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 2019  novembre 10 Domenica calendario

Tallone, l’editore che fa i libri come nel Medioevo

C’è un luogo, vicino a Torino, dove il tempo resta fuori dal cancello. A scandire il ritmo della giornata è la danza delle mani sui fogli bianchi che lettera dopo lettera, riga dopo riga, si riempiono e diventano libri meravigliosi. Siamo in via Diaz, ad Alpignano, ed entrare nella stamperia Tallone, la più antica d’Europa, è un viaggio nella storia di una famiglia dove l’amore per la pittura incontra quello per la lettura e sfocia nell’arte tipografica, nella capacità di realizzare libri che sono capolavori composti a mano. Pochi titoli l’anno – massimo sei – e tutte copie numerate, spesso uniche, rilegate grazie all’arte sapiente di Graziella, la sola dipendente in un’azienda che è familiare. I tre figli di Enrico e Maria Rosa, Lorenzo, Eleonora ed Elisa, custodiscono orgogliosi il loro pezzo di mondo antico che scorre lento ed è fatto di cura estrema e grande fatica in un’epoca in cui tutto corre veloce, si consuma in fretta e sempre distrattamente. Tra ebook e libri che si scaricano con un clic, il loro atelier è uno scrigno magico dove centinaia di cassetti in legno custodiscono tutto l’alfabeto, lettere maiuscole e minuscole, punti esclamativi e di domanda, virgole, due punti, caporali, asterischi. Tondi, corsivi, gotici… VIAGGIO TRA LE CIVILTÀ Aprire uno dopo l’altro i tanti cassetti della stamperia è un’incursione nel mondo di Gutenberg ed è come navigare tra le civiltà passate: si materializzano caratteri greci e aramaici, copti ed etiopi, gregoriani e tutti quelli europei. Poi ci sono gli inchiostri, tanti, molti neri. Perché la gradazione va scelta a seconda dell’autore e del testo da stampare: il tono dell’inchiostro e il tono della prosa o dei versi debbono essere in armonia e danzare allo stesso ritmo sulla pagina. «I migliori inchiostri sono quelli tedeschi, di un nero straordinario, profondo e solenne», spiega Enrico. Tutto comincia dal rito della scelta della carta, da quella leggera, quasi impalpabile, del maestro giapponese Toshiharu Kano a quella di Pescia, in Toscana, dove le acque del fiume piene di calcio rendono i fogli belli sia alla vista sia al tatto. Da Alpignano sono usciti capolavori come il Canzoniere del Petrarca del 2004 stampato tutto in corsivo con una nota di Gianfranco Contini e Carlo Ossola: per realizzarlo ci vollero più di quattro anni. Nei giorni scorsi Tallone ha presentato all’Ambrosiana di Milano l’edizione composta a mano e numerata in 188 esemplari del volume Leonardo da Vinci, la lettera a Ludovico il Moro, a cura di Marco Navoni. La storia della famiglia comincia con il bergamasco Alberto, classe 1898, figlio del pittore Cesare Tallone e della poetessa e pittrice Eleonora Tango. È un libraio antiquario che decide di seguire i consigli degli amici poeti Sibilla Aleramo e Dino Campana e si trasferisce a Parigi dove apprende il mestiere di tipografo dal grande Maurice Delantière, attivo già dalla Rivoluzione francese e conosciuto in tutto il mondo come l’editore che per primo pubblicò l’Ulisse di James Joyce. Nel 1938 Alberto rileva i torchi e la tipografia francese fondando la sua casa editrice. Dopo vent’anni decide di tornare in Italia trasferendo qui, nella casa di campagna fuori Torino, le migliaia di caratteri tipografici in un viaggio lunghissimo che oggi la nipote Elisa, sgranando i suoi grandi occhi verdi, definisce «mitologico». Alberto realizza così il sogno di una bottega rinascimentale: la sua casa editrice è frequentata da scrittori come Neruda e Pavese e diventa un centro culturale dove nascono idee e si stampano libri seguendo la strada più lunga e in salita. Va controcorrente, in un’anacronistica ostinazione ad usare le mani. Mentre dagli Stati Uniti all’Europa erano tutti ubriachi di macchine e sedotti dalla produzione in serie, Alberto guarda a Manuzio e Bodoni. Di quest’ultimo si sente il successore e condivide la sua idea dei caratteri come sculture. Crea il “Tallone” durante un soggiorno prima sull’isola di San Giulio, sul Lago d’Orta, e poi nella palladiana villa Barbaro a Maser, nel trevigiano. Ha in mente la purezza e l’eleganza essenziale del mondo neoclassico, inventa le lettere una dopo l’altro ma la “effe” proprio non riesce a concepirla. Un giorno, tornato a Parigi, si siede ad un bistrot ed ecco che la “f” gli piove in testa come un fulmine. Alberto traccia il segno su un tovagliolo di carta. Dal 2016 il carattere Tallone inciso su punzoni da Charles Malin è immortalato in un monumento permanente all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. il futuro Quando Alberto muore, nel 1968, i due figli sono troppo giovani per l’azienda di famiglia, Aldo ha 17 anni, Enrico solo 15. Ma diciotto anni di matrimonio sono bastati alla moglie Bianca per imparare i segreti della tipografia. E va avanti resistendo alle proposte d’acquisto che arrivano da tutto il mondo. Gli amici di sempre le danno una mano, primo fra tutti Pablo Neruda che offre tre titoli in esclusiva. Giuseppe Saragat la invita al Quirinale e le dice di farsi viva se ne avesse bisogno. Bianca non chiama. L’azienda resiste. Oggi ad Alpignano restano Enrico, la moglie e i tre figli che continuano a lavorare come ai tempi di Gutenberg, convinti che dove c’è bellezza c’è contenuto e, quindi, civiltà. «L’unica concessione alla modernità è il sito internet www.talloneeditoreshop.com, dove è possibile consultare il nostro catalogo online», ci spiega Elisa. Per il resto ad Alpignano non è cambiato nulla dal giorno in cui Alberto arrivò da Parigi con tutto il suo carico di caratteri tipografici e il sogno di pubblicare libri che somigliassero ad opere d’arte. Fatti a mano, con un’ attenzione certosina e lentamente, senza curarsi delle lancette che si inseguono sull’orologio.