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 2020  marzo 11 Mercoledì calendario

Biografia di Sandra Milo


Sandra Milo, nata a Tunisi l’11 marzo 1933 (87 anni). Attrice • «Macché attrice. Sandra Milo è “un’operaia che lavora in fabbrica” (la definizione è sua)» (Daniela Mastromatte, il Giornale, 9/12/2019) • «All’anagrafe fa Salvatrice Elena Greco ma per tutti è Sandra Milo. Icona del cinema italiano, da Lo scapolo con Alberto Sordi fino a Giulietta degli spiriti e 8 ½ di Federico Fellini che si aggiudicò l’Oscar come miglior film straniero» (Moreno Amantini, il Giornale, 16/6/2018) • «Nell’Italia del boom c’era la Lollo, c’era Sophia Loren e in mezzo arrivai io: la Sandrocchia» • «Una vita da romanzo nella quale si sommano così tanti aneddoti, amori, successi, stravaganze, incoerenze, episodi iconici sin dalla sua nascita che appena si cerca di tessere una trama e un ordito c’è qualche filo che scappa fuori dal telaio» (Debora Attanasio, Marie Claire, 11/3/2019) • Racconta di essere stata amante di Federico Fellini e di Bettino Craxi, di aver beneficiato di un miracolo divino, di essersi sposata a Cuba con un colonnello dell’esercito di Fidel Castro, di aver attraversato la striscia di Gaza in taxi in compagnia di un agente del Mossad • Ha lavorato per il cinema, il teatro e la televisione. Tra i suoi film: Eliana e gli uomini (Jean Renoir, 1956); Totò nella luna (Steno, 1958); Il generale della Rovere (1959, Roberto Rossellini); Adua e le compagne (Antonio Pietrangeli, 1960); Fantasmi a Roma (Antonio Pietrangeli, 1960); 8 ½ (Federico Fellini, 1963, Nastro d’argento per la migliore attrice non protagonista); Giulietta degli spiriti (Federico Fellini, 1965, Nastro d’argento per la migliore attrice non protagonista); L’ombrellone (Dino Risi, 1965); Il cuore altrove (Pupi Avati, 2003); La perfezionista (Cesare Lanza, 2007); Happy Family (Gabriele Salvatores, 2010); A casa tutti bene (Gabriele Muccino, 2018) • Molto attiva anche in tv (Studio Uno, Mixer, Piccoli fans) è nella storia per la puntata de L’amore è una cosa meravigliosa andata in onda l’8 gennaio 1990 in cui una telefonata anonima le comunicò la falsa notizia di un incidente al figlio Ciro. Si rivelò poi una montatura, studiata per finire sui giornali. In ogni caso, la Milo che ferma la trasmissione e con la sua vocetta di naso grida «Ciro, Ciro» è diventata un cult di YouTube. Nel 2007 confessò, sempre in tv, a Buona Domenica, di aver aiutato la madre a morire • «Continua a recitare: “Anche due spettacoli nello stesso periodo. Ho una gran memoria e gli impresari si sorprendono ‘ma allora è brava’. Ho smesso di offendermi. Forse il mio destino è questo. Stupire ad ogni costo”» (Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 27/9/2015).
Titoli di testa «Le sue amiche la chiamano Sandra o Elena? “Sandra, perché è il nome che ho scelto: ‘San’ è dolce e ‘dra’ è dura e inarrestabile, come me”. Ha scelto lei anche Milo? “Quello me lo mise un giornalista dopo un servizio fotografico a Tivoli, in cui ero ricoperta soltanto di poche foglie. Ancora non c’era la televisione. Titolarono: la Milo di Tivoli”» (Elvira Serra, Corriere della Sera, 26/2/2018).
Vita Figlia di coloni italiani in Tunisia, mamma toscana, papà siciliano • «Mio padre era nato a Tunisi, come me, ma mio nonno era di Ragusa, e per tradizione i primogeniti dovevano chiamarsi Salvatore o Salvatrice. Io non lo volevo perché credo che i nomi abbiano un’influenza sulle persone» (alla Serra) • Resta in Africa solo nei suoi primi tre anni. Nel 1936 il padre riporta la famiglia a Viareggio, poi parte per l’Abissinia e fa perdere le sue tracce • Riappare solo dopo il 1945. «Sandra era già un’adolescente. “Un giorno, al paese, incontro un uomo per strada che mi chiede dov’è casa Greco. Era mio padre, non l’avevo riconosciuto. Ma è rimasto pochi giorni, è ripartito e non l’ho visto più”. Non ne ha saputo mai niente» (Rita Pinci, Chi, 29 /4/2009) • «Alla fine della seconda guerra mondiale aveva dodici anni, era una delle tante ragazzine cresciute in fretta tra bombe, fame, padri in guerra e madri e nonne a guidare la famiglia» (La Stampa, 24/2/2020) • «A dodici anni ho letto Marx, Engels, Proudhon, Lenin perché volevo capire quale fosse l’atteggiamento giusto da tenere verso gli altri e mi sembrava che l’idea socialista fosse fantastica. È stato un grande sogno, ha illuminato la mia adolescenza» (alla Stampa, 24/2/2020) • «Sono socialista da quando avevo dodici anni, volevo capire perché nella mia famiglia erano tutti fascisti» (a Silvia Fumarola, la Repubblica, 4/3/2013) • «Già bella, sa giocare con la seduzione» (Pinci) • «Si considera, per così dire, una seduttrice naturale? “Credo di sì. Anche a scuola quando suonava la campanella i ragazzini si precipitavano in corridoio per mettermi il cappotto sulle spalle, mi arrivavano richieste di matrimonio» (Fumarola) • Accetta quella di un nobiluomo, tale Cesare Rodighiero. È il 1948, ha solo quindici anni: «Indossavo un vestitino celeste con un golfino in tinta, niente abito bianco perché suo nonno era moribondo» • È incinta: «Quel bambino non lo volevo, avevo paura di mio marito, si era rivelato violento, una volta mi sparò contro. Ma mia madre voleva che tornassi da lui dopo il parto. Invece ebbi un aborto spontaneo» (Serra) • Il matrimonio dura solo 21 giorni • Lasciato il marito, se ne va a Milano e trova lavoro come fotomodella. Comincia a usare il nome d’arte di Sandra Milo. Lavora anche con la stilista Germana Maruccelli ma non è soddisfatta: «Le foto non parlano, io mi sentivo una donna a metà» • «Riprende il treno e arriva a Roma, dove, nel 1954, incontra il produttore cinematografico greco Moris Ergas. “Lui mi piaceva moltissimo, ma lui era stato appena lasciato da Silvana Pampanini e con la testa stava ancora là. Riuscii a farlo innamorare di me e, nel 1963, nacque Deborah”. Fu lui a lanciarla nel firmamento del cinema» (Pinci) • «A Cinecittà ero arrivata per affermarmi. Volevo farcela e per riuscire nell’intento mi mimetizzai. Alle mie colleghe sembravo leggera, vacua, inoffensiva. Ero pericolosa invece, ma se ne resero conto quando era troppo tardi» (a Pagani) • «Erano anni in cui il cinema era qualcosa di speciale, faceva sognare» • «Compresi in fretta dov’ero e perseguii il successo in maniera morbida, insinuante, sottile, senza fretta né ansie apparenti» (a Pagani) • «Il suo primo film? “Mi piacerebbe dire La Risaia di Raffaello Matarazzo: ero stata scelta per fare l’antagonista di Elsa Martinelli, il produttore Carlo Ponti mi aveva proposto un contratto di sette anni. Ma il mio compagno, Moris Ergas, gli disse che soffrivo di reumatismi e non potevo trasferirmi a Vercelli per girarlo. Non era vero”. Quale fu il primo, allora?Lo Scapolo, con Alberto Sordi, nel 1955. Avevo abitudini milanesi, dove avevo lavorato come modella, a cominciare dalla puntualità. Quando arrivavo sul set mi prendevano in giro: ‘Ah eccola, l’Eleonora Duse...’. Sa quel sarcasmo tipico romano, bonario eh... Aiuto regista era Franco Zeffirelli, che era molto carino con me, mi diceva di non preoccuparmi”» (Serra) • «Lei che voto si dà come attrice? “Dieci +”» • «La finta ingenuità era come un mio secondo abito: ero l’oca giuliva, la bella che doveva rimanere muta, l’appariscente bionda che non capiva niente, l’ornamento di un cinema italiano che, salvo rare eccezioni, è sempre stato un feudo maschile» • «Erano il mio fisico e la mia voce, a spingermi verso quel tipo di personaggio» (Scotti) • «In quegli anni per le donne non era consigliabile mostrarsi troppo intelligenti. Gli uomini preferivano bellezze che non danno pensiero. Forse è ancora così» (Scotti) • «È stata quasi sempre doppiata. Le dispiace? “Tutti trovavano la mia voce orrenda. Dicevano: ‘Non è possibile quella voce con quel fisico’. Poi però fu proprio Antonio Pietrangeli, lo stesso dello Scapolo, a non volermi doppiata in Adua e le compagne”» (Serra) • «Ma è vero che sul set aveva remore a baciare i suoi partner artistici? “Il bacio, per me, è la forma di condivisione più intima. Il bacio è l’incontro di due corpi, ma anche di due anime […]” Strano discorso per un’attrice, che dovrebbe essere abituata a “sopportare” scene ben più impegnative. “Lo so. Ma dinanzi ai baci mi bloccavo. In un film un grande attore ci rimase male”. Nome del grande attore? “Ugo Tognazzi”. Titolo del film? Totò nella Luna. Il regista era Steno. Gli dissi: ‘Io questo bacio non lo do’. Allora intervenne, stizzito, Tognazzi”. Dicendo? “Guardi, signorina, che io i denti me li lavo col dentifricio”» (Serra) • «Tra il 1955 e il ‘61, lavorando con registi come Becker, Cayatte, Sautet, Steno e Rossellini, lei girò 18 film. “Mi sono divertita, anche se al cinema, per senso ancestrale del dovere ho sempre anteposto figli e famiglia” (Pagani) • «Sempre con la regia di Rossellini, Ergas aveva finanziato anche Vanina Vanini. A Venezia, Festival del 1961, il pubblico si scatenò. Con il ruolo di una principessa romana che si infatua di un carbonaro, quell’anno speravo di vincere la Coppa Volpi che avevo sfiorato l’anno prima con Adua e le compagne di Pietrangeli. In sala accadde l’impensabile. Rossellini, forse per precedenti dissidi con Ergas, era rimasto a casa. Mi trovai in prima linea. Il pubblico, imbarbarito, iniziò a fischiare a proiezione in corso. Ululati, urla, piedi sbattuti sul pavimento. Un circo. Io iniziai a piangere e non smisi più. Enrico Lucherini inventò per lei il soprannome Canina Canini. Il Corriere della Sera riprese l’idea e da allora, per lungo tempo, un tempo in cui i giornali contavano qualcosa e indirizzavano la pubblica opinione, mi chiamarono tutti così. Il giorno prima, mentre nuotavo davanti alla spiaggia dell’Excelsior, mi sentivo una regina infastidita dalla presenza degli altri bagnanti. Il giorno dopo ero un’appestata. Mi rinchiusi in casa a scrivere poesie. Lasciai il cinema» (Pagani) • Ci torna presto grazie a Fellini: «“Ennio Flaiano mi invitò al loro tavolo, ero vestita di bianco. Quando i miei occhi si incontrarono con quelli di Federico ne rimasi subito affascinata. Alto, moro, indossava i pantaloni neri e la camicia bianca con la cravatta nera, come faceva vestire Mastroianni nei suoi film. Mi innamorai subito. Un’attrazione fatale, inevitabile… Siamo stati amanti 17 anni”. E Giulietta Masina sapeva? “Non lo so. Penso di no, non ce lo siamo mai detto… Eravamo inseparabili all’epoca. Io dormivo a casa loro. Pensa che quando lavoravo fuori dall’Italia lei mi telefonava sempre. Mi chiamava sorellina… Non mi sono mai sentita in colpa! E che vuol dire essere l’amante? L’amore non è una cosa vergognosa, è una cosa sublime. Il sesso è un’altra cosa: io e Federico ci amavamo”» (Giovanni Ciacci, Oggi, 5/2/2020) • «Eppure il più accreditato biografo di Fellini, Tullio Kezich, nega che questa passione sia mai esistita. La definisce solo una sua “simpatica, fantasiosa costruzione mentale”. “E che poteva saperne, Kezich? Federico non era uomo da confidare i propri amori a nessuno. L’unico col quale parlò di me fu Mastroianni. Ma molti altri lo sapevano: il produttore Cristaldi, ad esempio”» (Scotti) • Fellini la chiama «Sandrocchia» e la fa ingrassare di dieci chili per farle interpretare Carla, l’amante di Mastroianni in 8 ½ • «L’amante è naturalmente una bellona, dalla pelle bianca e la testina piccola. Placida, bonaria, apparentemente l’ideale delle amanti perché non rompe le scatole, molto umile e sottomessa» (Fellini, appunti di sceneggiatura del film) • «Fellini la voleva per il ruolo della Gradisca in Amarcord, ma non se ne fece niente: come mai? “Avevo lasciato un’altra volta il cinema, perché era nata mia figlia e avevo problemi di affidamento. Fellini mi voleva assolutamente, ma avevo garantito a mio marito e al Tribunale dei minori che non avrei più recitato. Mi chiamò a Cinecittà per fare un provino […]: fu emozionante, c’eravamo solo noi e la cinepresa. Lo guardai, gli tesi una mano, lui si tolse il basco e me lo porse: nacque così il personaggio con basco e boccoli neri. Mio marito però mi minacciò: ‘Se torni a fare cinema, non vedrai più i tuoi figli. Ti denuncio e dico che sei una sfasciafamiglie’. Rinunciai. Fu un dolore terribile, anche per Fellini: mi spedì un mazzo di cento rose rosse con una lettera straziante”» (Angelo Pannofino, Gq, 9/2015) • Sandra è tormentata dalle relazioni sentimentali: «Aveva intanto incontrato, tra il 1967 e il 1968, Ottavio De Lollis, studente di medicina più giovane di lei, appartenente a una importante e colta famiglia romano-abruzzese. Ha avuto due figli da lui, Ciro e Azzurra, ma sposarsi era complicato. “Vigeva ancora il Concordato del 1929. La Chiesa poteva concedere la nullità del mio primo matrimonio, ma poteva successivamente revocare la decisione. Disperata, mi recai dal cardinale Dino Staffa, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica. Gli dissi: ‘Eminenza, ecco quello che farò: quando il Papa esce dal Vaticano, mi butto sotto la sua macchina e, quando lui sarà costretto a fermarsi, gli racconterò tutte le angherie che ho subito, la corruzione che c’è qua dentro!’. Lui mi fa: ‘Figliola, sta’ calma, mi interesso io’. Arrivò l’annullamento definitivo. Dopo monsignor Magliocchetti volle farmi fare un matrimonio religioso ma io rifiutai. Non volevo rischiare di dover rifare tutta quella trafila. Così mi sono sposata con Ottavio solo civilmente”» (Pinci) • «Finita l’avventura con Fellini, lei ebbe una relazione con Craxi. “Ci incontrammo e ballammo al Don Lisander. Primo approccio non memorabile. Quel ragazzone sudato non mi affascinava. Poi mi conquistò”» (Pagani) • «Non era un amante affettuoso, d’altronde un amante non deve essere affettuoso. Deve essere passionale, e lui lo era» (a Alain Elkann) • «Non ho problemi ad affermare che ho usato me stessa come una tangente. Un po’ per gioco di letto, un po’ per opportunismo ... Il sesso è l’unica arma che ho sempre avuto» • «Ho fatto molta campagna elettorale per Bettino, insieme con Giovanni Minoli e Gianni Minà. Mi chiedi se mi ha aiutato sul lavoro. Lui diceva che dovevo fare la giornalista e io invece ero un’attrice, anche se poi ho fatto anche l’autrice di programmi. Tu sai che le prime cose in televisione le ho fatte […] a Tam Tam, all’inizio degli anni Ottanta, e sai che non ti è arrivata nemmeno una telefonata […]. Ero una delle meno pagate. Poi ho lavorato alcuni anni con Minoli per Mixer e Piccoli fans, che fu un grande successo. Un anno Minoli restò fermo e voleva che restassimo fermi anche tutti noi del suo gruppo. Ma io avevo bisogno di lavorare e feci un programma con Livia Sacerdoti, L’amore è una cosa meravigliosa, in cui alcune coppie raccontavano la loro storia. Fu allora che mi fecero quello scherzo terribile» (a Bruno Vespa) • «Ai tempi del macabro scherzo telefonico in cui le annunciavano in diretta la falsa morte di suo figlio Ciro e delle sue urla: “Cirooo, Cirooo”, demolirono anche lei. “Altro esempio di deprecabile pecoronismo. All’inizio ebbi una solidarietà straordinaria, persino esagerata. Quel galantuomo di Cossiga venne addirittura a chiedermi scusa a nome di tutti gli italiani. Poi il vento cambiò, dissero che avevo orchestrato tutto per farmi pubblicità e piovvero insulti e derisione. Che le posso dire? Tra Blob e i programmi di Gregorio Paolini, almeno, è diventato un pezzo di storia della tv”» • «La vera responsabile dello scherzo non fu mai scoperta. “No. Ma, dopo tanto tempo, l’ho perdonata”. Guai a rimanere ancorati al passato. “Io guardo al futuro. Anzi, mi piacerebbe cambiare lavoro”E fare cosa? “La contadina”. Mestiere poetico, ma si guadagna poco. “Vero. Forse è meglio la televenditrice”» (Materi) • Nel 2010 è stata concorrente dell’Isola dei famosi: «“La gente scommetteva che sarei morta, mia figlia mi voleva far interdire” ride. “Sono una combattente, è stato bello resistere... Non lo rifarei più, ma una volta nella vita, perché no?» «Ha mai pensato di scrivere un memoir? “Sì, ma ho paura che mi diano della bugiarda”» (Serra).
Politica • «Gene Gnocchi mi ha chiesto se tromba meglio la destra o la sinistra. Tutti pensano alla destra per una questione di machismo. Ma io non sono d’accordo. Non era vero nella prima Repubblica e non è vero adesso» • «Da quando è finito il socialismo non ho più votato».
Amore «Non ho mai creduto nella fedeltà fisica» • Di uomini ne ha amati tanti, anche allo stesso tempo: «Mica mangi solo pasta o pizza» • «Innamorata, lo sono stata solo di Fellini».
Avventure «“Sa che sono andata in Israele durante la guerra e ho attraversato la striscia di Gaza con un taxi guidato da un agente del Mossad?”. E cosa diavolo ci faceva laggiù? “Dovevo rintracciare Marina, la figlia di Ergas, per farmi fare una lettera in cui dichiarava che sua nonna era inadatta a ottenere l’affidamento di Debora, che Moris voleva togliermi”».
Debiti Ha avuto guai con il fisco: si sono messi d’accordo per 800 mila euro. «Ma lei li ha questi soldi? “No, anche perché tutti i miei guadagni sono stati pignorati”. E allora come pensa di uscire da questa situazione? “Non le nascondo che ho pensato anche al suicidio. Ma è stato solo un attimo di buio. Poi è tornata la luce. E mi sono detta: Sandra, devi reagire. E mi sono rimboccata le maniche”» (Materi).
Miracoli «Le si fanno gli occhi lucidi, quando ricorda il miracolo ottenuto da sua figlia Azzurra, una delle prove principali per la beatificazione di suor Maria Pia Mastena, fondatrice dell’ordine delle suore del Santo Volto. “Quando Azzurra è nata, io ero di sette mesi. Avevo avuto dei problemi durante la gravidanza. Partorisco una bambina piccolissima, meno di un chilo, ma muore. Cercano di rianimarla in tutti i modi, poi la avvolgono in una copertina per portarla nella cella mortuaria. C’è una suora, suor Costantina, che dice ai medici: ”Datela a me!”. Prende quel fagottino e va verso la nursery. Prega la Madonna, perché siamo a maggio, e prega Madre Maria Pia Mastena. Dopo mezz’ora sente un vagito! Azzurra viene trasferita al Regina Elena e messa in incubatrice. Sono stata un anno a casa con lei, l’ho seguita tutti i giorni, tutte le ore. La vestivo con gli abitini delle bambole di Deborah, tanto era piccolina. Oggi è una bellissima donna e sono state le suore a segnalare il fatto, poi riconosciuto come il miracolo necessario per avviare il processo di beatificazione di suor Maria Pia Mastena, celebrata da Papa Ratzinger il 13 novembre 2005 a San Pietro. Quel giorno eravamo lì”» (Pinci).
Curiosità Alta 1 metro e 70 • • Premio Queen of Comedy 2007 del Festival Mix di cinema gay, lesbico e queer • Nel 1995 dichiarò a una tivù privata iraniana di avere una collezione di 60 mila mutandine. «Non le ho mai contate. Ma la confessione fu sufficiente al governo di Teheran per negarmi un visto turistico» • Nel 2017 è cascata da una pedana in diretta televisiva mentre si trovava al programma Italia sì di Marco Liorni (su Rai 1) • Ha scritto un libro di poesie: Il corpo e l’anima • Dice di aver abortito diverse volte e di aver aiutato a morire la madre malata, dandole un potente sonnifero • Non le piace troppo il MeToo: «Essere molestata è molto diverso dall’essere corteggiata. La prima cosa è inaccettabile, la seconda è piacevole» • Non le piace troppo nemmeno l’imitazione che di lei fa Virginia Raffaele • «Ho fede, credo in Dio e la vita è incredibile» • «Pensa mai a Fellini? “Con lui ho un rapporto tuttora intenso. Dormo in un letto grande e sotto il cuscino tengo una sua foto. Quando allungo la mano lo sento e quando ho bisogno di conforto ci parlo”. Che cosa penserebbe Fellini della società di oggi? “Non l’amerebbe per la violenza e l’aggressività che ci circonda. Gli esseri umani sono molto infelici perché hanno perso il senso del dovere, dell’onore, del sacrificio e del rispetto. Questo malessere lo farebbe soffrire, ma avrebbe continuato a dirigere film sognanti per distrarci dalla crudezza della realtà”» (M.B., iO Donna, 8/3/2019) • «Spero che la prossima generazione ricomincerà a sognare come ha sognato la mia» • «Non ha paura del tempo che passa? “No. Gli anni più belli devono ancora venire. Adesso mi vogliono tutti organizzare la festa, ma non voglio che un compleanno diventi un lavoro, se no non mi diverte più”» (Fumarola).
Titoli di coda «Non si stanca mai? “Ogni tanto penso che forse sì, morirò anch’io”» (Pagani).