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 2023  maggio 11 Giovedì calendario

Biografia di Antonio Presti

Antonio Presti, nato a Messina il 12 maggio 1957 (66 anni). Imprenditore. Mecenate. Creatore e presidente della Fiumara d’Arte, museo all’aperto alle porte di Messina.
Vita «Morto il padre, Antonio Presti a 27 anni ereditò una notevole fortuna: molte case, un’importante ditta di costruzioni e 40 operai a Santo Stefano di Camastra. Deciso a ricordare il padre costruendo una grande croce nel letto della vicina fiumara di Tusa, l’incontro con lo scultore Pietro Consagra lo convinse invece a realizzare una scultura astratta in cemento armato alta 20 metri. Presente all’inaugurazione (16 ottobre 1986) tutto il mondo dell’arte, si scoprì una passione per il contemporaneo che lo portò a creare la Fiumara d’arte, gigantesche sculture di Tano Festa, Hidetoshi Nagasawa, Piero Dorazio, Italo Lanfredini e altri disseminate nei terreni del demanio pubblico sui monti Nebrodi, con conseguenti denunce per abusivismo, sequestro delle sculture e sentenze di demolizione. Le opere d’arte infine riconosciute come tali, dal 2005 la loro manutenzione è affidata allo Stato. Dal 2002 si è trasferito a Catania per la rinascita culturale del quartiere disastrato di Librino, invitando a sue spese poeti e scrittori da tutta Italia a parlare con i bambini e le loro famiglie. Notevole a Tusa il suo “Atelier sul mare”, albergo con 40 stanze 30 delle quali affrescate da altrettanti artisti» (Lauretta Colonnelli) • «Antonio Presti cominciò a sentire le voci quando morì suo padre: gli ordinavano di far costruire in sua memoria una croce da piantare nel letto del torrente Tusa. La scultura, collocata su terreno demaniale senza autorizzazione, fu la prima. Seguendo le chiamate, Antonio disseminò la valle della Tusa di opere d’arte colossali, sempre abusive: una finestra in cemento armato di venti metri, dipinta in azzurro con nuvolette bianche e piazzata sulla spiaggia, a pochi metri dal mare; un labirinto lungo un chilometro con porta d’ingresso a forma di vagina (due parentesi color rosso mattone, alte quattro metri) in cima a una collina; un’onda sempre in cemento larga venti metri e alta quattro, interamente dipinta di blu, davanti al cimitero di Motta d’Affermo; una gigantesca frana artificiale incombente su una strada provinciale; una stazione dei carabinieri rivestita di mattonelle colorate. Pagava gli artisti di tasca propria» (Stefano Malatesta)
• «Un po’ Mecenate, un po’ san Francesco. Dopo 30 anni di battaglie, ad Antonio Presti non dovrebbe dispiacere un paragone di questa portata, anche se la doppia “compagnia” rivela forse il disagio nell’ inquadrare la sua identità. Ma in passato quella pregevole definizione si è intrisa spesso di un’aria di sufficienza e di uno scetticismo tipicamente siciliani. Era un modo garbato per dire “quel pazzo che dilapida nell’ arte il patrimonio di famiglia”. E preludeva a una condanna sociale. Certo, Presti appena 23enne si trovò, dopo la morte prematura per tumore del papà, proprietario di una delle più importanti imprese di costruzioni del Messinese: un’eredità non solo ingente ma anche scomoda. “Non sapevo niente di quel mondo delle costruzioni e delle tangenti, io studiavo ingegneria a Palermo e amavo gli artisti. Ma decisi di non sedermi ai tavolini degli appalti e di non pagare il 10 per cento alla mafia. Di solito o ti ammazzano o ti fanno fallire: il lavoro non arriva più, le banche ti chiedono improvvisamente di rientrare subito dai debiti, non trovi un avvocato che sia disposto a difenderti: quello che è successo a me”. Dopo otto anni di lotte, Presti dovette chiudere l’azienda. Ma rovinò l’ultimo atto della manovra ordita ai suoi danni: non vendette l’impresa a chi l’aveva condannato (e che lui poi denunciò pubblicamente, facendo scattare una serie di arresti quando scoppiò Tangentopoli). Quel posto, due decenni dopo, è un inquietante santuario ferroso di nastri, carriole, camion arrugginiti: un monumento alla resistenza [...] Testate come Le Monde, l’Herald Tribune o la Cnn hanno visto in Presti un personaggio emblematico per raccontare l’Italia. E si sono innamorate di lui […] Battezza il 21 marzo 2010 una nuova opera della Fiumara, la prima a nascere con tutte le autorizzazioni, un’imponente piramide di 30 metri realizzata da Mauro Staccioli in acciaio corten, quello delle navi, un materiale che prende un colore rossastro [...] Certo, ancora dopo trent’anni Presti sente sussurrare ogni tanto alle spalle “ma pi ccu u fa?”, ma per chi lo fa? “Una volta mi arrabbiavo, ora non m’importa. Seguire la propria utopia in questa società degradata è un privilegio. E mi fa sentire leggero, sereno”» (Alessandro Cannavò) • «Lei al fuoco degli attentati c’è abituato. Quanti ne ha subiti? “Tre. Erano gli anni ’80, anni in cui il valore premiante della società civile era essere anti”. Antimafia, antiracket... “Un errore. Essere ‘anti’, essere ‘contro’ in fondo legittima l’essenza di ciò che si vuol lottare”. Si è pentito di quelle scelte? “No, ma se oggi dovessi lasciare un insegnamento ai giovani direi di essere ‘altro’, non ‘anti’ né ‘contro’. L’alterità restituisce il valore della differenza”» (a Gerry Palazzotto) • «Lontani i tempi in cui fioccavano denunce e ordinanze di demolizione. Una guerra partita nel 1989, quando nello stesso giorno fu messa sotto sequestro la “Stanza di barca d’oro” durante l’inaugurazione, e venne notificato un provvedimento contro “Finestra sul mare”. Nel 1990 il pretore di Santo Stefano condannò Presti alla demolizione dell’opera di Consagra, infliggendogli anche 15 giorni di galera e 23 milioni di multa. Tra appelli, prescrizioni, sentenze a favore e assoluzioni, si arrivò tre anni dopo al pugno di ferro della Corte d’appello di Messina che ordinò la demolizione della Finestra, considerata edificio abusivo alla pari delle 15 mila costruzioni senza licenza che una legge regionale votata in quei giorni, ma poi bloccata dal Tar, stava per sanare. Per “Una curva gettata alle spalle del tempo”, invece, Presti fu condannato a 15 giorni di arresto e a 30 milioni di multa. Nel 1994 la Cassazione mise una pietra sopra a tutto, ma la questione restò aperta fino al 2006, quando la Regione siciliana approvò l’istituzione del percorso turistico-culturale di Fiumara d’Arte. Le opere, finalmente legittime, restarono però a cuocersi al sole, mentre il loro creatore provocava, alzava la voce, denunciava, fino a stendere per due anni un telo su Finestra sul mare: “Chiuso”, c’era scritto in tutte le lingue. Ora, fresca di restauro, blu con le nuvole bianche, sembra un sogno di Magritte piombato come un’astronave sul mare» (Laura Anello) • «Io ho imparato una regola universale: a ringraziare l’ingratitudine. Perché quando tu doni e ti mostri come esempio, spesso trovi ingratitudine. E quando l’ingratitudine ti ci fa rimanere male, quello è il danno. È il pensiero del male. Rimanerci male è anche figlio del nostro ego, della nostra eccentricità e è proprio quando il male si manifesta come nel caso di un’aggressione che si innescano sentimenti che non sono di bellezza. Mentre se impari a ringraziare l’ingratitudine non ci rimarrai più male e continuerai a praticare bellezza. Io di questa disciplina ho fatto tesoro…» (a Francesco Aglieri Rinella) • Amico dell’ex presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta, che «è stato a lungo suo ospite in albergo a Castel di Tusa, e questo sembra essere diventato un limite per un uomo che ha sempre agito liberamente. Anche se l’amicizia si è incrinata con il “gran rifiuto”, il no all’incarico di assessore regionale ai Beni culturali che rischiava di diventare, per Presti, una trappola politica e non un’opportunità per portare avanti quel cambiamento in cui lui ha sempre creduto» (Nino Amadore) • Alle elezioni politiche del 2013 è stato candidato al Senato nella lista Il Megafono - Lista Crocetta. Non eletto • «All’Atelier sul Mare il governo Crocetta è nato. E i riti, le trattative serrate, le “pupiate” che hanno preceduto la formazione del governo, hanno convinto Presti a dire no. Anzi. Alla proposta di entrare in giunta ha risposto con un fax nel quale rifiutava gli ottantamila euro l’anno che il bilancio regionale destinava per la manutenzione ordinaria delle opere del parco «Fiumara d’Arte», le sculture disseminate sui Monti Nebrodi che hanno tenuto Presti per vent’anni sotto processo, con l’accusa di abuso edilizio» (Enzo Basso) • «Da quanto tempo non sente Rosario Crocetta? “Mah, non è argomento interessante. È stata un’esperienza di amicizia poi compromessa da varie esperienze... Il nulla si nutre di niente”. Lei rischiò di essere nominato assessore regionale e addirittura di essere eletto senatore col Megafono. “L’eretico ha due nemici. Il riconoscimento, cioè l’affabulazione egocentrica più subdola che ognuno di noi incontra nella vita: quando lo chiediamo è come una morte della nostra anima”. E l’altro nemico? “Si manifesta quando il sistema che ti ha riconosciuto ti comincia a premiare. Ecco prendersi quel riconoscimento significa confermare la data di morte dell’anima”. Comunque, eravamo a Crocetta... “L’eretico non può mai accettare di essere assessore, ministro, eccetera...”. Sì, ma lei si candidò. “Perché la mia candidatura era funzionale ad agevolare altri. Io sono un artista che non sta al mondo per cercare voti, ma devoti. Devoti della bellezza”. Qual è l’errore che non si perdona? “L’essere stato ‘contro’, l’essere stato ‘anti’. Mi ha creato un cortocircuito per decenni. Probabilmente era per via dell’energia che ho dovuto mettere in campo contro il sistema mafioso e il sistema istituzionale. La contrapposizione è stato un atto di presunzione. Per troppi anni mi sono dovuto difendere da tutto e tutti”» (a Gerry Palazotto) • Nell’aprile 2023 ha inaugurato una nuova monumentale opera al quartiere Librino di Catania, La porta delle farfalle. «Si è concluso il restauro della Porta della Bellezza, il dono della Fondazione Fiumara d’Arte e del mecenate Antonio Presti alla città di Catania e agli abitanti del quartiere periferico di Librino. Era dal maggio 2009 che non succedeva, quando veniva inaugurata questa installazione lunga 500 metri, alta 8 metri e composta da 9mila formelle di terracotta. Ora il monumento cresce ancora diventando la Porta delle Farfalle. Un ulteriore chilometro del cavalcavia di Librino è stato infatti trasformato con 50 opere d’arte fatte di 100mila formelle di terracotta: donato anche questo al quartiere, sarà inaugurato il 14 aprile nel corso della Giornata della Creatività dedicata alle scuole e ai licei di Librino» (Artribune).