina « Radio-Egitto Libera » ha definito in una sua trasmissione odierna «il Nerone del ventesimo secolo» — ha nuovamente parlato al popolo egiziano. È stata, come nei precedenti discorsi di Nasser, un’apoteosi: e quando la vettura su cui ha preso posto il « Premier » egiziano ha lasciato la Moschea, per riportare il Presidente alla sede del Governo, una marea di folla osannante, entusiasta, plaudente, ha circondato e accompagnato la macchina, come per un viaggio trionfale.
PORTO SAID - Alcuni reparti alleati hanno già cominciato a sgomberare la città di Porto Said, appena tre giorni dopo averla occupata. Il primo battaglione del reggimento paracadutisti è sbarcato oggi a Cipro. Il comandante del battaglione ha detto che se l’avanzata fosse continuata, le truppe anglo-francesi « sarebbero passate attraverso tutta la zona del Canale come un coltello attraverso il burro ». È evidente un certo rammarico fra i comandanti alleati per l’improvvisa tregua, che ha loro impedito di eseguire i piani per la completa occupazione della zona del Canale. Caratteristico è, del resto, il tono dell’ordine del giorno odierno del comandante francese, ammiraglio Barjot, in cui si dice: «Soldati, marinai e aviatori, nel momento in cui voi siete penetrati vincitori nella città principale del Canale di Suez una tregua è stata ordinata per ragioni politiche di cui il Governo è il migliore giudice. Anche se interrotto, il vostro intervento è presagio favorevole per l’avvenire della Francia ». Entro pochi giorni i paracadutisti e i « commandos » che hanno conquistato Porto Said verranno sostituiti da unità di fanteria, mentre si prevede il rientro in Gran Bretagna di alcune squadriglie di apparecchi da caccia e da bombardamento, attualmente a Cipro. Non sono ancora giunti a Porto Said gli osservatori dell’O.N.U. ma si ritiene imminente il loro arrivo. In città la vita sta tornando lentamente alla normalità (da un articolo di Arrigo Levi).
A proposito dell’aereo civile giordano (un Dakota pilotato dal bravo capitano neozelnadese Steel) che i siriani hanno tentato di abbattere, Arrigo Levi nota sul Corriere della Sera che «i siriani esercitano, per mezzo del radar, un controllo estremamente rigoroso sul passaggio di apparecchi stranieri: questi devono seguire dei corridoi aerei e, se se ne allontanano anche di pochi chilometri, vengono immediatamente raggiunti dal caccia a reazione Mig, che si levano in volo dagli aeroporti militari siriani». Le basi siriane sono perfettamente equipaggiate dai russi. «L’episodio dimostra quanto siano tesi, oggi, i rapporti fra la Giordania e 1 Paesi vicini.»
Amman - L’apparecchio sul quale viaggiava re Hussein di Giordania, diretto da Amman in Europa dove il sovrano avrebbe dovuto passare qualche settimana di vacanza, è stato intercettato sul territorio siriano da Mig a reazione che intendevano obbligare l’aereo reale ad atterrare a Damasco. L’aereo di Hussein è riuscito a sfuggire ed è ritornato in Giordania. I caccia, di fabbricazione sovietica, si erano levati in volo da aeroporti siriani e, dopo che l’aereo reale aveva rivelato per radio la propria identità, gli avevano impartito l’ordine di atterrare a Damasco. Re Hussein, che pilotava personalmente l’aereo, si è rifiutato di aderire all’ordine ed ha comunicato per radio alla torre di controllo dell’aeroporto di Damasco che si accingeva a tornare ad Amman. Dalla torre di controllo gli veniva risposto che c’era ordine di costringerlo ad atterrare e di ricorrere alla forza, se necessario, a questo scopo. Il re rispondeva, allora, che avrebbe atterrato a Damasco, ma improvvisamente invertiva la rotta e rientrava dopo pochi minuti di volo, a velocità elevatissima, nello spazio aereo della Giordania. Pochi minuti dopo il rientro del sovrano, il Consiglio dei ministri è stato convocato in seduta straordinaria. L’unica comunicazione ufficiale da parte governativa informa che domani sarà proclamata festività nazionale in tutto il regno « per celebrare il ritorno del re sano e salvo ». Stamane, prima che Hussein partisse da Amman, in una intervista pubblicata al Cairo, dal settimanale «Rose el Youssef», l’ex ministro degli Esteri giordano, Abdullah Rimawi, affermava che re Hussein « lasciava la Giordania per sempre ». Rimawi, che vive attualmente in esilio nella RAU afferma che gli Stati Uniti intendono compiere in Giordania « un colpo di stato reazionario » per sostituire il Governo di re Hussein con un Governo filoamericano »
Cinque brigate blindate irachene si sarebbero concentrate, durante la notte di Natale, nella regione di Fakka, e sarebbero pronte a marciare in direzione del fiume Sciat el Arab, che delimita la zona nevralgica in contestazione fra la Repubblica dell’Iraq e l’Impero dell’Iran. Le cinque brigate sarebbero appoggiate da due squadriglie di caccia e da una squadriglia di bombardieri, che farebbero base a Bassora: i caccia iracheni sarebbero per la maggior parte Mig 17 di costruzione sovietica, forniti a Kassem lo scorso aprile dall’Urss, insieme a un forte quantitativo di armi automatiche e di munizioni. Questo movimento di truppe alla frontiera irano-irakena costituirebbe però, almeno per ora, soltanto una manovra del generale Kassem, la quale, insieme col processo celebrato in questi giorni a Baghdad contro 57 persone accusate di complotto contro il Governo, ha lo scopo di allarmare l’opinione pubblica e dimostrare che la giovane Repubblica dell’Iraq, nata dopo il colpo di Stato del 14 luglio 1958, è circondata da nemici «venduti all’ imperialismo». L’Iran ha comunque disposto uno schieramento prudenziale di truppe e di aerei lungo il confine con l’Iraq, soprattutto nelle regioni meridionali. Reparti corazzati iraniani sono stati spostati da Abadan a Dizful, mentre le unità navali che sono alla fonda nei porti del Golfo Persico hanno ricevuto l’ordine di rimanere in stato di allarme e di portarsi al largo di Bandar Shahpur, nel caso fosse necessario il loro intervento.Secondo altre notizie giunte a Teheran da Abadan e da altri punti della frontiera fra Iran ed Iraq, una ondata di agitazioni e di opposizione al regime del Primo ministro Abdul Karem Kassem si sta manifestando fra i contadini e le tribù dell’Iraq meridionale. L’opposizione a Kassem si starebbe trasformando in una aperta rivolta. Queste informazioni vengono attribuite ai commercianti che nelle prime ore di ieri hanno varcato il confine. Uno di costoro ha riferito che nel villaggio iracheno di Amareh vi è stata una dimostrazione contro Kassem e sono stati lanciati volantini antigovernativi.
Inizia a Montalbano Ionico (Matera) un campo paramilitare di Terza Posizione che prevede un programma di indottrinamento politico e di addestramento all’uso delle armi. Vi partecipano Gabriele Adinolfi, Roberto Fiore, Francesco Mangiameli e sua moglie Rosaria Amico, Walter Spedicato, Massimo Taddeini, Dario Mariani, Walter Sordi, Leonardo Giovagnini, Luca Perucci, Serena De Pisa, Roberto Incardona, Roberto Nistri, Luigi Ciavardini, Marcello De Angelis e altri (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
«La più importante e controversa decisione della NATO nella seconda metà degli anni Settanta fu di spiegare in Europa alcune centinaia di missili nucleari statunitensi a medio raggio (comunemente chiamati euromissili), in grado di colpire il territorio sovietico. Il Consiglio atlantico ne deliberò lo schieramento nel dicembre 1979, in seguito alla comparsa di analoghi missili sovietici (SS-20), e contestualmente all’offerta di rinunciarvi qualora i Sovietici avessero smantellato i propri, onde il riferimento alla ’doppia decisione’ (dual-track). Gli euromissili, pur integrati nella struttura militare NATO, erano in dotazione alle sole forze statunitensi, dal momento che gli Europei non avevano voluto accollarsi i costi dei vettori, come avviene per altre armi nucleari della NATO cosiddette a doppia chiave (testata nucleare statunitense e vettore, missile o aereo, europeo). [...] Il governo tedesco, che avrebbe dovuto ospitare il maggior numero di missili, esitava ad attuare la doppia decisione da solo; fu determinante in questa circostanza il ruolo dell’Italia, che per prima si offrì di affiancare la Germania ospitando alcuni euromissili nella base di Comiso, in Sicilia» [www.treccani.it. Il governo tedesco era guidato da Helmut Schmidt. Quello italiano da Francesco Cossiga. Gli euromissili schierati in Italia - dei BGM-109 "Gryphon" - furono 112.
Un caccia statunitense con quattro membri di equipaggio a bordo e di base sulla portaerei "Nimitz" in navigazione nel Tirreno, precipita in Sicilia in località Capaci (Palermo), provocando la distruzione di alcune abitazioni. Tre membri dell’equipaggio si lanciano col paracadute, il pilota Robert Dark muore. Sull’incidente la Procura della repubblica di Palermo avvia un’indagine che si concluderà con la decisione di non promuovere azione penale dopo che l’autorità militare americana avrà comunicato di avvalersi del diritto di priorità nell’esercizio dell’inchiesta. Successivamente verrà sequestrata all’Aeronautica Militare una relazione del maggiore Giulio Rodorigo in cui si attesta che il giorno dell’incidente nella zona del Tirreno meridionale "vi erano numerosi velivoli militari statunitensi in volo, oltre una decina, senza che alcun ente della Difesa Aerea italiano avesse avuto le informazioni del caso". Un sistema definito "consueto". Sei mesi dopo, nella stessa zona del Tirreno meridionale, nei pressi di Ustica, precipiterà l’aereo Dc-9 della società Itavia
ROMA — L’ammiraglio Giovanni Torrisi è il nuovo capo di Stato maggiore della Difesa. Lo ha nominato Ieri il consiglio dai ministri in sostituzione del generale Francesco Cavalera. Il governo ha inoltre provveduto, su proposta del ministro Ruffini alle seguenti nomine: generale Umberto Capuzzo, comandante dei carabinieri; generale Orazio Giannini, comandante della guardia di finanza; ammiraglio Mario Bini, capo di Stato maggiore della marina militare; generale Lamberto Bertolucci, capo di Stato maggiore dell’aeronautica militare; ammiraglio Vittorio Gioncada, comandante in capo del dipartimento marittimo dell’alto Adriatico. Il generale Pietro Corsini, lasciando il comando dei carabinieri, è stato nominato consigliere di Stato.
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