Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Registriamo quattro successi di Matteo Renzi. Quattro successi non da poco: l’approvazione in prima lettura al Senato del disegno di legge costituzionale che riforma lo stesso Senato, la firma dell’accordo con gli emiri di Etihad per il salvataggio e il rilancio dell’Alitalia, l’approvazione, l’altro giorno, del decreto sulla competitività e della prima legge di riforma della pubblica amministrazione, passata dopo un voto di fiducia.
• Dopo le critiche ricevute alla notizia che l’Italia è in recessione, suppongo che il premier gongoli. Il punto però è: ha fatto bene a cominciare da questo tipo di riforme o non sarebbe stato meglio intervenire sull’economia?
Ah, saperlo. Però ci andrei piano con le critiche per aver puntato tutto su Senato e riforma elettorale. Monti, appena insediato, aggredì le questioni economiche e, alla fine della sua esperienza, i nostri conti erano peggiorati. Avere una sola camera renderà più rapido il processo decisionale e imporrà una limitazione dei decreti leggi (lo prescrive la stessa riforma) rilanciando il ruolo del Parlamento. Viviamo in un sistema che ci ha messo undici anni e tre legislature per approvare una riforma del condominio!
• Cominciamo a spiegare la soluzione del problema Alitalia, che mi pare il capitolo più semplice tra quelli esposti all’inizio.
Ci permettiamo di annunciare che il tormento Alitalia si è concluso perché è stato firmato il contratto di accordo tra le due società. Etihad prenderà il 49% della nuova compagnia, versando 560 milioni e investendo in tutto, nel corso dei prossimi anni, un miliardo e 758 milioni. Gli attuali azionisti hanno approvato un aumento di capitale di 300 milioni. Le banche hanno rinunciato a un terzo dei loro crediti e trasformato in azioni i due terzi residui. I sindacati e i lavoratori sembrano rassegnati agli esuberi e al resto. La Uil ha firmato nel corso della notte. Gli arabi prevedono di tornare all’utile nel 2017. Nel frattempo, la compagnia svilupperà una politica del lungo raggio, trasformando Fiumicino in un vero hub internazionale. C’è ancora l’incognita dell’Unione europea, ma intanto si tratta di un bel successo di questo governo, per la parte che ha avuto, perché sembra certo che la nostra compagnia di bandiera diventerà un’azienda normale, capace di far profitti e ben proiettata sullo scenario mondiale.
• Che cosa mi dice di queste due leggi sulla competitività e sulla pubblica amministrazione?
Si potrà svecchiare la pubblica amministrazione imponendo la pensione a chi, avendo 62 anni, avrà già il massimo dei contributi. Non sarà più possibile restare al lavoro avendo raggiunto l’età della pensione (67 anni). Uno statale potrà essere spostato di sede senza consenso nel raggio di cinquanta chilometri. Forte limite al turn over: le amministrazioni pubbliche possono procedere ad assunzioni che non superino il 20% delle spese sostenute per quanti sono usciti nel 2014. La Madia ha detto che spera di completare la riforma, con l’approvazione di un disegno di legge delega, entro la fine dell’anno.
• Veniamo al Senato.
Le opposizioni sono uscite dall’aula, non so con quale risultato politico. La riforma è così passata con 183 sì e 4 astenuti. Ha votato a favore anche Forza Italia, fatto che il capogruppo Romani ha definito «storico». E in effetti, considerando le sanguinose guerre del passato, lo è. Il contenuto è quello che abbiamo spiegato altre volte: cento senatori, per il 95% scelti dai consiglieri regionali tra gli stessi consiglieri regionali e i sindaci, niente indennità da 14 mila euro, niente voto politico sulle leggi (a parte una serie di eccezioni), niente fiducia al governo che avrà bisogno del sostegno della sola Camera.
• I deputati potranno modificare la legge varata dal Senato?
Certo. Ma alla Camera il governo ha una maggioranza schiacciante e farà passare solo cambiamenti di poco conto. Quando poi il provvedimento dovesse tornare al Senato, i senatori potranno intervenire solo sulle modifiche introdotte dai deputati. Varato con questo se-e-giù un testo definitivo, bisognerà aspettare tre mesi e farlo approvare nuovamente da Camera e Senato. Però senza emendamenti o modifiche: le due assemblee si esprimeranno sul testo così come è uscito al primo giro. Prendere o lasciare. Dopo la quarta approvazione, la riforma sarà legge. Nel frattempo, il Parlamento dovrebbe avere approvato, in via definitiva, la legge elettorale, il cosiddetto Italicum, con ballottaggio solo se nessuno raggiunge il 40% e soglia di sbarramento più bassa di quella decisa dalla Camera in prima lettura. Ma staremo a vedere.
• E il referendum sulla riforma del Senato?
Si farà. Si potrebbe evitare solo se la riforma passasse in tutt’e due le assemblee con una maggioranza dei due terzi. Ma Renzi e la Boschi hanno promesso che il popolo sarà consultato in ogni caso. Segno che Renzi è sicuro di mantenere intatta la sua forte base di consensi attuali.
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