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 2022  settembre 19 Lunedì calendario

Biografia di Loredana Carmela Rosaria Bertè

Loredana Carmela Rosaria Bertè, nata a Bagnara Calabra (Reggio Calabria) il 20 settembre 1950 (72 anni). Cantante.
Titoli di testa «Ho l’età del Festival di Sanremo. Ogni anno, quando dicono a che edizione siamo arrivati, mi gira il cazzo».
Vita «I mei genitori erano calabresi, ma io sono cresciuta tra Porto Recanati, Ancona, Roma. Poi ho vissuto quasi tutta la vita a Milano e ho viaggiato moltissimo, ho visto quasi tutto il mondo... mi sento cittadina del mondo» [ad Aldo Cazzullo, CdS] • Terza di quattro sorelle, tutte – stando ai suoi racconti – malmenate dal padre Giuseppe Radames Bertè (1925–2003), un preside di liceo comunista: «Mimì aveva capito che quando in casa si sentiva Beethoven a tutto spiano, stavano per arrivare le botte. Allora scappava e mi portava via». Questo padre, che avrebbe tentato più volte di far abortire la madre con il lievito di birra («la avvelenava») e che le avrebbe fatto perdere l’unico figlio maschio che stava per nascere («lui la prese a calci nella pancia e io vidi il pavimento del bagno che aveva cambiato colore»), di notte s’infilava nella stanza delle bambine per masturbarsi guardando Mimì: «Lei lo sentiva arrivare e mi diceva: chiudi gli occhi, fai finta di dormire. Io guardavo attraverso le ciglia e vedevo una cosa che non capivo: cosa facesse quest’uomo fermo ai piedi del mio letto, girato verso mia sorella. Mimì mi ha spiegato tutto dopo molto tempo» [Maurizio Becker, Musica Leggera, e Silvia Nuccini, Vanity] • La felicità arrivava solo una volta al mese con le visite di Pietro Nenni. Spesso dopo il riposino pomeridiano la faceva sedere sulle sue ginocchia: «Era una parentesi di serenità familiare. Un palco per inscenare un’inesistente normalità. Appena se ne andava, ricominciava lo schifo di prima» [Loredana Bertè e Malcom Pagani, Traslocando, Rizzoli, d’ora in poi T.] • La madre Maria Salvina Dato (1921–2017), maestra elementare, era «una donna di una bellezza incredibile, ma totalmente incapace» [Nuccini, cit.] • «I professori della sua scuola con me erano molto gentili e io non capivo il perché. Finché un giorno intuii che usare le buone maniere con la figlia rappresentava la più facile delle scorciatoie per scoparsi la madre. Lei comunque non si faceva pregare. Non si lasciava scappare un cazzo che fosse uno» [T.] • «Quando mio padre se ne andò di casa io dissi: “Speriamo che se ne vada anche mia madre”» [T.] • Per sbarcare il lunario la madre punta tutto sulla voce di Mimì, un contratto a Milano, un altro a Roma dove alla fine si trasferiscono. A Roma conosce «un folletto, un oggetto strano», si chiama Renato, non ancora Zero ma Fiacchini: «Io, lui e Mimì diventammo un trio inseparabile. Ci stringemmo e ci abbracciammo anche per sentirci meno soli. Non avevamo una lira e ci presentavamo ovunque ci fosse la possibilità di lavorare. Io e Renato improvvisavamo da vetrine viventi nei negozi di via del Corso o di viale Giulio Cesare, tentando di rapire attenzione e sguardo dei passanti. Erano installazioni artistiche di ingegno pazzesco, quelle vetrine. Davamo spettacolo senza fermarci mai. La gente si fermava a scattare fotografie […] Il primo a darci credito, non solo metaforico, fu Giancarlo Bornigia che, con Alberigo Crocetta, dal nulla aveva dato vita al Piper. Quella discoteca era casa nostra. Il sabato pomeriggio, in via Tagliamento, al centro di quel quartiere borghese che ci accoglieva come fossimo marziani, il delirio era la regolarità» [T.] • Entrano nel corpo di ballo del Piper e vengono notati da Don Lurio: «Non sapeva una parola di italiano, Don Lurio, ma quella sera al Piper si fece capire benissimo: “Tu e tu, domani alle dieci in via Teulada”. Arruolati, io e Renato, per far parte dei collettoni e delle collettine in Stasera: Rita! Le collettine e i collettoni ci regalarono soldi, viaggi, tournée e un po’ di popolarità in più. Ma restavo una scapigliata. E una poveraccia. Mi avevano preso a lavorare in tv e mi riconoscevano per strada, ma le diecimila lire che guadagnavo da collettina le riversavo subito nell’economia domestica. Quella stronza della madre si mangiava tutto» • Poi Bandiera gialla, piccole parti nei «musicarelli» con Gianni Morandi, la radio e ancora il Piper dove si scatena sempre con Mimì. In questi anni conosce Mario Lavezzi («era il mio compagno»), Pier Paolo Pasolini («andavamo a cena insieme»), Tito Stagno (si intrufolò nel suo studio per vedere l’allunaggio) • «Tra una scorribanda e l’altra nascevano storie d’amore più o meno improbabili. Mimì si era innamorata di uno di quelli che nelle discoteche sorvegliavano l’entrata, un uomo basso e gentile di cui si era invaghita fino a mettere in versi quella sbandata momentanea: nacque così Piccolo uomo» [T.] • In Sardegna Mimì viene arrestata per possesso di marijuana e dopo quattro mesi in carcere, più di un anno ai domiciliari e un’infinità di porte sbattute in faccia, decide di andare a Milano assieme a Loredana e Renato. Le due sorelle riescono a collaborare con Chico Buarque de Hollanda e Mimì, grazie a un contratto con Alberigo Crocetta, diventa Mia (come la Farrow) Martini (come il liquore) • Loredana vola in Messico dove lavora alla versione tijuanese di Stasera: Rita!: «Ogni tanto, per ricordarmi che ero italiana, incontravo un mio connazionale. Uscii qualche volta con Gianni Minà, che si trovava in Messico per i mondiali di calcio. Diventammo amici. Il 17 giugno del 1970 Minà mi trascinò allo stadio per vedere Italia-Germania quattro a tre» [T.] • Prima di tornare in Italia fa una breve sosta a New York dove s’innamora del musical Hair, si mette a studiare la parte di Janie e viene presa per la versione italiana • «Dopo i primi successi, con i soldi guadagnati, io e Mimì ci siamo comprate un terreno, via Flaminia, chilometro 23, lì abbiamo costruito la villa dei nostri sogni. Cucina, salotto, cinque camere da letto, dove abbiamo messo anche la madre e una sorella. I mobili li avevo disegnati io: azzurro psichedelico. Stavamo lì, insieme, i cani, avevamo nove cani. Il dubbio ci doveva venire con la piscina. La madre ci chiedeva i soldi per costruire la piscina, ogni volta che una di noi partiva: “Mi lasceresti un assegno per la piscina?”. Noi glieli davamo, ma nessuno è mai arrivato a scavare la buca». Qualche anno dopo, al ritorno da un viaggio in America scopre che la madre ha venduto la casa con «i nostri nove cani in giardino, le Cinquecento, quella mia e quella di Mimì, e tutte le nostre cose dentro» all’Ambasciata del Venezuela [Nuccini, cit.]. [Nuccini, cit.] • Primo album Streaking (1974): «Fin dal primo disco ero considerata ribelle. Già allora dicevo le parolacce e mi facevo fotografare a tette nude. La gente sa che non sono un bluff. Il rock è un modello di vita, non è solo suoni» • «In copertina, fotografata da Mauro Balletti, apparivo nuda con una farfalla poggiata sulla mano. Il disco era innovativo e coraggioso – si pronunciava per la prima volta la parola “cazzo” –, ma nonostante l’ardire dei testi, tra una censura e l’altra finì per non essere ascoltato da nessuno. In compenso la copertina finì appesa in tutte le radio libere e in tutti i camion d’Italia» [T.] • Nel 1975 fa una breve apparizione in Il padrone e l’operaio di Steno, è una puttana in Attenti al buffone di Alberto Bevilacqua e viene appesa nuda a un crocifisso in Movie rush-La febbre del cinema [T.] • Il grande successo arriva nello stesso anno con Sei bellissima, brano censurato dalla Rai per i testi all’epoca giudicati troppo spregiudicati: «Quella canzone invase la mia vita, se ne impossessò, mentre tutto il Paese la cantava, facendomi precipitare in un universo che non conoscevo. Piovvero serate, festival. E quindi i soldi» [T.] • Seguono Dedicato e il raggae ...e la luna bussò: «Ero stata in vacanza in Giamaica e un giorno seguendo la corrente di migliaia di persone ero finita in uno stadio. Ho visto questa figura pazzesca coi capelli lunghi fino a terra e quando ha cominciato a cantare sono rimasta incantata. Ho chiesto chi fosse, era Bob Marley. Dopo 8-9 mesi arrivò quella canzone» • All’inizio degli anni Ottanta vola a New York dove conosce Andy Warhol: «Era convinto che facessi la barista da Fiorucci. Ero la madrina del marchio che si apriva al mondo. Nello store di New York passò Warhol, chiese un cappuccino e glielo feci. E lo stesso nei giorni seguenti. Una volta il manager del negozio disse: “Vi conoscete? Lei è una cantante italiana rock e sapessi come cucina...”. Fu così che Warhol mi chiamò per preparare una cena di lavoro, voleva cucina italiana. Andai a fare la spesa, comprai pure lo scolapasta, e alla Factory, in mezzo ai suoi Campbell’s Soup, preparai gli spaghetti. Feci un patto con lui: per 6 mesi gli ho fatto da cuoca, mi chiamavano “pasta queen”, e in cambio ricavai il video di Movie e la copertina di Made in Italy. Gratis» [ad Andrea Laffranchi, CdS] • Tornata in Italia, va Milano nello studio di Fossati dove con Mimì danno vita a Non sono una signora («Mi presentai al Festivalbar in abito nuziale»). Volano a New York per incidere Traslocando. Poi è la volta di Mare d’inverno scritta da Enrico Ruggeri. Seguono gli album Lorinedita (1983), Jazz (1983), Savoir Faire (1984) e Carioca (1985) • «Febbraio 1986, festival di Sanremo. Loredana Bertè sale sul palco per cantare Re. E il pubblico sbigottisce. Assieme a due ballerine similmente acconciate, la diva ribelle del rock italiano esibisce un pancione di nove mesi (ovviamente posticcio) che ballonzola ipertrofico al ritmo rock della canzone scritta da Mango. Apriti cielo. “Un cataclisma; un putiferio. Dissero che insultavo le donne, che svilivo la maternità, che offendevo le partorienti...”. Risultato: la CBS straccia il suo contratto e la cantante (complice il tempestoso matrimonio coll’idolo del tennis Björn Borg) finisce esiliata dai microfoni per sei anni e mezzo. «Fu il momento più buio della mia carriera. Mi ferirono profondamente. Per fortuna io non mollo» [Scotti, Giornale] • «Solo Sting mi capì e mi disse passando di fianco a me: Wow, that’s amazing, è meraviglioso!» [a Paolo Giordano, Giornale]. Quella sera, «i discografici mi dettero il benservito, dovetti pagare l’albergo di tasca mia e tornare a Milano in autostop» [Scotti, cit.] • Nei primi anni Ottanta scorrazza per le vie di Madrid con il suo amico Miguel Bosè («stavamo sempre insieme. Lo proteggevo dalle ragazzine»), conosce Michael Jackson («mi ha regalato un giubbotto che ho ancora»), Billy Idol (le si piazza davanti alla porta della stanza con la pretesa di scattarle una foto con le mani sul culo), Mick Jagger (insieme abbiamo anche visto il derby Flamengo e Vasco da Gama a Rio»). Parla di moda con Tina Turner a Riva del Garda, inaugura i negozi di Elio Fiorucci in mezzo mondo e a un concerto di Djavan dà il la a Luciano Benetton per la United colors of Benetton («Guardando la folla felice ebbi un’illuminazione: “Ci pensi, Luciano? Uno è indiano, l’’altro cinese, l’altro afroamericano e sono qui tutti insieme”. Benetton si rianimò: “Ma lo sai che mi hai dato un’idea della madonna?”») • Nel 1989 sposa il tennista Bjorn Borg e in pratica sparisce dalle scene. Si lasciano nel 1992 dopo un tentato suicidio a testa • «“Torno in Italia, a Milano. Daniela Zuccoli, la moglie di Mike Bongiorno, mi affitta casa sua. Fa schifo, gliela ristrutturo completamente, faccio la cucina all’ingresso, entravi in casa e c’era il frigo. Ricordo la festa di inaugurazione. Venne anche Craxi che lasciò la pistola nel forno”. Perché nel forno? “Era un Frost, mai capito come funzionasse, lo usavo come cassetto”» [a Ciabatti, cit.]. Pubblica Ufficialmente dispersi • Nel 1995 muore Mimì: «Vedo alla televisione Mara Venier che piange, poi la foto di Mimì. Mi chiama Renato: spegni la televisione, sto arrivando. Andiamo all’obitorio. Appena entro vedo la bara con Mimì dentro. Mimì è piena di lividi. Allora capisco. L’hai ammazzata, grido al padre. Lui mi si avventa contro, botte, calci, mi strappa i capelli. E io cado nella bara, sopra a mia sorella» [ibid.] • Nel 1997 esce Un pettirosso da combattimento e nel 1998 raccoglie i suoi più grandi successi in Decisamente Loredana • Nel 2000 si esibisce nel tributo a Fabrizio De André e con Asia Argento crea un sodalizio Loredasia • Due anni dopo Daniela Zuccoli rivuole la sua casa a Milano per farne uno showroom, lei la porta in tribunale e vince. Poi però «nel condominio stavano sempre a ristrutturare e a me scoppiava la testa, un giorno esco fuori con una mazza da baseball e spacco la portineria. Chiamano la polizia». Le mettono la camicia di forza e la rinchiudono in manicomio: «“Da fuori è venuta Aida, la mia corista, a portarmi lo stereo Sony. Abbiamo fatto uno showcase. Le pazienti cantavano con noi Sei bellissima. Poi la dottoressa mi ha detto: lei non è matta per niente, meglio che se ne torna a casa sua”» [ibid.] • «Provocatrice, arrabbiata, sensuale: per anni ha incantato le platee con la sua voce graffiante e le sue gambe mozzafiato. Poi le difficoltà, la rabbia, i dispiaceri, il corpo che si gonfia. Il cibo che sostituisce gli affetti, placa l’ansia. Il fisico si sforma. E scende il silenzio» (Maria Volpe) • Nel 2004 partecipa al reality show Music Farm in cui fa la fame: «Per rompere il ghiaccio m’inventai quelle sedute di “Artisti anonimi”, autoanalisi tipo alcolisti anonimi per intenderci. Il momento decisivo fu quando la Annalisa Minetti gridò: “Sono incazzata, perché sono cieca”. Chi ha il coraggio di lagnarsi perché deve cenare con un sedano e una carota di fronte a un’affermazione del genere?» [Molendini, cit.]• Da allora ha provato a fare tour, si è offerta in ospitate, ha accettato di farsi appiccicare addosso la parte della stramba da invitare in tv quando c’è da parlare senza peli sulla lingua [ibid.] • È a dieta da anni, ogni giorno fa due ore di cyclette. E poi «qualche ritocco qua e là l’ho fatto anch’io. Con la menopausa le tette erano diventate enormi, e allora zac! E poi qui (si accarezza il ventre, ora piatto), e qui (alza la mini, le gambe sono perfette come ai tempi di Streaking)» • Nel 2005 esce BabyBertè • Nel 2008 esclusa da Sanremo con Musica e parole, canzone annunciata come un vecchio componimento inedito di Alberto Radius salvo rivelarsi, dopo la prima esecuzione, un plagio de L’ultimo segreto che Ornella Ventura cantava nel 1988: «Alla Bertè, che si dispera e proclama, creduta, la propria buona fede, viene comunque consegnato il premio della critica che nel 1982 sua sorella Mia Martini non poté ritirare, oltre al premio speciale Città di Sanremo alla carriera» • Nel 2009 litiga con Renato Zero: «Mi ha prodotto un disco, ma come voleva lui, ci ha messo pure i cori delle suore, gli ho detto: questo è un disco per suor Cristina, tienitelo. M’ha fatto incazza’». Di pace non se ne parla: «Io ho perso due persone: Mimì e Renato» • Nel 2012 torna al Festival con Gigi D’Alessio con il brano Respirare, tre anni dopo esce un singolo scritto da Ligabue Amici non ne ho... ma amiche sì (l’album è del 2016), è giudice ad Amici di Maria De Filippi e con Malcom Pagani pubblica la sua autobiografia Traslocando • Nel 2018 torna dopo 13 anni con un album di inediti LiBertè • Di nuovo al cinema in Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino e in La famiglia Adams 2 dove presta la voce alla nonna. Ancora in tv con Amici e The Voice Senior • Da ultimo vista in Addio al nubilato di Francesco Apolloni, Ancora più bello di Claudio Norza e nel documentario Positivə di Alessandro Redaelli. Con Franco 126 canta Mare malinconia: «È una storia un po’ maledetta. Mentre la cantavo mi veniva la pelle d’oca» [Assante, Rep] e pubblica l’album Manifesto (2021).
Amori Fino a diciott’anni non ha mai dato un bacio a nessuno, poi alla fine degli anni Sessanta, a Torino, viene violentata «da un figlio di puttana. Un miliardario che commerciava in formaggi e andava in giro in Ferrari. Mi ridusse un cencio […]. Non volli più guardare gli uomini, non ne volli più sapere niente. Per quattro lunghi anni» [T] • Dopo inizia una lunga serie di fidanzati usa e getta, tra loro anche Luca Cordero di Montezemolo (le farà fare un letto a forma di Ferrari per il figlio di Borg) e Paul Getty Jr. (lo aiuterà a inscenare il finto rapimento che creò il clima adatto a realizzare quello vero) • Con Adriano Panatta una relazione più duratura: «Era speciale. Mi divertiva. Rispetto ai suoi colleghi era un alieno. Una sera a Parigi mi ha detto: “Amo’, devo tirare due pallate a ’sto ragazzino svedese, faccio in fretta così poi andiamo a cena”. Il ragazzino era Björn Borg e quella sera mi avrebbe cambiato la vita» • Una storia con Mario Lavezzi, il suo produttore: «Nota dopo nota, in qualche modo strano, avevamo capito anche di poterci amare» • Nel 1983 sposa Roberto Berger: «Era uno stronzo. Un ragazzo ricchissimo che si fingeva povero e piangeva miseria. Uno che, pur essendo erede dei distributori miliardari dell’Hag e delle acque minerali, si faceva pagare anche i caffè». I due si separano nel 1987. Poi arriva Borg: «Era pazzo. Aveva in casa tre pistole e ci giocava puntandomele alla tempia. Una volta premette il grilletto. E poi mi disse che era carica. Io gli dissi: “Ma sei scemo” e gli detti una scarica di botte. Io non è che ho provato la droga. Ho vissuto con uno come Bjorn Borg che era un aspirapolvere». «Quando arrivavamo in Svezia i giornali scrivevano: “Bentornato Bjorn. Purtroppo c’è Loredana”. Il re, ufficiosamente, mi diceva: “Sto dalla parte tua”. E io non capivo. Quale parte? Come Bush. Quando andammo alla Casa Bianca mi misero un sacco di guardie del corpo attorno. Io avevo le mie borsettine a forma di orsetti che ricordavano un po’ Cicciolina. Bush che doveva essere un grande consumatore di film di Cicciolina, mi disse anche lui: “Sto dalla parte tua”. E io dicevo: “Perché mi dice così?”» • Ha raccontato di aver visto Bin Laden quando era ospite alla Casa Bianca insieme a Borg: «Non è un segreto. I Bin Laden erano petrolieri» [Alessandra Menzani, Lib] • «Dopo quattro anni di matrimonio io ho detto: lo vogliamo fare un figlio? E la madre mi rispose: un figlio italiano? Mai. Bjorn deve avere solo figli svedesi». Nel 1992, dopo un tentativo di suicido, Mimì l’ha riportata in Italia • Andando a votare nel 2015, ha scoperto di non essere ancora legalmente divorziata da Borg: «Salve signora Borg, mi hanno detto. Con lui sono ancora sposatissima, neanche separata, da 25 anni. Gli ho fatto una denuncia internazionale per bigamia, a quella non può sfuggire».
Politica Si definisce una manifestina militante. Nel 2006 ha versato ventimila euro per la sopravvivenza del manifesto: «Quel che mi fa sorridere è che Rifondazione comunista al gran completo ha mandato 25mila euro. E io, da sola, ventimila. C’è qualcosa che non quadra».
Titoli di coda «C’è qualcosa che le fa paura? “Il buio. Dormo sempre con una lucina accesa”» [a Matteo Marzi, Mess].