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 2024  marzo 29 Venerdì calendario

Le papere dei medici


«L’approccio ideologico non porta da nessuna parte. Piuttosto, è bene che a parlare siano le evidenze cliniche e i più recenti studi scientifici». I camici bianchi impegnati nella prevenzione e nella lotta al tabagismo non amano i discorsi astratti e le divagazioni sull’argomento. Preferiscono invece attenersi ai fatti, all’esperienza riscontrata sul campo e alla letteratura specialistica consultata.
Così, quando si discute di fumo e di sigarette elettroniche, vanno dritti al punto. «Il concetto da cui partire è quello della riduzione del rischio, un principio fondamentale e assoluto in medicina. Dobbiamo senz’altro scoraggiare i giovani dall’iniziare a fumare, ma al contempo non possiamo trascurare la salute di chi invece fatica a smettere o non intende farlo», spiega Giacomo Mangiaracina, medico specialista in salute pubblica e presidente dell’Agenzia nazionale per la prevenzione. Ed è proprio in quest’ottica che il professore, dopo aver curato oltre 30mila pazienti dal tabagismo, rimarca una posizione che definisce di pragmatismo: «Se i fumatori tradizionali passassero alle sigarette elettroniche, sarebbe una vittoria nella prevenzione del tumore al polmone». In anni di studi e di osservazioni, Mangiaracina riferisce di aver riscontrato che l’utilizzo delle sigarette elettroniche o vaporizzatori «è efficace nel trattamento del tabagismo».
Una tesi confermata anche dal professor Umberto Tirelli, oncologo e direttore scientifico e sanitario della Clinica Tirelli Medical. In Gran Bretagna riferisce il dottore «da anni i medici di base prescrivono le sigarette elettroniche o a tabacco riscaldato a quanti non riescono a smettere di fumare il tabacco combusto, perché sanno che riducono il rischio e questo è un modo intelligente di affrontare il problema». Diverse ricerche hanno inoltre dimostrato come, in una scala crescente di riduzione del rischio, i dispositivi elettronici rappresentino la soluzione migliore e con minori effetti dannosi.
Al contrario, la sigaretta tradizionale è quanto di più nocivo possa esserci per un fumatore. A spiegare il perché è il professor Fabio Beatrice, primario di pneumologia all’ospedale San Giovanni Bosco Torino e direttore del centro antifumo nella medesima struttura. «La sigaretta tradizionale, insieme alla nicotina, somministra i prodotti della combustione e il monossido di carbonio. La combinazione di questi due elementi ha azioni cancerogene e determina la formazione della placca nelle arterie, dunque è anche una causa importante di ictus e di infarto», espone il professore, precisando poi: «Chi fuma, lo fa per avere il gradimento della nicotina, che ha effetti reversibili con la cessazione della sua somministrazione, ma si ammala e muore per effetto dei prodotti della combustione e del monossido di carbonio».
Analizzando i livelli di tossicità e di sostanze dannose per l’organismo, vanno sicuramente meglio i cosiddetti riscaldatori di tabacco. In essi rileva il dottor Beatrice «vi è una riduzione molto forte dei prodotti della combustione, ma vengono rilasciate piccole quantità di elementi cancerogeni». Un abbattimento «sostanzialmente totale» dei prodotti della combustione – osserva ancora il professore – «si ha invece con la sigaretta elettronica, che quindi è l’optimum. Con essa, studi internazionali hanno quantificato una riduzione della tossicità da combustione tra il 95 e il 98 per cento. Un livello altissimo». In definitiva, se non si riesce a smettere, la sigaretta elettronica è ritenuta uno strumento per «ridurre in maniera molto significativa la tossicità».
Sul punto, il dottor Beatrice cita studi randomizzati e lavori scientifici molto recenti dai quali emerge come la sigaretta elettronica sia «parimenti o più efficace di tutti i prodotti farmacologici» utilizzati per aiutare i fumatori a smettere. «Parliamo di studi pubblicati su Cochrane e Nature, le più importanti riviste scientifiche al mondo», rimarca il primario di pneumologia, consapevole del fatto che tali risultanze possano anche destare scalpore.
«Capisco che per molti sia scomodo dover ammettere che un prodotto non farmacologico sia più efficace di un farmaco, ma tant’è». Assieme ai suoi colleghi, il dottore rivendica così la necessità di lasciare da parte le ideologie in favore di una posizione definita di buon senso: «Il fumo non è mai sano, certo, ma qui il discorso riguarda un prodotto che può aiutare i fumatori incalliti a ridurre il rischio di malattie, con un risparmio anche sul sistema sanitario».