ANKARA - Nelle discussioni fra i «tre grandi» per l’assetto mondiale, il Vicino Oriente non sembra aver avuto una gran parte. Eppure diversi problemi si agitano in questo settore. L’unione degli Stati arabi, costituitasi in marzo, comprende Egitto, Iran, Transgiordania, Arabia Saudita, Siria, Libano e Yemen, Paesi che nell’insieme raggruppano 80 milioni di aspiranti alla completa indipendenza. I recenti incidenti in Siria, contro la dominazione francese, possono costituire ia scintilla per un più vasto movimento xenofobo. Sintomatica a questo proposito la notizia qui giunta dal Cairo questa sera, secondo la quale il Primo ministro egiziano Nekrashy pascià ha chiesto al Senato l’autorizzazione di negoziare col Governo britannico la revisione del trattato di alleanza del 1936. La questione della Palestina non è meno delicata e urgente delle altre, giacché gli ebrei fanno forti pressioni specialmente in America perché sia riaperta illimitatamente l’immigrazione ebraica in quel Paese.
LONDRA - L’Egitto ha informato oggi la Gran Bretagna che ha accettato l’offerta dei russi per un rifornimento di armi ed equipaggiamenti militari. L’annuncio è stato dato da un portavoce del Foreign Office, il quale ha precisato che il Governo egiziano ne aveva dato comunicazione ieri all’ambasciatore britannico al Cairo, senza tuttavia specificare l’entità del contratto concluso tra i due Paesi. Il portavoce hu dichiaralo d’altra parte: 1) Nessuna fornitura d’armi all’Egitto viene effettuata in questo momento da alcuna delle tre Potenze occidentali. 2) Nessuna discussione ha attualmente luogo fra queste tre Potenze circa la fornitura di armi ai Paesi arabi. 3) Le tre Potenze si consultano ogni volta che una di esse riceve una richiesta di fornitura di anni da uno Stato arabo. Il portavoce ha aggiunto che tali consultazioni hanno lo scopo di mantenere l’equilibrio degli armamenti fra Israele e gli Stati arabi, in conformità con la dichiarazione tripartita del 1950.Intanto, parlando alla radio egiziana in occasione di un’esposizione militare da lui inaugurata, il Primo ministro egiziano Gamal Abdel Nasser ha dichiarato che il suo Governo ha firmato la settimana scorsa un «accordo commerciale» con la Cecoslovacchia per la fornitura di armi all’Egitto. L’Egitto, ha detto Nasser, ha preso questa decisione dopo il ripetuto fallimento dei suoi tentativi di ottenere armi dall’Occidente, « non per la guerra ma per la pace ». Si apprende questa sera da Tel Aviv che Moshe Sharret, Primo ministro e ministro degli Esteri di Israele, ha chiesto all’ambasciatore degli Stati Uniti di fargli visita domani. Il colloquio avrebbe per argomento la questione della consegna di armi all’Egitto. Il Governo egiziano ha frattanto richiamato le forze di riserva dell’esercito » per un addestramento supplementare.). È questa la prima volta dopo la rivoluzione del 23 luglio 1952 che viene presa unn misura del genere.
Il comunicato conclusivo della conferenza araba del Cairo, durata sei giorni, annunzia che i convenuti hanno concretato un piano diretto a coordinare la difesa araba e metterla in condizione di fronteggiare qualsiasi atto di violenza che Israele volesse fare. Il piano — precisa il comunicato — serve a coordinare politica dell’Egitto, dell’Arabia Saudita e della Siria nei campi politico, militare, economico e culturale, e mira, con tale coordinamento, a mobilitare tutte le forze e tutte le direttive che vogliono realizzare il bene generale della Nazione araba, difendendola dai pericoli dell’aggressione sionista e del dominio straniero, che impediscono il formarsi di un’atmosfera di pace e di stabilità nel settore del Medio Oriente. Il comunicato annunzia pure che la conferenza ha escogitato un piano che contempla l’azione futura che i tre Stati potrebbero svolgere al di fuori dell’intesa che lega i nove Stati dell’Unione araba. Alla conferenza hanno partecipato il Presidente della Repubblica egiziana, Abdel Nasser, re Saud dell’Arabia Saudita ed il Presidente della Repubblica siriana.
Lo scioglimento del Cominform e la promessa russa di contribuire al mantenimento della pace nel Vicino Oriente sono definiti a Bonn dei regalucci con i quali Bulganin e Kruscev hanno voluto tar precedere il loro arrivo In Inghilterra. Il Coininform non aveva più alcuna Importanza da quando esiste il patto di Varsavia e forse il suo scioglimento sarà un efficace contributo all’Insidiosa infiltrazione comunista nei Paesi dell’Occidente secondo le ultime regole della politica moscovita. Quanto alla dichiarazione relativa alla tensione nel Medio Oriente. il regalUcclo è stato offerto piuttosto agli Stati Uniti favorevoli a un azione pacifica, che non alla Gran Bretagna che protendeva per una dimostrazione di forza. Co Comunque, una volta di più. i sovietici sono stati abili e tempestivi. A Bonn lo si riconosce apertamente, ma di fronte alla nuova mossa sovietica si citano le parole pronunciate a Strasburgo da Von Brentano, secondo le quali le speranze suscitate nel luglio scorso a Ginevra sono andate deluse obbligando il mondo occidentale a stare sempre all’erta Pur non escludendo che il cambiamento di tattica del Cremlino abbia ad aprire nuove possibilità, il Governo tedesco è sempre persuaso che 1 fini politici della Russia non siano cambiati
L’offensiva israeliana nella penisola del Sinai si sviluppa — secondo le notizie di Tel Aviv — favorevolmente agli invasori. Le truppe israeliane — stando a un annuncio ufficiale — si sono impadronite di Bir Kosseima sulla strada di Ismailia determinando una nuova penetrazione verso il nord che potrebbe condurre all’accerchiamento delle forze egiziane in una vasta zona. L’aviazione delle due parti è entrata in azione e ci sono già stati i primi scontri. Non si sa ancora il numero delle vittime. Le informazioni dal Cairo sottolineano, invece, che l’esercito egiziano « procede alla liquidazione degli elementi israeliani che durante la notte si sono installati presso l’oasi di Nakhl (nel centro del Sinai, a un centinaio di chilometri da Suez) ». Due aerei israeliani sono stati abbattuti, 12 carri armati sono stati distrutti e « pesanti perdite » sono state inflitte alle forze avversarie. A mezzogiorno il Presidente Nasser ha firmato un decreto per la mobilitazione generale in tutto il Paese. Un portavoce ufficiale a Bagdad ha annunciato che l’armata irachena è pronta a venire in soccorso dell’Egitto. Gli Israeliani nel Sinai hanno attraversato una zona arida, collinosa, e non hanno incontrato nei primi movimenti pattuglie egiziane. Ufficialmente, l’azione israeliana avrebbe per obbiettivo solo la liquidazione dei «commandos della morte» nella penisola del Sinai. Il Presidente Eisenhower, dopo un appello vano, ha annunciato che gli Stati Uniti avrebbero deferito nella mattinata di oggi, martedì, alle Nazioni Unite la penetrazione militare israeliana in territorio egiziano. Il Consiglio di sicurezza si è riunito stamane alle il La situazione è estremamente tesa. Tutti i cittadini americani residenti nel Medio Oriente hanno ricevuto l’invito di rimpatriare. Un centinaio di persone è già partito da Israele, altre hanno lasciato l’Egitto e la Giordania. All’aeroporto di Lydda due aerei sono pronti a decollare e a portare in America le famiglie dei diplomatici dislocati a Tel Aviv e a Gerusalemme: tutto il Medio Oriente è sull’orlo della guerra.
Titolo del Corriere della Sera: GLI ISRAELIANI OCCUPANO LA PENISOLA DEL SINAI mentre l’aviazione francoinglese martella gli aeroporti. Violenti scontri fra reparti corazzati - Affondata nel Canale di Suez una unità egiziana - Numerosi aerei distrutti al suolo • Nasser riafferma la decisione di resistere ad oltranza ed assume poteri eccezionali - Appello agli altri Stati arabi perché distruggano gli oleodotti - La Siria si schiera a fianco dell’Egitto
Titolo del Corriere della Sera: «Imminente lo sbarco degli anglo-francesi in Egitto dopo la distruzione delle forze aeree di Nasser • Centocinque apparecchi annientati • Le truppe egiziane nella zona di Gaza si sono arrese agli israeliani, che continuano l’avanzata verso Suez • Il Governo di Tel Aviv disposto a intavolare trattative con II Cairo»
Titolo del Corriere della Sera : «Francia e Inghilterra sospendono le ostilità in Egitto ma gli arabo asiatici chiedono l’immediato ritiro delle truppe • Porto Said e Porto Fuad in mano agli alleati • Il Cairo annuncia che l’Egitto continuerà a combattere finché le forze straniere non se ne andranno • L’ambasciatore sovietico da Nasser»
«[...] Tutti capiscono che la costituzione di un vincolo federale fra le due monarchie arabe ha lo scopo precipuo di controbilanciare l’Unione araba fondata per iniziativa di Nasser, e sotto il patrocinio della Russia sovietica, dalle due Repubbliche del Cairo e di Damasco. I due nuovi enti statali rappresentano nel Medio Oriente, per lo meno tendenzialmente, i due blocchi mondiali che fanno capo a Washington e a Mosca. La nascita della federazione irako-giordana può essere considerata come un contributo alla pace nella misura in cui ristabilisce l’equilibrio turbato pochi giorni fa dalla formazione della Unione egitto-siriaca. Essa dev’essere accolta con soddisfazione in Europa, in quanto unifica il territorio per il quale passano alcune delle principali condotte che portano il petrolio mesopotamico al mare Mediterraneo. Lo Stato d’Israele, stretto finora tra quattro Nazioni arabe che gli sono ugualmente nemiche, ne avrà solo due ai suoi fianchi. Non sembra a prima vista che la posizione di Tel Aviv sia peggiorata, giacché se da un lato può essere più facile l’accordo fra due Governi per aggredire gli ebrei e tentare di spingerli nel mare, dall’altro lato i Governi emergenti dalle due fusioni sono più rivali tra loro che non fossero, prima di questo sviluppo, i quattro elementi statali originari [...]» (dal Corriere d’Informazione).
Ultimo volo da Teheran della compagnia israeliana El Al.
Menachem Begin e Anwar Sadat firmano a Washington il trattato di pace israelo-egiziano che fa seguito agli accordi di Camp David del 1978. L’Egitto è il primo paese arabo a firmare un accordo di pace e a riconoscere Israele. Il trattato di pace è stato firmato 16 mesi dopo la visita del presidente egiziano Anwar al-Sadat in Israele del 1977, e al termine di intensi negoziati. Gli elementi principali del trattato sono il riconoscimento reciproco dei due Paesi, la fine dello stato di guerra che esisteva fin dal 1948, e il ritiro militare israeliano e la conseguente restituzione degli impianti civili (specialmente Yamit e Taba) delle penisola del Sinai, occupata da Israele fin dal 1967. I negoziati cominciarono sulla base degli accordi di armistizio di Rodi del 24 febbraio 1949. Il trattato assicura altresì la libera circolazione del naviglio israeliano attraverso il canale di Suez e il riconoscimento degli stretti di Tiran e del golfo di Aqaba come vie marittime internazionali che avevano costituito il formale casus belli alla guerra dei sei giorni del 1967.
Libia, Yemen del Sud, Siria, Bahrein e Olp rompono le relazioni diplomatiche con l’Egitto, reo di aver firmato ieri un trattato di pace con Israele e applicano sanzioni economiche.
BAGDAD — Dopo cinque giorni di aspri contrasti, che hanno comportato la sospensione per quasi 48 ore dei lavori della conferenza, dopo una serie febbrile di consultazioni tra capi di Stato e dopo l’esplosione di minacce e vendette, sembra che una soluzione di compromesso sia alla fine prevalsa e che il mondo arabo possa presentarsi formalmente unito di fronte al presidente egiziano e possa unanimemente «punirlo» per il suo «tradimento». È stato deciso di ritirare gli ambasciatori dal Cairo e raccomandare la rottura totale delle relazioni entro un mese. Si è deciso anche di togliere dalla capitale egiziana la sede della Lega araba. È stato deciso anche il boicottaggio economico. Consisterà nel blocco di ogni assistenza economica e blocco delle forniture di petrolio. Tale compromesso sarebbe stato proposto dal Kuwait (ciò spiega perché l’annuncio dell’accordo è stato dato a Bagdad dal ministro degli esteri di questo Stato) ed accettato ieri pomeriggio dall’Arabia Saudita e da altri Paesi del Golfo durante un’improvvisata riunione di ministri nel salone dell’aeroporto dell’Emirato.
Mentre l’Oapec prende una serie di misure drastiche contro l’Egitto, reo di aver firmato la pace con Israele, e l’Opec annuncia che riprenderà in esame il problema dei prezzi petroliferi alla prossima riunione di giugno, il governo iraniano dichiara di voler nazionalizzare tutto il settore petrolchimico acquistando le proprietà in mano agli stranieri. Intanto si susseguono voci e smentite su un imminente rimpasto del governo saudita per le tensioni in seno alla famiglia reale. Al termine di una riunione di emergenza del consiglio dell’Oapec, i paesi arabi produttori di petrolio hanno deciso di espellere dalla loro organizzazione l’Egitto e di applicare nei suoi confronti un embargo petrolifero totale. Fonti dell’industria petrolifera affermano che, nonostante l’Egitto goda di una produzione petrolifera propria, nel 1978 è stato costretto ad importare greggio dall’Arabia Saudita per un valore di 159 milioni di dollari. Secondo M. Ramzy El Leissy, presidente dell’organizzazione petrolifera egiziana, le misure prese dall’Oapec non avranno alcuna influenza sui progetti del governo egiziano in campo petrolifero, né sul transito del petrolio arabo attraverso il canale di Suez e l’oleodotto SuezAlessandria. «L’Egitto», hanno confermato fonti governative del Cairo, «intende diventare un grande esportatore di petrolio e punta ad una produzione di un milione di barili al giorno entro tre anni». La produzione attuale egiziana è di 25 milioni di tonnellate di greggio di cui una eccedenza (pari al valore di 800 milioni di dollari) viene esportata in cambio di petrolio raffinato. Da parte sua il presidente Sadat aveva annunciato lunedì che il recupero dei pozzi del Sinai e lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi a ovest del canale di Suez consentiranno al suo paese di aderire nel 1982 all’Opec, l’otganizzazione dei paesi esportatori di petrolio (per aderire alla quale è necessario esportare petrolio per una cifra pari all’1% del prodotto nazionale lordo). Attualmente una cinquantina di compagnie petrolifere straniere, per la maggior parte americane ed europee, partecipano alle prospezioni di petrolio egiziano con accordi che, dal 1974 in poi, superano il miliardo di dollari.
Simun Kuntar, membro del commando del Fronte di Liberazione Palestinese, si infiltra dal mare in Israele e in piena notte, con i suoi, irrompe in un edificio residenziale, prendendo in ostaggio Danny Haran e la sua figlioletta Einat di quattro anni, mentre il resto della famiglia riesce a nascondersi. Quando il commando giunge sul litorale, Kuntar costringe la piccola Einat guardare mentre spara a suo padre a distanza ravvicinata. Quindi uccide anche la bambina fracassandole la testa contro una roccia con il calcio del suo fucile. Nel frattempo, la madre della piccola si era nascosta in un armadio con la l’altra figlioletta Yael, di appena due anni, che accidentalmente è rimasta soffocata per i tentativi della madre di coprire il suo pianto, per evitare che Kuntar le trovasse.
A Teheran ’ayatollah Ruhollah Khomeini, leader della nascente Repubblica Islamica, invita la popolazione a manifestare contro gli interessi degli americani, indicati col nome di "Grande Satana" e di "Nemici dell’Islam", e degli israeliani nel Paese
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