Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I Cinquestelle hanno scelto come loro candidato al Quirinale Milena Gabanelli, la brava gioralista che conduce Report la domenica in prima serata su Raitre. Grillo ha commentato: «È un bellissimo nome, che non ha mai inciuciato con i potenti. È un grande segnale che viene dal Movimento 5 Stelle». La nostra collega ha detto: «Quando pensano che tu sia all’altezza di un compito così grande si può solo essere onorati, perché è altamente gratificante. Sono assolutamente commossa e anche sopravvalutata». Grillo ha detto che, se Milena dovesse cambiare idea e non volesse più essere votata, il M5S punterebbe su Stefano Rodotà. Le cosiddette “Quirinarie” grilline, disputate ieri tra i nove nomi più votati nel primo turno della settimana scorsa (erano 10, ma Grillo si è ritirato), hanno dato il seguente risultato: 1. Gabanelli, 2. Gino Strada, 3. Stefano Rodotà, 4. Gustavo Zagrebelsky, 5. Ferdinando Imposimato, 6. Emma Bonino, 7. Giancarlo Caselli, 8. Dario Fo, 9. Romano Prodi. Non sappiamo i voti che ha preso ciascuno. Gino Strada ha già fatto sapere che non ci sta.
• Milena ha qualche chance?
Ma direi nessuna. Grillo ha detto che i cinquestelle la voteranno nei primi tre giri, quando per essere eletti ci vuole la maggioranza dei due terzi degli aventi diritto al voto. E al quarto giro? «A questo non vi rispondo, cominciate a fare i titoloni, “Mentre il Paese affonda Grillo se la prende con Tizio o con Caio”» eccetera. Le agenzie hanno battuto questa frase del comico pronunciata durante un comizio in Friuli (Grillo in questo momento è impegnato nella campagna elettorale per le elezioni regionali friulane che si terranno domenica e lunedì prossimi): «Caro Bersani, te lo dico di cuore, di tenerezza, non ti prendo più per il culo, non ti chiamo più Gargamella: siamo a disposizione, a disposizione per cambiare. Ci serve un segnale». Bisogna credergli? Questo è il problema. Bersani, criticatissimo perché nel precedente incontro con i cinquestelle s’è lasciato sfottere senza reagire davanti all’universo mondo, vuole discutere con i grillini ma non più in diretta streaming. Alle profferte di Grillo ha fatto rispondere ufficiosamente: «La Costituzione vale per tutti. Vale il metodo dei 2/3 nelle prime votazioni. E se ognuno si vota la propria bandierina fin dalla prima votazione non si trova il candidato comune. Così non va bene». Il segretario, ricorderà, vuole far uscire il successore di Napolitano al primo colpo, coinvolgendo tutti.
• Parliamo della Gabanelli.
59 anni, nata a Piacenza come Bersani (però Nibbiano, non Bettola), a 18 anni lascia la famiglia, che intanto s’era trasferita a Desio in Brianza, e si stabilisce a Bologna. Si mantiene con lavoretti vari (anche la hostess in Fiera, distribuiva buoni sconto), gira un documentario sul regista francese Jean Eustache e così conosce Fulvio Ottaiano, direttore della Rai emiliana. Lavoricchia, e nel 1983 bussa alla porta di Minoli, che le fa fare anticamera per cinque anni. Finalmente gira il mondo come videogiornalista sui fronti di guerra (ex Jugoslavia, Cambogia, Mozambico, Nagorno Karabah). L’avventura con Reporter, prima chiamato Professione reporter, comincia nel 1994, a mezzanotte su Raidue. A poco a poco conquisterà la prima serata su Raitre, dove è ormai inamovibile. È sposata con un professore di musica che si chiama Luigi Bottazzi. Hanno una figlia di nome Giulia.
• È veramente una grande giornalista?
Certo. Ogni volta che arriva su un tema, sono dolori per tutti. Ha disintegrato Di Pietro, la cui carriera politica è finita dopo l’intervista della sua inviata Sabrina Giannini. Domenica scorsa è stata la volta di Alemanno. Lo strillo che annunciava il programma diceva: «Un’inchiesta che assomiglia a un film noir. Solo che è tutto vero. I subappalti per la metro C infiltrati dalle mafie; la nuova banda della Magliana che entra negli affari che contano; i mille consulenti del Comune, i debiti milionari delle municipalizzate; lo scandalo delle tangenti sui filobus. E tanti omicidi. Non è Romanzo Criminale, questa è la Roma vera degli ultimi anni.». Alemanno ha annunciato querele, tattica da cui si guardano bene quasi tutti i bersagliati della giornalista. E si capisce perché: Milena certe sere racconta delle storie da urlo e il giorno dopo non succede mai niente. Conviene star zitti e contare sulla scarsa memoria degli italiani.
• Per chi voteranno i grillini al quarto giro?
Direi Prodi, no?
• Nella consultazione dei 5S è arrivato ultimo.
Quello che sembrava ancora ieri sera era questo: Bersani proverà a far passare Amato con i voti del Pdl, se l’incontro di oggi con Berlusconi non riserverà sorprese (l’incontro potrebbe persino non esserci). Se Amato non ce la farà nei primi tre giri, si passerà a Prodi. Sarà dura per tutti e due: il Pd è talmente spaccato che sono garantiti almeno 80 franchi tiratori chiunque sia il candidato del partito.
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