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 2019  novembre 11 Lunedì calendario

FERMI TUTTI! LILIANA SEGRE NON RICEVEVA 200 INSULTI AL GIORNO…PRIMA DELL'ARTICOLO - GLI ATTACCHI ERANO 197 ALL'ANNO, CONTRO DI LEI E ALTRI EBREI FAMOSI. MA SU ''REPUBBLICA'' IL 25/26 OTTOBRE VENGONO MOLTIPLICATI PER 365, COSA CHE HA (COMPRENSIBILMENTE) FATTO INDIGNARE IL MONDO POLITICO, DA CONTE IN GIÙ. SOLO CHE POI L'ODIO E LE MINACCE SONO SCHIZZATI DAVVERO, TANTO DA FAR SCATTARE LA NECESSITA' DELLA SCORTA. UNA PROFEZIA CHE SI AUTO-AVVERA E CHE AIZZERA' ANCORA DI PIU' ODIATORI E COMPLOTTISTI (COMPLIMENTI) LA REPLICA DI ''REPUBBLICA'': ''GLI INSULTI CI SONO, C'E' UN ARTICOLO DEL 'FATTO QUOTIDIANO' DEL 2018 CHE LO CERTIFICA''. QUINDI L'INCHIESTA E L'EMERGENZA SOLLEVATA DUE SETTIMANE FA NASCE DA UN ARTICOLO DEL ''FATTO'' DEL 2018??

Gentile Dago, cito dall’osservatorio antisemitismo un semplice passaggio:

26 Ottobre 2018. Centinaia di tweet antisemiti e triviali contro Liliana Segre «Nessuno, attualmente è più razzista delle blatte israelonazisioniste.» Il profilo Twitter del giornale Il Fatto Quotidiano posta il 25 ottobre un articolo “Razzismo la proposta di Liliana Segre Commissione contro odio. Serve lottare contro fascistizzazione del senso comune” sulla proposta della senatrice Liliana Segre a creare una commissione parlamentare che indaghi su intolleranza, razzismo ed antisemitismo, seguono centinaia di tweet contro Liliana Segre, la maggior parte dei quali intessuti di becere offese, grevi insulti, antisionismo ed antisemitismo.

Riconfermando parola per parola quanto scritto, temo sia probabile una vostra confusione tra “atti” di antisemitismo (numero 197, secondo l’articolista) e le innumerevoli offese, minacce, insulti, trivialità di un livello così infimo da non poter essere scritte e con un ritmo tale da aver allarmato il Cedec.

Piero Colaprico

DAGO-REPLICA: Quindi l'inchiesta di ''Repubblica'' che ha fatto partire la gigantesca mobilitazione politica e giornalistica sull'onda dell'indignazione per i ''200 insulti che ogni giorno partono'' verso la senatrice (citiamo testualmente da ''Repubblica''), si basa su un articolo di un anno prima pubblicato dal ''Fatto Quotidiano''? E l'Osservatorio che nel suo indice degli ''atti'' antisemiti (ovviamente quelli monitorati, non quelli in senso assoluto) perché parla esplicitamente di Facebook, Twitter, specificando che non ci sono stati atti ''fisici'' di violenza o intimidazione?

Citiamo:

Nel 2018 l’Osservatorio antisemitismo della Fondazione CDEC ha registrato 197 episodi di antisemitismo, un numero nettamente superiore rispetto al 2017 ed al 2016, quando ne sono stati catalogati 130 (+ 60 %). Non sono stati segnalati episodi di violenza fisica o accertata discriminazione.  

133 casi sul totale dei 197 nel periodo considerato afferiscono ad internet. In dettaglio: 70 Facebook, 25 Twitter, 9 YouTube, 26 siti web, 1 WhatsApp. 

Infine, Colaprico dice che le trivialità destinate alla senatrice Segre ''sono di un livello così infimo da non poter essere scritte''. Eppure lo stesso Osservatorio pubblica a corredo del suo rapporto annuale un'immagine con insulti così tremendi che non li riscriveremo qui, limitandoci a pubblicare uno screenshot. Giustamente, visto che si tratta di una denuncia dello schifo che si può trovare sui social network, non hanno censurato neanche i post più violenti. Quindi continuiamo a non capire: se Colaprico nel suo articolo cita espressamente i numeri del rapporto, e in nessuna parte nel rapporto si parla di 200 insulti al giorno, da dove arriva questo numero? 























IL RAPPORTO DELL'OSSERVATORIO ANTISEMITISMO: 200 INSULTI TOTALI ALL'ANNO PER PERSONAGGI DI RELIGIONE EBRAICA (SEGRE, LERNER, FIANO, PARENZO…) https://osservatorioantisemi-c02.kxcdn.com/wp-content/uploads/2019/09/AM_2018_annuale_28ott2019.pdf

L'ARTICOLO DI ''REPUBBLICA'' CHE HA SCATENATO LA REAZIONE DI TUTTO IL MONDO POLITICO, DA CONTE ALLA CASELLATI, FINO A MATTARELLA POCHI GIORNI FA. BASATO SUL RAPPORTO QUI SOPRA, MA CON NUMERI MOLTIPLICATI PER 365

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2019/10/26/liliana-segre-ebrea-ti-odio-quegli-insulti-quotidiani-online16.html?rss&awc=15069_1573492753_4ccd81201da554cad2cda6fcc12f2f5d&source=AWI_DISPLAY





Nicolò Zuliani per www.termometropolitico.it

Liliana Segre non riceveva 200 insulti al giorno… prima. Sabato 26 ottobre, su Repubblica, a firma di Pietro Colaprico è uscito un articolo intitolato “Liliana Segre, ebrea. Ti odio” Quegli insulti quotidiani online. All’interno cita un rapporto dell’osservatorio antisemita e sostiene che la Segre riceva 200 insulti al giorno. Il rapporto esce due giorni dopo e dice una cosa diversa; i dati si riferiscono al 2018, non al 2019. Gli episodi di antisemitismo sono 197 all’anno, non 200 al giorno. “personaggi pubblici come Gad Lerner, Emanuele Fiano, Sandro Parenzo, Enrico Mentana e Liliana Segre sono spesso vittime di invettive antisemite, specie sui social”.

Antisemitismo in Italia nel 2018, pg.12 Leggetelo voi e fatevi un’idea, ma non si capisce perché debba prendere solo la Segre o come 197 all’anno siano diventati 200 al giorno.



Il punto, comunque, non è questo: è il risultato. Oggi pubblicare articoli di hatebaiting è la norma. Basta pubblicare belle donne, gente ricca e/o famosa, immigrati, ebrei, perché sotto appaiano due o tre commenti ripugnanti. Sulla pagina Facebook della testata i numeri si possono tranquillamente quintuplicare. Purtroppo o per fortuna per il mio fegato, Facebook non consente la ricerca interna con le parole chiave, ma sul sito dell’osservatorio si possono consultare alcuni campioni.

Il motivo per cui questo accade di più sui social e non nei siti d’informazione è da un lato la rapidità – su Facebook sei già loggato, non devi compilare campi e inserire password – e dall’altro la solidarietà della folla. Succede con qualsiasi argomento; uno legge il titolo di una notizia e non va a leggere l’articolo, bensì i commenti. Appena trova un commento che gli piace, lo replica a modo suo.

Quello dopo farà lo stesso, raddoppiando il carico per attirare l’attenzione. È impossibile decidere se il proliferare di deiezioni digitali sia competenza più della DIGOS o del reparto di psichiatria, ma di sicuro sta avendo delle conseguenze concrete. La scorta è stata data a Liliana Segre e non a Gad Lerner, a Parenzo, a Mentana o Fiano; eppure la nostra Liliana nazionale non era presa più di mira di Gad Lerner.

È stata insomma una decisione emotiva costruita su un articolo emotivo scritto sulla base di commenti emotivi concepiti da scimmie emotive che ora sono ancora più emotive, sono ancora più determinate nella loro crociata farneticante, che non è l’antisemitismo o il razzismo: è l’ego.

Non cambia molto, nel breve termine Prima dell’articolo Liliana Segre non riceveva 200 insulti e non aveva bisogno di scorta, adesso è finita alla ribalta e non solo li riceve eccome, è pure diventata un bersaglio per tutti quegli animali analfabeto-psicotici che se sentono profumo di cinepresa non esitano a fare le cose più turpi e immonde col sorrisetto ebete.

Si potrebbe dire che è procurato allarme, ma ripeto, non è questo il punto. Più passa il tempo, più vedo succedere questa roba, più mi convinco che la rabbia digitale trova radici nell’anonimato, non nella convinzione politica. Nel fatto che i loro autori sono persone frustrate dalla sensazione d’irrilevanza che hanno come unica valvola di sfogo un sacchettino di pietre da tirare a chi vedono come rilevante, ebrei o immigrati, destra o sinistra.

Lo so che è difficile da far capire a chi crede nell’immagine e non nella sostanza, per cui un nazista appena si mette un corno in testa e le ali sulla schiena è un unicorno. Ma sotto la parvenza di politica oggi si cela il nemico più sottovalutato e che per questo sta prendendo piede: la solitudine e la mancanza di un confronto coi nostri simili. Ci fa sentire invisibili, ci aliena e alla fine ci fa finire davanti a un giudice che legge i nostri commenti e noi balbettiamo di non sapere cosa ci è preso.

E per la cronaca, questo dovrebbe valere anche per chi scrive articoli senza pensare alle conseguenze che avranno sulle persone, esponendole a rischi che prima di reinterpretare a la pénis du chien un report non correvano, e forse non avevano nemmeno bisogno di una scorta.