Corriere della Sera, 28 marzo 2024
Sarà cancellato il nido d’amore di Goebbels
«Tutto solo sono così felice. Circondato dai boschi, dalle foglie fruscianti, dalla foschia e dalla pioggia. Un idilio, questa mia solitudine». Chi scrive queste righe, come fosse la reincarnazione di Thoreau tra i boschi di Boston, è Joseph Goebbels, chiuso nel suo chalet sul Bogensee. Pochi mesi dopo, nello stesso buen ritiro nascerà un altro celebre discorso: quello della «Guerra totale», in cui Goebbels chiama la Nazione hitleriana all’estrema resistenza, mentre le sorti della guerra per i tedeschi si stavano incrinando. Ora quel complesso, a quaranta chilometri da Berlino, rischia di essere raso al suolo. Disabitato, fatiscente, costa troppo anche solo tenerlo in piedi come una rovina di tempi nefasti. Nella storia è stato tanto altro: innanzitutto, il rifugio d’amore di Goebbels, dove accoglieva le attrici – si era fatto costruire, secondo la moda dei gerarchi nazisti dell’epoca, un cinema privato – finché la sua storia con Lida Baarova non gli ha preso tanto la mano da minacciare il suo stesso matrimonio con Magda. E allora, il Führer ordinò «Schluss», basta, chiudi, troppo importante la famiglia Goebbels con i suoi sei figli nella propaganda dell’ideale famiglia ariana. Non diversi i Goebbels, amanti e tradimenti compresi, dalla famiglia Höss ritratta nella sua casa-con-orticello ad Auschwitz davanti alle ciminiere fumanti nel capolavoro di Jonathan Glazer, «Zona di interesse». Ma il complesso del Bogensee è stato anche altro. Ospedale degli alleati, sede ricreativa della gioventù comunista, campus per studenti che venivano da Cuba, dal Nicaragua, dal Mozambico a studiare nella Ddr.