«Il Messico fino ad alcuni anni fa era all’avanguardia ed i suoi romanzi della rivoluzione (ricordo fra i migliori quelli di Martin Luis Guzmán, L’aquila e il serpente, e di Maurizio Magdaleno, Il deserto di calce, tradotti anche in italiano) hanno la stessa importanza di testi di storia; si potrebbe dire se mai che la fantasia o la grazia dell’autore ha piuttosto addolcito che inasprito certe crudezze della realtà. Recentemente ne sono apparsi due anche nel Guatemala, uno dei Paesi dell’America centrale che nel passato ha più sofferto dalle dittature (quasi altrettanto che dai terremoti mi diceva un amico): Ecce Pericles di Rafael Arévalo Martinez e El Señor Presidente di Miguel Angel Asturias, entrambi già tradotti in varie lingue europee. L’apparizione dei romanzi sulle dittature è il primo segno dello scampato pericolo, la sirena del cessato allarme; non solo, ma gli stessi libri, in verità poco edificanti, che prima avrebbero procurato ai loro autori arresto e galera, vengono diffusi con lo stesso spirito propagandistico con cui gli’ enti turistici diffondono opuscoli sulle bellezze panoramiche del loro Paese.»
In via ufficiosa si apprende che è stato proclamato lo stato di emergenza nel Guatemala. La grave misura sarebbe stata adottata in seguito all’assassinio di Francisco Aranha, capo delle forze armate, e del suo braccio destro col. Jorge Barrios Solares. Il palazzo del Governo è intensamente vigilato e circondato da uno sbarramento di soldati armati di mitragliatrici. Sono stati chiusi il comando di polizia e gli uffici postale e telegrafico, ed è stata imposta la censura. Il colonnello Aranha era il personaggio più energico della giunta rivoluzionaria che dirigeva il Paese dopo le dimissioni del dittatore Jorge Ubico. Violenti scontri si sono verificati ieri sera fra le forze governative ed elementi rivoluzionari nelle strade della città. Finora risulta che solo una persona è rimasta uccisa; mancano dati precisi sul numero dei feriti, che si ritiene rilevante. Secondo gli ambienti ufficiali governativi il Presidente Arevalo avrebbe il pieno controllo del campo militare di Matamoros, alla periferia della città. Si apprende che la polizia, l’aviazione e le unità della guardia presidenziale appoggiano il Governo, mentre un reggimento di artiglieria, comandato dal colonnello Hernandez, si sarebbe affiancato ai ribelli. Nella capitale del Guatemala regna una grande tensione e si odono nelle strade il persistente sparo di armi automatiche ed esplosioni isolate di granate. Secondo le ultime voci il palazzo presidenziale è occupato dal tenente colonnello Jacobo Arbenz, ministro della Difesa nazionale, e dai suoi seguaci, i quali terrebbero il Presidente Arevalo come prigioniero.
Città di Guatemala 18 ottobre. Stamane la direzione della polizia nazionale ha comunicato che 21 persone sono rimaste uccise e oltre 300 ferite dal ciclone che ha funestato per due giorni il territorio del Guatemala nella scorsa settimana.
Il Ministero degli Ester del Guatemala, in un comunicato diramato oggi, informa che, secondo calcoli molto attendibili, il numero delle persone perite nelle disastrose inondazioni della scorsa settimana ammonta a oltre quattromila. Fino a questo momento però sono state recuperate soltanto alcune centinaia di cadaveri. Il disastro ha assunto aspetti di catastrofe biblica. La maggior parte delle vittime è perita in seguito all’improvviso crollo di molte abitazioni o addirittura di interi villaggi sotto la pressione delle acque. Si calcola che almeno un terzo del raccolto del prodotto che costituisce la ricchezza principale del Paese — il caffè — sia stato distrutto con una perdita di oltre dieci milioni di dollari. Intanto le piogge, che durano ininterrotte dal 1° settembre, non accennano a finire. Anche nel caso della cessazione delle piogge, le comunicazioni terrestri nel Guatemala non potranno essere riprese intieramente che nel prossimo novembre, dato che strade e ferrovie sono danneggiate gravemente. Aerei militari e privati stanno ora provvedendo al lancio di rifornimenti di viveri e di medicinali ai villaggi e ai centri urbani rimasti isolati. Tre aerei americani sono giunti dal Panama con personale sanitario e mezzi di soccorsi. Di un quarto velivolo, partito anche esso dal Panama, non si hanno più notizie.
Guatemala 7 nov., matt. Almeno diciotto uomini sono rimasti uccisi e sette altri feriti nel corso di uno scontro fra truppe governative ed un gruppo di ribelli che ha tentato invano di impadronirsi della base militare presso l’aeroporto internazionale de La Aurora di Guatemala. I ribelli, comandati dal colonnello Carlo Castillo Armas, erano, in un primo tempo, riusciti ad entrare nella base militare. Finora sono stati contati diciassette morti fra gli attaccanti ed uno fra i difensori.
«Naturalmente, ci sono anche gli italiani che, delusi dal Venezuela, pensano di avere sbagliato strada, che l’America grassa sia altrove: poco lontano ci sono altri favolosi Paesi di cui raramente si sente parlare in Europa: Guatemala, Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, e vi si avviano con la segreta speranza che, appunto perché più nascosti, siano i veri Paesi della cuccagna. Tanto più che in queste minori Repubbliche dell’ America tropicale esiste la solita enorme sproporzione fra superficie del territorio e popolazione: la più popolata, Guatemala, su una superficie di quasi 110.000 kmq. conta appena due milioni e 700 mila abitanti, dei qualii circa un milione e mezzo è costituito da puri indigeni il origine maya [...] È i proprio anzi la prevalenza degli indigeni sui bianchi che limita e ostacola ogni iniziativa; perché l’indio non è mai un elemento attivo nella vita di un Paese; l’indio non produce e non consuma; vive press’a poco nelle identiche condizioni in cui lo trovarono i conquistatori; e quel poco che gli dà la terra gli basta; il suo tenore di vita è poverissimo, si alimenta di mais e di fagioli; e d’altra parte i bianchi che lo sfruttano — per lo più le imprese nordamericane o immigrati d’altri tempi che si sono accaparrati le poche terre coltivabili — lo pagano coi più miseri salari: da 30 a 50 cents di dollaro al giorno, cioè, al massimo. 350 lire [...] In fondo. i Paesi del Centro-America, nello stato in cui si trovano, non hanno neppure bisogno di trasformare e intensificare la loro agricoltura; pochi prodotti bastano alla loro ricchezza: il caffè, le banane, lo zucchero, il mais, la gomma da masticare, il legname pregiato. A tutto il resto provvede il Nord-America che manda nelle Repubbliche dell’istmo non solo il frumento, ma anche le verdure e perfino i polli congelati avvolti nel cellofan. Un nostro emigrante che una volta aveva voluto tentare nel Nicaragua l’alletamento dei polli, dovette chiudere bottega perché quelli che arrivavano in aereo dalla California erano più a buon mercato; senza contare che i poveri indios non mangiano polli e i ricchi preferiscono sempre i generi importati.» (Ettore De Zuani sul Corriere della Sera)
Il principale comitato della Conferenza dei 21 ministri degli Esteri americani ha approvato una dichiarazione di solidarietà dell’emisfero occidentale contro il comunismo. Chiamata « dichiarazione di Washington », essa afferma la decisione delle Nazioni americane sui punti seguenti: 1) opposizione al comunismo; 2) riaffermata solidarietà interamericana; 3) rafforzamento della cooperazione economica contro l’aggressione russa [...] L’Argentina ha appoggiato in pieno la dichiarazione contrariamente a quanto si riteneva; l’adesione argentina è stata vivamente applaudita dagli altri delegati. Giovedì i rappresentanti del Governo di Buenos Aires si erano opposti ad altre risoluzioni che invitavano le Nazioni americane a preparare delle forze armate non soltanto per la difesa dell’emisfero ma anche per un possibile aiuto alla politica delle Nazioni Unite in altri Paesi. Insieme al Messico ed al Guatemala, l’Argentina aveva fatto delle riserve sull’opportunità che l’organizzazione degli Stati americani abbia il diritto di prendere provvedimenti militari che esorbitano dal territorio dell’emisfero occidentale.
Migliaia di dimostranti hanno percorso ieri le vie della città al grido di « Basta con i comunisti ». Essi hanno attaccato i comunisti o presunti tali, incendiato le loro auto e assediato il palazzo del Governo dove ministri e funzionari si erano barricati. Le truppe che formavano cordoni intorno all’edificio hanno aperto il fuoco ferendo molte persone. Il primo elenco ufficiale registra tre morti e trenta feriti o ricoverati all’ospedale. Ma un portavoce dei dimostranti afferma che il numero dei morti ammonterebbe a venti e quello dei feriti a non meno di centocinquanta. Jacobo Arbenz, l’attuale Presidente del consiglio, è capo di un Governo di coalizione, Si apprende ora che il Presidente del Guatemala ha pubblicato un comunicato col quale ha imposto per trenta giorni lo stato d’assedio su tutto il territorio in seguito ai gravi incidenti di ieri. Il comunicato afferma che agitatori politici, che si fanno passare per anticomunisti, stanno cercando di minare la sicurezza pubblica. Arbenz ha attribuito la responsabilità dei recenti incidenti al suo rivale politico, gen. Idigoras Puentes. (dal Corriere della Sera)
Un movimento rivoluzionario militare si è iniziato nel Guatemala occidentale contro il Governo Arevalos, che è accusato di fllocomunismo. Contingenti armati agli ordini di Gostavo Trangay e del colonnello Luis Fernandez hanno infatti attaccato di sorpresa numerose località vicine al confine, fra cui El Carmen, Malcatan, San Rafael. Candelaria. Il Governo ha immediatamente impartito istruzioni alle autorità militari perché respingano gli aggressori. Per ora il Governo ha il controllo della situazione, e nel resto del Paese regna la calma, ma si suppone che il movimento abbia ramificazioni anche in altre zone della repubblica (dal Corriere della Sera)
In tre località del Guatemala, al confine col Messico, si sono avuti scontri armati tra truppe regolari e ribelli. Il ministro degli Esteri, Munoz Meany, ha dichiarato che i ribelli avevano occupato Malacathan, tenendola per sei ore, prima che la località venisse rioccupata dalle truppe. In un comunicato si annuncia che il colonnello di artiglieria Roberto Garcia Arevolu ha assunto il comando delle forze governative. Da El Carmen mille ribelli hanno iniziato scalzi, laceri e affamati la marcia su Città del Guatemala. La situazione attuale non ha ancora carattere di gravità, per quanto non si possa nascondere una certa preoccupazione delle autorità governative per la minaccia che grava sul paese. Truppe regolari provenienti da Città del Guatemala sì dirigono a marce forzate verso Quetzaltenango che dista 110 chilometri dalla capitale. La rivolta è capeggiata dal dott. Gustavo Adolfo Trangay e dal colonnello Luis Fernandez Martinez. I ribelli sembra che abbiano già occupato cinque località. Essi hanno lanciato un appello al popolo perché faccia causa comune con la « rivoluzione anticomunista ». Frattanto la frontiera fra il Guatemala e il Messico a El Carmen è stata chiusa di comune accordo fra i due governi. Il ministro Munoz ha dichiarato che in origine i rivoltosi erano un’ottantina ai quali successivamente si sono però aggiunti altri numerosi gruppi. Egli ha tacciato i rivoltosi di fascisti, in considerazione delle dichiarazioni anticomuniste da essi fatte. Secondo le ultime notizie della Reuter, un portavoce del ministero della difesa guatemalese ha assicurato che la situazione si presenta sotto migliori aspetti e che le truppe governative avevano già catturato gruppi di ribelli.
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