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 2024  aprile 16 Martedì calendario

Quei giri di denaro tra le società di Santanchè

Facendo carte false e nonostante fossero già «fortemente indebitate con le banche», le società di Daniela Santanchè hanno ricevuto due prestiti dalla Popolare di Sondrio per 2 milioni 740 mila euro in tutto. Nel primo caso la richiesta è stata firmata, nel secondo supportata da una lettera della ministra del Turismo, che è riuscita così a ottenere la garanzia di fondi dello Stato, dichiarando «investimenti» o il «pagamento di fornitori» mai effettuati. Che giro abbiano fatto quei soldi pubblici e a cosa siano serviti lo racconta una delle tre relazioni che Marco Pacini e Stefano Guarnieri della Banca d’Italia hanno depositato l’11 aprile. E che sono finite agli atti dell’inchiesta che vede la senatrice di Fratelli d’Italia accusata, con altri sedici tra amministratori e sindaci del gruppo Visibilia, di aver falsificato per sette anni i bilanci delle società. Tra i vari bonifici annotati, in particolare, uno dei più consistenti, da un milione di euro, è stato effettuato proprio a favore della D1 Partecipazioni, di cui Santanchè è proprietaria al 90 per cento (salvo poi concedere l’usufrutto all’allora compagno e direttore del Giornale, Alessandro Sallusti) e Visibilia Srl al 10 per cento.
Dopo essersi vista respingere la richiesta di finanziamento da 3 milioni di euro nell’ottobre del 2011, Visibilia Srl ha chiesto, alla Bps, 2 milioni l’anno successivo. E, in qualità di amministratrice unica, questa volta Santanchè ha firmato la domanda, «sostenendo falsamente» che la società fosse una start up, evitando così di dover «presentare i bilanci in perdita» e «limitandosi a presentare un bilancio previsionale che si sarebbe rivelato irrealistico». Non è ben chiaro come, ma Visibilia Srl è riuscita a ottenere un mutuo da 2 milioni di euro «assistito da garanzia del Fondo pubblico per le Pmi gestito da Mediocredito centrale, controgarantito da fondi comunitari». Per averlo, tra l’altro, a supporto della richiesta sono state allegate 103 fatture per gli «investimenti» da effettuare (ristrutturazione degli uffici, impianti, rete informatica, arredi e così via) che la società avrebbe dovuto realizzare con quei soldi garantiti all’80 per cento dal fondo pubblico. Peccato che le fatture fossero tutte retrodatate, «addirittura nel 2009 e nel 2010». Che fine hanno fatto i soldi? Dall’analisi dei conti della società «le principali movimentazioni sono verso Società europea di edizioni spa (editore del Giornale) e N.m.e. New Media Enterprise Spa (editore del free press Metro)» – quotidiani su cui la Visibilia veicolava la propria attività pubblicitaria – altre banche e (nel marzo 2013) verso la D1 Partecipazioni, al 90 per cento di Santanchè. Qualche pagamento ai fornitori arriva solo nel 2014, ma poca roba: 390 mila euro. Nel frattempo, al contrario di quanto scritto nei bilanci previsionali, il fatturato si dimezzava e «di frequente» le rate non venivano pagate. Tanto che il finanziamento è stato poi volturato due volte: prima da Visibilia Spa, che otteneva un allungamento del piano di rientro, poi da Visibilia Srl.
Nel novembre del 2020 è la Concessionaria a ottenere un finanziamento da 740 mila euro, secondo quanto scrive la Banca d’Italia, sempre dalla Popolare di Sondrio, beneficiando della garanzia del Fondo delle «Misure temporanee in materia di aiuti di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza Covid». Sempre dichiarando il falso (la società veniva anche questa volta presentata come una start up), i soldi stanziati per «garantire liquidità per il pagamento dei fornitori, del personale, degli agenti e dei tributi vari» sono stati in realtà utilizzati «in parte per finanziare l’aumento di capitale di Visibilia editore Spa e in parte per ripianare la situazione debitoria che si era formata prima dell’emergenza covid». Anche su questi profili di ipotetica truffa si stanno concentrando ora le indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf coordinato dalla procuratrice aggiunta Laura Pedio e dai pm Marina Gravina e Luigi Luzi. —