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 2024  marzo 28 Giovedì calendario

Intervista a Gigi D’Alessio

Per chi lo crede erroneamente alfiere dell’anima più conservatrice della napoletanità forse è stata una sorpresa vederlo esibirsi nella contestatissima serata cover di Sanremo accanto a Geolier, idolo dei ragazzini. Eppure la presenza di Gigi D’Alessio non era solo un’operazione di facciata, un modo per avvicinare il giovane rapper anche al pubblico più maturo. Il cantautore da anni si spende per i nuovi nomi della scena napoletana. E alle polemiche di Sanremo è vaccinato dalla prima volta che mise piede all’Ariston, correva l’anno 2000.
Gigi D’Alessio è vero che le hanno proposto di fare il direttore artistico e il presentatore del Festival di Sanremo 2025?
«No, non me lo hanno proposto e l’ho letto come lei solo sui giornali. Qualcuno ha detto che mi sono proposto io, ma le pare possibile? Figuriamoci sei mi propongo per fare il Festival conoscendo le dinamiche di manifestazioni così importanti. Certo, registro il mio nome tra quelli che sono usciti ma come sia successo non lo posso sapere».
Se glielo proponessero ufficialmente accetterebbe?
«Sicuramente andrei da Amadeus a prendere lezioni perché non sarà facile dopo di lui. Confesso però che non avrei paura perché non si tratta di un’operazione a cuore aperto. Il mio Sanremo lo faccio ogni anno a Piazza Plebiscito e non avrei nessun timore. Ripeto, andrei a prendere qualche lezione da Amadeus».
Nel nuovo singolo Nu dispietto c’è una voce femminile. Chi è?
«Lo rivelerò nei concerti a piazza del Plebiscito, dal 7 al 16 giugno, non prima. So di amici cari che stanno chiamando i miei ingegneri del suono per scoprirlo, ma fino a giugno rimarrà un segreto».
Il nuovo album si intitola Fra, gergo da rap, un po’ come «bro», ovvero «fratello». Gliel’ha consigliato Geolier? In fondo lei è uno dei suoi scopritori.
«Il mio figlio più piccolo ha solo due anni e si chiama Francesco. In napoletano è più facile chiamarlo Fra ed è vero, “fra” sta per “bro”.
Ci è rimasto male per i fischi di Sanremo?
«Lui ci è rimasto male, quella sera l’Ariston ha scritto una brutta pagina di tv e di Festival. È stata una classifica amara per Angelina e pure per Geolier. Alla fine la sala stampa ha vinto contro la sala da pranzo degli italiani».
I fischi per lei erano razzisti? Crede che Napoli stia ancora scontando i pregiudizi del Nord Italia?
«Non lo credo, perché certe cose le ho subite anche io. Diciamo che Geolier è stato bravo a sdoganare ulteriormente la lingua napoletana. Ricordo che nel 2000 la frase “si stasera t’avesse a vasà” nella mia Non digli mai al Festival di Sanremo me la volevano censurare: ma eravamo in diretta e prima feci finta di cambiarla e poi sul palco la cantai in napoletano. Ma guardate il mio Spotify: la prima città che mi ascolta è Milano, la seconda è Roma e la terza è Napoli. Il napoletano ormai è una lingua nazionale a tutti gli effetti. È il suono che è forte».
La presenza di Geolier all’Università di Napoli per parlare agli studenti è stata definita «assurda» dal procuratore di Napoli Nicola Gratteri.
«Per me Geolier è un esempio da premiare perché è nato in un quartiere disagiato e oggi si trova in Università a spingere i ragazzi a studiare; sta portando avanti un bel messaggio. È da premiare perché anche e soprattutto chi non va all’università e sta al bivio dove si decide fra un guadagno facile e una vita di m... benvenga che uno come lui vada all’Università. Magari per certi ragazzi una frase detta da Geolier fa più breccia di un discorso di qualsiasi Rettore».
Lei ha 57 anni, qualche anno fa volle fare un disco circondandosi di tutti i giovani rapper (per la maggior parte sconosciuti ai più) della scena napoletana. Nomi che oggi sono delle stelle. Aveva visto lungo?
«Quando “la musica succede” non ci si può chiudere nel proprio orto; devi capire cosa sta attorno a te. Perché se arriva il groove figo dall’America lo prendi al volo e allora perché non prendere i groove di quelli bravi che ho chiamato io. Con me c’erano Geolier, Clementino, Lele Blade, tutti ragazzi che ora volano su Spotify e lo stesso vale per altri che non cito. Guardate il “collettivo Liberato” che è rimasto nell’anonimato ma è un fenomeno fondamentale. Quella è arte».
I neomelodici, il canto popolare, i cantautori, il pop e ora il rap: perché Napoli riesce a essere sempre centrale nella musica?
«Il suono della lingua che non tutti conoscono ma apprezzano è diventato centrale. Mogol un giorno mi disse, lo giuro sui miei figli, che quando componeva con Battisti diceva a Lucio di tradurre il pezzo in napoletano e ascoltare se suonava bene. Anche i Beatles venivano ad ascoltare le melodie napoletane per ispirasi: e allora di cosa vogliamo parlare?».
Parliamo di guerra: dall’Ucraina a Gaza, le immagini che arrivano segneranno i ragazzi.
«La cosa più brutta della guerra è che non avrà mai un vincitore. Solo due persone che nemmeno si sfioreranno decidono di mandare a morire ragazzi che nemmeno si conoscono. Figli e papà, fratelli e cugini che muoiono per qualcuno che li usa come carne al macello».
Il nuovo singolo Nu dispietto prepara il campo per l’album Fra in uscita a maggio e un altro disco uscirà a fine del 2024. Dal 7 al 16 giugno sarà in piazza Plebiscito a Napoli e dal 6 al 15 settembre di fronte alla Reggia di Caserta. In questi giorni si sta preparando per la finale di The Voice Senior su Rai 1 del 5 aprile. D’Alessio, dove trova il tempo per vivere?
«E si è dimenticato un tour autunnale nei palasport e da marzo 2025 partirò per il tour europeo. Ma questa è la mia vita». —