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 2015  marzo 30 Lunedì calendario

Il debito nostro e quello del mondo

RUBRICA OGGI NUMERO 3



Buone notizie Buone notizie della settimana scorsa: nel 2015 il Pil dovrebbe crescere dell’1,1% e l’anno prossimo dell’1,4. Le aziende, nelle ultime settimane, hanno assunto 76 mila persone con contratti a tempo indeterminato. Su anche i consumi, dell’1,2. Poi ci saranno l’Expo e poi il Giubileo, che dovrebbero portarci un bel po’ di quattrini. Ci si chiede – è la vera domanda – se tutto questo significhi che stiamo uscendo dalla crisi oppure no.
 
Fattori Prima di rispondere notiamo che: il petrolio si scambia a 50 dollari, prezzo molto basso grazie al quale risparmieremo sull’energia almeno sei miliardi; l’euro vale sempre meno rispetto al dollaro e questo favorisce le esportazioni; la Banca Centrale Europea (Draghi) sta stampando tanta moneta, sotto forma di acquisto di titoli del debito pubblico e questo fa stare allegre le banche e le Borse, con beneficio dell’economia generale. Quindi, ottimo. Bisogna però domandarsi se queste tre condizioni siano permanenti o temporanee. Può il prezzo del petrolio restare così basso per molti anni a venire? Lasceranno gli americani che il valore dell’euro si deprima fino al punto da danneggiare le loro esportazioni? Potrà la Bce stampare moneta all’infinito? La risposta a queste tre domande è ovvia: no.
 
Debito Non stiamo quindi uscendo veramente dalla crisi, anche perché le ragioni strutturali della crisi non sono state intaccate. Possiamo riassumere queste ragioni in una sola parola: debito. Noi siamo, a questa voce, tra quelli messi peggio. Ma sta messo male, in realtà, tutto il mondo. Lo scorso febbraio, il McKinsey Global Institute ci ha fatto sapere che il debito globale (stati, imprese, famiglie) è pari a 199 mila miliardi, il 286% del Pil planetario. I derivati delle banche, cioè gli strumenti finanziari-bomba all’origine di tutto, potrebbero valere oggi 280 trilioni di dollari (New York Times) ma forse anche 710 trilioni (Banca dei Regolamenti) cioè nove volte il Pil mondiale. Eccetera eccetera. Sono numeri che continuano ad aumentare perché ormai in nessuno stato si riesce a vivere senza far debiti. Neanche in Germania: la banca che sta peggio al mondo è proprio la Deutsche, 75 trilioni di esposizione sui derivati, 5 volte il Pil di tutta l’Europa. Verrà prima o poi il momento di pagare o di dichiararsi insolventi. Siamo sempre dentro la crisi, purtroppo saldamente.