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 2024  marzo 29 Venerdì calendario

La generazione ansiosa


Èpossibile che gli adolescenti e i giovani della generazione Z, ossia quelli nati fra la fine degli anni ’90 del secolo scorso e il 2010, siano preda dell’ansia più delle generazioni precedenti? È vero che i segnali di allarme erano comparsi durante la pandemia con un aumento degli stati di ansia e di depressione fra i giovani, addirittura raddoppiati secondo numerosi studi epidemiologici internazionali.
Una prima spiegazione, abbastanza scontata, metteva in relazione questo allarmante incremento del malessere giovanile con lo stato di isolamento e con l’allarme suscitato dalla pandemia che avrebbero alterato i loro ritmi della vita quotidiana.
Ma forse è stata una considerazione troppo affrettata, come si può leggere nel libro Anxious Generation
che sta per essere pubblicato negli Stati Uniti, scritto da Jonathan Haidt, uno psicologo sociale che insegna nell’Università di New York. Il libro ha creato un grande scalpore già prima della sua uscita con articoli comparsi sul New York Timese sulTimes e sul Guardian in Gran Bretagna.
Questa generazione era già stata sottoposta ad una radiografia in Italia dall’Istituto di ricerca Ipsos, che aveva intervistato i giovani dopo la pandemia trovandoli riflessivi ma sfiduciati nel 40% dei casi e addirittura nel 44% con un senso personale di esclusione da parte della società.
Ma l’analisi di Jonathan Haidt è ben più complessa: secondo i suoi dati già fra il 2010 e il 2015 si era verificato un aumento consistente di fragilità psicologiche nel mondo occidentale, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, ad esempio stati depressivi che si sarebbero più che raddoppiati e che avrebbero comportato tristezza, senso divuoto, perdita di interesse per le attività della vita quotidiana e addirittura pensieri di suicidio. Gli stati di ansia si sono diffusi ancora di più e hanno interessato giovani di entrambi i sessi, di classi sociali ed etnie diverse.
Questa scoperta, confermata anche da altri ricercatori, ha spostato inevitabilmente l’attenzione agli anni prima della pandemia, nei quali sarebbero potuti intervenire cambiamentinegativi. Proprio in quegli anni erano stati lanciati nel mercato gli smartphone, ben diversi dai vecchi telefonini con i quali si potevano fare solo telefonate a due. Gli smartphone hanno sicuramente rivoluzionato la nostra vita esoprattutto quella degli adolescenti, che sono stati catturati dalle grandi compagnie tecnologiche con offerte sempre più allettanti.
È stata la prima generazione che ha affrontato l’adolescenza con uno smartphone in tasca che faceva entrare in un universo lontano da quello di tutti i giorni, ben più attraente ed eccitante, ma anche pericoloso. Sicuramente nessuno si era posto il problema di quali conseguenze ci sarebbero state nella personalità dei ragazzi, in una fase nella quale il cervello andava incontro a grandi cambiamenti.
La diffusione degli smartphone in Italia è stata immediata, ad esempio fra i ragazzi dagli 11 ai 13 anni ha raggiunto il 78% nel 2019 e di questi il 50% passa più di cinque ore chattando con gli amici oppure guardando e mettendo in rete foto o video.
Il baricentro dei giovani si è spostato, accanto alle attività e agli incontri nella vita di tutti i giorni c’è il mondo in cui si entra con un clic, ci si incontra fra coetanei, si ricercano conferme attraverso le faccine degli emoticon, evitando quelle che esprimono disgusto o dispiacere.
Sono nuovi codici convenzionali ben diversi dalle emozioni che si sperimentano negli scambi in presenza fra coetanei che non solo vengono vissute, ma anche espresse e riconosciute favorendone la regolazione in modo appropriato.
Gli scambi effimeri degli emoticon sviliscono la sfera emotiva rendendola più fragile e probabilmente modificano la stessa regolazione dell’umore e dell’ansia, generando l’emergenza dei malesseri emotivi.
Metterei in guardia i genitori di questa ultima generazione, forse l’uso eccessivo e prolungato degli smartphone può rendere più fragile il funzionamento emotivo dei ragazzi. Teniamo presente che le emozioni costituiscono il baricentro della personalità in via di maturazione.