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 2023  maggio 17 Mercoledì calendario

Biografia di Enrico Brignano

Enrico Brignano, nato a Roma il 18 maggio 1966 (57 anni). Attore. Comico.
Titoli di testa «Ho capito che il palco è il posto ideale dove vivere e soffrire».
Vita Figlio di Nino e Anna, fruttaroli di Dragona, una borgata appena fuori da Roma • «Mio padre era venuto dalla Tunisia. I miei nonni erano emigrati lì. Poi è tornato. Partì con una frutteria, fece mille lavoretti per tirare avanti… aveva fatto la terza elementare […] non aveva memoria per le parole, quando si arrabbiava balbettava – zagagliava come si dice a Roma – e quindi non mi sapeva spiegare bene a parole […] l’unica cosa che mi ha insegnato a parole sue era l’onestà…» [al Maurizio Costanzo Show] • Mamma Anna da bambino lo pettinava con il boccolo: «Una specie di unicorno sulla testa. Sì, all’epoca ero proprio caruccio. Scuro di pelle, con le orecchie a sventola e l’aria da bambacione» [Anna Maria Salviati, Teresa] • «Un attore fin da bambino? “Sì. Volevo recitare davanti a mamma e papà per mettermi in luce. Ma finivo invariabilmente da solo nella mia cameretta a declamare Shakespeare, soprattutto l’Otello» [a Franco Manzoni, Cds] • Ha iniziato la carriera sul trenino che lo portava a scuola, dal suo quartiere alla zona della Piramide Cestia, andata e ritorno. «Frequentavo un istituto professionale, perché sognavo di diventare un tecnico di industrie meccaniche. In borgata si fanno sogni piccoli, il cassetto per contenerli è stretto e ce ne puoi infilare pochi. La mia massima aspettativa non era quella di fare il pilota di rally o il divo del pallone, aspiravo al posto fisso e a mettere la testa a posto. Non immaginavo lontanamente il mondo dello spettacolo, fare l’attore, recitare non erano i miei traguardi, però il gusto di far ridere la gente già ce l’avevo e così, nel tragitto da casa a scuola, quel trenino blu di pendolari è diventato il mio primo palcoscenico». Imitazioni, barzellette. «Ero diventato bravino a imitare il balbuziente, oppure a rifare i dialetti. Spinto dalla voglia di esercitarmi, mi esibivo in quel percorso. Non all’andata, dato che alle 7 del mattino era difficile far ridere le persone, tutte ingrugnate. Al ritorno davo il meglio: i passeggeri erano più disponibili, magari stanchi e affamati, ma fuori dal finestrino non c’era un bel panorama da guardare. Per acciuffarne l’attenzione mi scatenavo: dovevo portare a casa almeno una risata e, prima di scendere, doveva scattare l’applauso. D’altro canto, il mio era uno spettacolino a gratis» [a Emilia Costantini, CdS] • Una volta, un signore distinto, di sicuro non era un operaio come la maggior parte dei passeggeri, si teneva in disparte, leggeva un libro. Era un tipo difficile e, se di solito mi bastavano un paio di fermate per far partire la risata, lui nun voleva proprio ride’. Arrivato a fine corsa, mi giocai il jolly: il trenino si ferma e, mentre scendevo, prendo una musata sulla porta a soffietto che, essendo loffia, non si era aperta del tutto. In quella frazione di secondo mi sono inventato mille facce strane e finalmente anche quel tizio sbotta a ridere. Tutti gli altri applaudivano esclamando “Bravo! Ma ’ndo abbiti?”. Tornai a casa dolorante per la botta che avevo preso sul serio, ma vincitore. È stato importante quell’incontro, perché grazie alla sua ostilità ho intrapreso il mio modus operandi in scena: divertire tutti gli spettatori è la mia filosofia. All’epoca non avevo mestiere, ero un ragazzotto genuino. Ora il pubblico che assiste ai miei spettacoli ha pagato il biglietto, mi ha scelto e la mia diventa una missione» [Costantini, cit.] • «Ho passato un’infanzia da pantaloncini corti estate e inverno. E con un “laccio emostatico” rosso fisso sotto il ginocchio». Pestifero, Gianburrasca sempre in azione. Come quella volta che, giocando con una botte, ha tolto il tappo («e dieci ettolitri di vino fatto in casa sono finiti per strada»). O come quell’altra volta che ha quasi sterminato il pollaio dello zio rimpinzando di granturco le galline [Salviati, cit.] • «Dopo il liceo mi sono presentato al laboratorio teatrale di Gigi Proietti. Dopo il primo provino – portai un brano dall’Enrico IV di Pirandello, ero convinto di saperlo fare bene, e invece mi dissero sbrigativi: le faremo sapere, come a dire, te ne devi anna’» [Costanti, cit.] • Militare a Chieti: «Il mio caporale marchigiano, che parlava malissimo l’italiano, mi propose di iscriverci insieme a una scuola di teatro a Pescara: insegnavano dizione, mimo, movimento del corpo... Accettai. Il corso durò un anno e, quando tornai a casa, tentai provini in altre accademie. Nessuno mi prendeva, sembrava che i miei sogni perdessero quota e invece la caparbietà si è fortificata. Finalmente arriva il bando di un nuovo laboratorio con Proietti e c’ho riprovato». Di nuovo Pirandello? «No, per carità! Ho virato sul Conte Agenore, tratto da Operetta di Gombrowicz: vestito in frac e col cilindro in testa, cantai, ballai, recitai...». Ma il mattatore era presente? «Sì, c’era Gigi: figura mitologica, mezzo uomo e mezza capoccia, con voce profonda. Lo intravedevo in fondo alla sala e, devo dire la verità, sulle prime mi ricordava un po’ il signore del treno, non rideva tanto. Mi stavo scoraggiando, così ho iniziato una raffica di annunci di treni, quelli che si sentono nelle stazioni dagli altoparlanti, in tutti i dialetti italiani... Alla fine scorgo il sorriso di Gigi e poi applausi da tutti. La fortuna aiuta gli audaci e stavolta ho centrato l’obiettivo» [ibid.] • «Ho imparato anche facendo per una decina d’anni la sua spalla. Il mio primo impegno, però, fu da suggeritore e attrezzista, grande scuola» • Battesimo televisivo come barzellettiere a La sai l’ultima? nel 1992. «Facevo il barzellettiere e mi dava tanta popolarità. Gigi mi fece i complimenti, poi mi prese a quattr’occhi, dicendo con tono grave: “Me raccomanno, va bene la tv ma non ti dimenticare mai il teatro”. Sembrava quasi un rimprovero, invece era una santa raccomandazione che ho sempre rispettato» [Costantini, cit.] • «Mi scrisse: scegli sempre la strada più difficile. Ho sempre cercato di farlo: la salita è più complicata ma il panorama è più bello» [a Renato Franco, CdS] • Lanciato da Un medico in famiglia nel 1998. Dal 2007 al 2011 nella squadra di Zelig. Nel 2007 ha condotto Pyramid - Chi si capisce è bravo (Rai 2). Tra i film: Si fa presto a dire amore (anche regista, 2000), Un’estate ai Caraibi (C. Vanzina 2009), Faccio un salto all’Avana (D. Baldi 2011), Ci vediamo domani (A. Zaccariello 2013), Stai lontana da me e Tutte lo vogliono (A. M. Federici 2013 e 2015), Poveri ma ricchi e Poveri ma ricchissimi (F. Brizzi 2016 e 2017), Tutta un’altra vita (A. Pondi 2019). Da ultimo Da grandi per la regia Fausto Brizzi (2023) • Nel 2010 Rugantino: «Si avvera un sogno. Avevo 12 anni quando andai a vedere il musical con i miei genitori: in palcoscenico, quella volta, c’era Enrico Montesano. Non posso affermare che sia stato lì, in quell’occasione, che pensai di fare l’attore da grande. Certo, però, dentro di me fu posto un seme. E il seme è attecchito. A distanza di trent’anni, porto in palcoscenico quello spettacolo indimenticabile. (…) Ho dovuto fare un lavoro inverso al solito. Invece di arricchire Rugantino, ho dovuto togliere Brignano» (Emilia Costantini) [Cds 16/11/2010] • Nell’agosto 2011 la morte del padre. Il giorno dopo averlo seppellito, Brignano tenne comunque regolarmente lo spettacolo comico in programma (Sono romano ma non è colpa mia). «Si chiamava Antonino ma per tutti era Nino, aveva 78 anni ed è stato a lui che l’altra sera, dopo aver divertito il teatro stracolmo per più di tre ore, suo figlio ha dedicato una canzone, Barcarolo romano, permettendo solo quando il sipario stava per chiudersi che la commozione tornasse a prendere il posto che aveva fino a prima di andare in scena. Un gesto accolto con un’ovazione commossa del pubblico che fino ad allora non si era accorto di nulla» [Chiara Maffioletti, CdS] • «Era felice della sua carriera? “Era orgoglioso. Pensava di aver fatto bene la sua opera di genitore. C’è una sottile differenza, ma lui ormai non diceva più: Brignano è mio figlio. Ma: io sono il papà di Brignano. (…) Mi ha insegnato la dedizione, il senso del dovere. L’altra sera avrei potuto annullare lo spettacolo, sarei stato giustificato. Ma il teatro era tutto esaurito. Mi aspettavano. Simbolicamente il momento della canzone dopo tre ore di risate è stato come un pugno allo stomaco, ma quell’applauso finale così forte è stato significativo. Se sono quel che sono lo devo a lui”» [ibidem] • Al padre dedica nel 2011 lo spettacolo Tutto suo padre e, forse per par condicio, Tutto suo padre... e un po’ sua madre (2012-2013) • Nel 2012 ha co-condotto Le Iene (Italia 1): «Chiamato (come si faceva ai tempi della commedia all’italiana) per reclutare il pubblico del Sud, isole comprese, forse il suo compito di reclutatore lo ha svolto egregiamente, ma il suo spirito non c’entra nulla con quello delle Iene. Ha fatto i suoi monologhi (sulle profezie dei Maya e sulla fine del mondo è riuscito a dire che i Maya hanno inventato l’Ape Maia), ha cambiato faccia alla trasmissione, ha mostrato l’artificiosità dell’operazione» [Aldo Grasso, CdS] • A Le Iene si è scagliato in un’invettiva contro gli evasori fiscali, soprattutto totali (senza però escludere dalla condanna anche i restanti tipi") giudicandoli ladri e assassini [Fanpage] • Nel giugno 2013 la Procura di Roma lo ha iscritto nel registro degli indagati, imputandolo di frode fiscale. Brignano si professa innocente, e sostiene di aver pagato con regolari bonifici bancari la società in questione (la romana Evergreen srl, fornitrice di servizi nel settore dello spettacolo), ricevendone le relative fatture: a essere responsabile di falsa fatturazione sarebbe dunque la sola Evergreen, che non dichiarava al fisco alcun incasso. Alle fine la procura capisce che l’attore è stato truffato • Nel 2013 a teatro con Il meglio d’Italia, con Rugantino e, la stagione successiva con Evolushow e Evolushow 2.0 (2016): «È un racconto su vizi e virtù di noi uomini così tecnologici e internettizzati. Fatti non fummo per viver come bruti: non siamo nati per stare 24 ore al giorno sul web. È una realtà che non esiste, esiste solo se hai campo. Non abbiamo più hobby, se non c’è connessione non sappiamo cosa fare» [Franci, cit.] • Lei è un tipo tecnologico? «Qb, quanto o basta. Non amo Facebook, non credo in Instagram e sopporto a malapena chi al contatto diretto preferisce le immagini. Quando i fan si affannano a riprendermi con i cellulari io dico: ma non sono meglio dal vero, in 3D?» [a Gloria Satta, cit.] • In testa praticamente da cinque anni. Tra il 2011 e il 2015 Enrico Brignano è al primo posto della top ten Siae per i biglietti venduti a teatro. Solo nel 2013 Brignano ha dovuto cedere il gradino più alto del podio, preceduto da Aldo Giovanni e Giacomo: «Non lo sapevo nemmeno io. È un grande successo, come incassare 6 milioni l’anno con un film che va in sala con centinaia di copie, con la differenza che io faccio una copia per volta e 200 mila chilometri all’anno per andare di sala in sala» [a Renato Franco, CdS] • Nel febbraio del 2016 è ospite a Sanremo: «Altro giro, altro comico, sbarca Enrico Brignano, ma il livello comico si abbassa. Un po’ è inevitabile, un po’ è troppo. Parte con una battuta al gelo: “Siamo all’Ariston che in greco significa Eccellente mentre in italiano significa Lavatrice”. Poi accenna pure all’abbronzatura di Carlo Conti, il ritornello più orecchiabile (e logoro) di questo Festival: “Sono venuto perché sei un amico, sei incensurato, fai il 50% di share. Fai talmente tanto pubblico che nemmeno il discorso di Obama e a guardarti bene in faccia me lo ricordi”. Piazza due monologhi: uno sul sesso (“la parte piacevole dell’avere un bambino è l’avvio della pratica”). Poi va sul cliché comico della vita di coppia: l’uomo perennemente arrapato e la donna sotto sotto panterona (e con “porchetta ripiena de sugna con il lardo di colonnata” arriva al minimo). Nella seconda parte parla del rapporto padre-figlio, vorrebbe virare sull’impegnato, ma sembra un’impresa ardua per lui. Non è Benigni. Ma neanche Frassica, che almeno sa far ridere» [Franco e Laffranchi, CdS] • Ancora teatro con Enricomincio da me (2016-2017-2018), Innamorato perso (2018-2019), Un’ora sola vi vorrei (2019). Da ultimo con Ma … diamoci del tu! (2022-2023). In Tv visto in Che tempo che fa (ospite 2019-2021), Italia’s Got Talent (giurato, 2020), Un’ora sola vi vorrei e nello show Enrico Brignano - Parte Prima e Enrico Brignano - Parte Dopo (su Prime Video, 2022)
Curiosità Da ragazzo fingeva di avere problemi a una gamba per fermare le macchine e attraversare in santa pace • Ama il fai-da-te: «Si è costruito da solo alcuni armadi e pure il letto» [Vocearancio] • «Ha la faccia da pupone buono, gli occhi rotondi, l’espressione mite appena allarmata dal ciuffetto di borgataro» [Osvaldo Guerrieri] • Ama cucinare: «Sono il mago delle bistecche alla brace». È goloso – pizza, millefoglie, sfogliatelle e pastiera napoletana sono le sue passioni ma, dopo un peccato di gola palleggia con un pallone finché non pensa di essere dimagrito. Ha l’angoscia delle diete • È maniaco dell’ordine, stira alla perfezione, ha il pollice verdissimo • Il suo letto deve essere «cicciotto», ossia con tanti cuscini sparsi qui e là • Colleziona film di Al Pacino, dischi di Placido Domingo, saponette profumate e candele colorate • «Odio i capelli tinti alla stessa stregua dei seni rifatti» • Parsimonioso con i soldi. Ha festeggiato il primo cachet con un motorino usato. Poi ha comprato un’auto di seconda mano.
Amori Dal 2008 al 2013 è stato sposato con la ballerina Bianca Pazzaglia • Nel 2013 incontra Flora Canto, ex tronista di Uomini e Donne e poi attrice, con cui nel 2017 metterà al mondo Martina e nel 2021 Niccolò: «Dio mi ha dato un’altra possibilità per essere felice, sono fortunato, quindi non smetterò mai di ringraziarlo”, racconta Brignano “Ho capito che era la donna giusta a Bergamo quando stavamo debuttando con lo spettacolo Tutto suo padre, ero fragilissimo a quell’epoca, e durante le prove […] abbiamo riso… non credo di aver riso così tanto in vita mia… e quel riso era liberatorio, creativo, fantastico…» [Fanpage]. I due si sposano il 30 luglio 2022. La proposta lui gliel’aveva fatta dal palco dell’Arena di Verona.
Titoli di coda «Sono bono de core. Però sono come un cerino. Mi freghi una volta sola».