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 2024  aprile 15 Lunedì calendario

Biografia di Amadeus

Si era definito anche lui “solito ignoto”, quando conduceva il gioco su Rai1, ma Amedeo Umberto Rita Sebastiani, 62 anni a settembre, per gli italiani Amadeus, o meglio Ama, oltre 40 anni di carriera, da anni ignoto non lo è più. E ora, con il passaggio a Discovery, nuovo protagonista sul Nove, conduttore e direttore artistico dell’intrattenimento, fa un ulteriore salto. La Rai si lecca le ferite, dopo Fabio Fazio perde un altro provinciale di successo, uno che il pubblico lo conosce e che sapeva bene come conquistarlo: dal preserale ai trionfi sanremesi. Innamorato della radio, ha sempre detto che è “uno del pubblico che sta dall’altra parte. Mai stato il primo della classe, ma neanche l’ultimo. Però non ho mai mollato. Lo ripeto sempre ai miei figli: combattete per la vostra passione. La mia è la tv”.
"Il festival è una cosa fantastica ma non lo puoi sbagliare”, spiegava in un’intervista a Repubblica nel 2019 come se parlasse di un altro “nel momento in cui dovesse capitare, la Rai deve fidarsi di me”. Si è fidata e lui ha portato i risultati, poi i malumori, la sensazione di non essere gradito, i vertici divisi (con l’ad Roberto Sergio che punta a trattenerlo e il direttore generale Giampaolo Rossi che non dimostra grande passione per il conduttore). Lui, tenace, con la politica dei piccoli passi – carriera costruita negli anni, prima dell’ultimo festival di Sanremo il clamoroso divorzio dal manager Lucio Presta – non ha né rimpianti né rimorsi.
Ha sempre tenuto i piedi per terra, anche quando tornò in Rai. Fu Michele Guardì a chiamarlo dopo un periodo difficile. “Ero tornato in Rai dopo essere passato a Mediaset, dove nel 2006 non avevo combinato niente. Fu un grande errore lasciare l’Eredità. Pensavo di poter fare il preserale, di ricominciare a Milano, ma per due anni non ho fatto niente. Non lo dico retoricamente, ma è utile anche sbagliare. Io ho capito tante cose”. Era stato lui a portare il format dell’Eredità in viale Mazzini. “Sto sempre dalla parte del pubblico, sono prima di tutto spettatore. Ogni volta mi chiedevo: questo lo guarderei? Non trovavo niente. A Milano incontro Giorgio Gori che era stato mio direttore a Italia 1 e aveva fondato la società Magnolia. Mi fa: c’è un quiz argentino, con un conduttore e dieci concorrenti intorno, è uno show strano. Era L’eredità”.
Ha guardato tanta televisione, il ragazzo nato a Ravenna e cresciuto a Verona: i modelli Corrado, Baudo. “In gita a Roma con la scuola scattai la foto ricordo al cavallo della Rai di viale Mazzini”. Timido, accompagna un amico a fare un provino in una radio privata, fanno leggere un testo anche a lui. “La mia voce li colpì e cominciai. Sono ancora timido, con un microfono davanti mi trasformo. Come il clown che si toglie la maschera, nel privato ho le mie malinconie. Meno male che mia moglie Giovanna è un’entusiasta”. Famiglia solida, definisce i genitori “due santi”. “Sono cresciuto a Verona, papà era istruttore di equitazione, mamma casalinga. Sono stati generosi con me, mi hanno lasciato libero ma ci tenevano che prendessi il diploma. Alla maturità ho promesso ai professori: datemi 36 non farò mai il geometra. Pensi che per vedere Baudo che conduceva Un milione al secondo venivo a Roma e tornavo a Verona. Mi mettevo seduto tra il pubblico”.

Sa che deve combattere per realizzare il suo sogno, alla radio mette i dischi. Aspetta Vittorio Salvetti sei ore in albergo. “Volevo che qualcuno mi desse una possibilità. Fu gentile, lo colpì la mia perseveranza. Mi mandò da Claudio Cecchetto a Radio Deejay”. E così, il giovanotto con i capelli rossicci che ironizza sul suo naso importante, approda nella Milano anni 80 dove tutto è possibile. “Anni formidabili. Vivevo in un monolocale, facevo tanti sacrifici. Lavoravo con Fiorello, Jovanotti, Gerry Scotti, Sandy Marton. Nell’88 mi proposero di fare 1 2 3 Jovanotti: vestito color fucsia, dicevo: ‘Amici di Italia 1, ecco a voi Jovanotti’. Alle due del pomeriggio ero una star”.

L’amicizia con Fiorello è una sicurezza, fratelloni, complici. Fatica e risate. “Quando Fiorello è arrivato a Milano era un selvaggio, avevamo tutti e due il sogno della televisione. Facevamo Deejay Television. Non ci aveva invitato nessuno ai Telegatti. Affittiamo gli smoking, compro i biglietti per il Teatro Nazionale, i primi posti più vicini ai vip. Due bambini a Disneyland”.

Conduttore formato famiglia – la sua gli regala la serenità – sa quanto sia importante entrare nelle case, diventare un’abitudine. “Si crea un rapporto speciale col pubblico. Se ogni sera all’ora di cena tra noi e Canale 5 ci sono dieci milioni di spettatori davanti alla tv, una ragione ci sarà. Mi fa sorridere chi dice che la tv generalista è morta”. Oggi ricomincia dalla Milano che l’ha visto ragazzo, sul Nove: la fantasia al servizio dell’intrattenimento, senza politica. Archiviata l’esperienza nella tv generalista, nuove sfide all’orizzonte. L’underdog che aspetta sei ore sperando di essere notato da Salvetti, oggi è l’uomo del giorno.