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 2013  maggio 07 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Enrico Letta
Il Vicepresidente del Consiglio è Angelino Alfano
Il Ministro degli Interni è Angelino Alfano
Il Ministro degli Esteri è Emma Bonino
Il Ministro della Giustizia è Anna Maria Cancellieri
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Fabrizio Saccomanni
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Maria Chiara Carrozza
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Enrico Giovannini
Il Ministro della Difesa è Mario Mauro
Il Ministro dello Sviluppo economico è Flavio Zanonato
Il Ministro delle Politiche agricole è Nunzia De Girolamo
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni culturali e Turismo è Massimo Bray
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Andrea Orlando
Il Ministro degli Affari europei è Enzo Moavero Milanesi (senza portafoglio)
Il Ministro di Affari regionali e autonomie locali è Graziano Delrio (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale è Carlo Trigilia (senza portafoglio)
Il Ministro dell’ Integrazione è Cécile Kyenge (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità, dello Sport e delle Politiche giovanili è Josefa Idem (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Semplificazione è Gianpiero D’Alia (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento e di Coordinamento dell’attività è Dario Franceschini (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Jean-Marc Ayrault
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Muhammad Mursi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Ieri, poco dopo mezzogiorno, è morto Giulio Andreotti e il commento di quelli che la sanno lunga è stato: «Non ha fatto in tempo a godersi il ritorno al potere della Dc», allusione ai trascorsi democristiani di Enrico Letta e del suo vice Angelino Alfano. In realtà, Andreotti, 94 anni, era entrato da tempo in quella zona della vita nella quale non sappiamo più bene chi siamo e che cosa siamo stati, luogo di sofferenza per chi ci sta vicino, ma forse di consolazione per chi finalmente torna ignaro di tutto. La moglie Livia, che ha qualche anno meno del senatore scomparso, si trova nella medesima condizione. Non vi saranno funerali di Stato, la camera ardente è allestita da ieri nella casa dello scomparso, i funerali si svolgeranno lì vicino, oggi, nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. Bara semplicissima, di legno chiaro.

Aveva trattato con la mafia o no?Di una vicenda politica durata 60 anni, e che secondo Casini la Storia giudicherà con molta indulgenza (c’è anche una dichiarazione commossa di Rosy Bindi), resta per i contemporanei soprattutto questo punto. Intanto ricordiamo che Andreotti non scappò dai giudici, come Craxi, e non si difese dai processi, come Berlusconi. Affrontò la sfida affidando la sua sorte a un avvocato donna a quel tempo assai giovane — Giulia Bongiorno, divenuta poi un politico di primo piano in formazioni diverse da quella del suo assistito — e, seguendo puntualmente quasi ogni singola udienza, arrivò alla fine all’assoluzione. Come sempre da noi nessuno vince mai le sue battaglie al cento per cento e quindi neanche la sentenza definitiva chiuse per sempre la polemica. Ieri Caselli, il suo accusatore, ha ricordato che i rapporti di Andreotti con la mafia furono provati fino al 1980 ma non perseguiti perché prescritti.    

È stato davvero così importante per la storia del Paese?
Sette volte presidente del Consiglio e un’infinità di volte ministro o sottosegretario. È celebre il suo modo di muoversi da censore tra il 1947 e il 1953, quando ebbe la delega allo sport e allo spettacolo. Un censore molto fine, che seppe tra l’altro difendere Ladri di biciclette dagli americani che non volevano farlo circolare («È un capolavoro e qualunque divieto sarà sfruttato dalle opposizioni a scopo propagandistico contro gli Usa»). Fu lui a metter fine all’alleanza con i socialisti, all’inizio degli anni Settanta, con due governi di centro-destra. Eppure, sei anni dopo, quando si trattò di concretizzare la lunga svolta a sinistra della Dc e di dar vita ai due esecutivi del compromesso storico, il Pci non ebbe obiezioni sul suo nome. La mattina del 16 marzo 1978, giorno del sequestro Moro, Andreotti stava andando in Parlamento a presentare il suo governo della non-sfiducia. Il sequestro servì proprio a ostacolare la svolta a sinistra, messa in soffitta dopo neanche un anno. Ancora: firmò lui il trattato di Maastricht. E fece nascere lui il polo cattolico della finanza, inducendo Prodi — a quel tempo capo dell’Iri — a vendere il Banco di Santo Spirito alla Cassa di Risparmio di Roma. Da quell’aggregato sarebbe nata, alla fine, Capitalia.    

Punti oscuri? Trame? Collusioni con i servizi? Niente fango su quest’uomo tanto chiacchierato?
Limitiamoci a ricordare l’infatuazione per Sindona e le accuse del giornalista Mino Pecorelli secondo il quale Andreotti, oltre a prender soldi da Sindona (ma che Sindona avesse dato soldi alla Dc lo disse a me Piccoli in tv) aveva tenuto bordone ai 500 evasori fiscali di una lista tanto famosa quanto impossibile da trovare. Pecorelli fu poi ammazzato a Roma in un agguato.    

È vero che non voleva l’unificazione tedesca?
«Amo tanto la Germania che preferisco averne due». Era grande amico di Gheddafi e lo difese da chi lo accusava di essere il responsabile della strage di Lockerbie (270 vittime nell’88 per una bomba su un volo della Pan Am). Era in realtà assolutamente filo-arabo: «Se fossi nato in un campo profughi del Libano, forse sarei diventato anch’io un terrorista».    

È famosa la sua inimicizia per Craxi.
Craxi diceva: «Andreotti è una volpe, ma tutte le volpi finiscono in pellicceria». Non credo tuttavia che Andreotti avesse idiosincrasie personali o, se le aveva, le teneva ben nascoste. Era troppo politico per far caso a un tradimento o a un dispetto. Il voltafaccia di Bossi, che sembrava stare dalla sua parte, gli impedì di diventare presidente della Repubblica nel 1992. A sua volta, astenendosi in Senato su un voto di politica estera (Cossiga nel frattempo l’aveva fatto senatore a vita), fece cadere il secondo governo Prodi (2007), colpevole di voler regolarizzare le unioni di fatto, e quindi malvisto dalla Chiesa. Col Vaticano ebbe rapporti strettissimi e dei papi scrisse molto, con quel suo stile sotto tono che piaceva tanto al pubblico. Ancora oggi, nella scheda del Senato, il senatore Giulio Andreotti è qualificato come “giornalista”. 
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