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 2019  novembre 10 Domenica calendario

Sinner ha vinto le Next Gen Finals

Rileggere la storia fa sempre bene, anche nel tennis. Qui diciotto anni fa ci fu la rivelazione della leggenda, nel febbraio 2001 Roger Federer conquistò il suo primo dei 103 titoli Atp in carriera. Ora, il Palalido, dopo anni di chiusura, di fallimenti e di burocrazia è tornato a livelli degni della sua storia ma è cambiato totalmente. Eppure qualche particella di talento deve esser rimasta in circolazione. Perché qui, nel cielo sopra Milano, ha incominciato a brillare una stella. È Jannik Sinner. È entrato in tabellone grazie a un invito, se ne esce da trionfatore. Ha infiammato il Palalido, ora Allianz Cloud, è lui che ha contribuito a stabilire il record di spettatori, oltre trentamila. E ha battezzato questo suo ingresso nel gotha del tennis superando 4-2, 4-1, 4-2 Alex De Minaur, il numero 18 al mondo, il grande favorito che un anno fa aveva perso in finale con Tsitsipas. Ecco, un anno fa di questi tempi Sinner era oltre il numero settecento. Quanta ne ha fatta, di strada. «È stata la settimana più bella della mia vita, incredibile. Grazie al pubblico, è stato clamoroso» ha detto subito dopo aver abbracciato il suo team, la famiglia Piatti, gli amici, il fratello. L’anno d’oro del tennis italiano continua. «Sono senza parole».
L’ultimo a vincere a Milano le Next Gen Finals era stato Tsitsipas. Che adesso è n.6 al mondo e da oggi giocherà a Londra le finali assolute. Un bel precedente. Bene, molto bene se non fosse per la tendenza tipicamente italica di gridare al fuoriclasse ancora prima del tempo. «Voglio diventare n.1 ma so che di strada ne devo fare ancora parecchia» ha ribadito. Tanto da non pensare alla chiamata in Coppa Davis la prossima settimana a Madrid. «Sono sincero, voglio continuare a lavorare, per me è stata una stagione difficile e entusiasmante, è meglio che con il mio team continui a migliorarmi». Nessuno alla sua età è forte come lui, la sua impronta rimarrà sicuramente nella storia del tennis ma il confine tra il numero uno, dieci o trenta del mondo non è così fine e le variabili sono infinite. Certo è che ha il tempo dalla sua parte e uno staff garanzia, Riccardo Piatti alla guida, papà tennistico di tanti top player, e Andrea Volpini, Cristian Brandi, Massimo Sartori, Dalibor Sirola.
Il suo braccio viaggia già ad altissima velocità, i suoi piedi si muovono con una rapidità sorprendente, le gambe, ancora sottili, sono sempre in piegamento, retaggio di un’infanzia passata sulla neve. Le chiavi per la vittoria finale sono stati il servizio e il dritto. Con il primo si è aperto il campo quando non addirittura tirava vincenti. Con il secondo, come un pugile, ha doppiato mandando sempre De Minaur a rincorrere. Il dritto dal centro a uscire è stato devastante, battere in solo un’ora e quattro minuti il n.18 al mondo si spiega solo così, con la voglia di tirare vincenti e non staccarsi mai dalla riga di fondo.
La partita, dunque. Una palla break a testa nei primi due giochi, poi equilibrio con il servizio a dominare fino al sesto gioco. Un dritto lungolinea, una demivoleè doppiata da una volè vince nte e un rovescio in cross per il break a zero di Sinner che è valso il 4-2. Nel secondo ha salvato tre palle break in avvio sempre con il solito schema, botta di servizio e, quando non bastava, botta di diritto. E subito ha lasciato fermo De Minaur conquistando l’allungo decisivo per chiudere 4-1.
Nell’ultimo set il break è arrivato al terzo gioco e stavolta con un rovescio lungolinea. E via verso il 4-2 definitivo. Poi braccia al cielo e godersi il primo passo nella storia. Da qui sono passati in due anni Medvedev, Khachanov, Shapovalov. Sperare è lecito. «Ma io devo pensare a crescere». Da mercoledì sarà in campo a Ortisei, un challenger a due passi da casa. Anche da qui passa la gloria futura.